LOCRI È accusata di aver aggredito fisicamente e verbalmente i bambini di una scuola primaria, a cui si rivolgeva chiamandoli «stupidi e maiali». Si sta celebrando a Locri il processo alla maestra che a Palizzi, in provincia di Reggio Calabria, nel 2019 finì al centro di un’indagine che partì dalle denunce presentate dai genitori di alcuni bambini. I piccoli, tornati a casa da scuola, spesso raccontavano di schiaffi, calci e spinte, ricevuti ingiustificatamente dalla maestra durante le sue ore di lezione. Telecamere nascoste in classe hanno poi confermato episodi di violenza fisica e percosse, nonché violenza psicologica e verbale. La maestra, infatti, spesso si rivolgeva ai i propri alunni chiamandoli «stupidi e maiali». Il provvedimento di sospensione dalla scuola per 12 mesi fu eseguito nel 2019 dal comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria che notificò alla maestra l’ordinanza emessa del gip del Tribunale di Locri su richiesta della locale Procura, ma Enza Lucia Donata Cavallaro fu riammessa in servizio dalla Corte di Cassazione che nel 2020 annullò senza rinvio la misura interdittiva della sospensione.
Si è conclusa, nel corso dell’ultima udienza del processo presso il tribunale di Locri – l’escussione dei testi delle parti civili in difesa degli alunni, assistite dagli avvocati Maria Domenica Vazzana e Adele Pedà. Testimonianze che hanno cristallizzato il trauma subito dai bambini e dalle loro famiglie, racconti dai quali è emerso il disagio provato dai genitori dei piccoli che hanno raccontato dell’incubo vissuto durante le lezioni con la donna. «Paura e disagio» provato dai bambini che si rifiutavano di tornare a scuola. Alcuni, – come emerso dalle indagini – spaventati e umiliati, si fingevano malati o chiedevano esplicitamente ai genitori di non andare a scuola proprio nei giorni in cui l’insegnante era presente. Da qui la richiesta di intervento della Procura e le indagini.
Gli avvocati Maria Domenica Vazzana e Adele Pedà ritengono che «le prove fin qui emerse siano granitiche», e confidano che «presto sia fatta giustizia verso queste piccole incolpevoli vittime, e che le famiglie coinvolte possono dimenticare questa triste storia. Nessun tipo di violenza o comportamento antigiuridico può essere tollerato in contesti educativi, La scuola è il primo approccio con la società, ed ogni suo componente deve incarnare i valori più profondi del vivere civile e democratico, quali cultura, umanità, educazione e rispetto dell’altro. La violenza, sotto ogni sua forma, non può trovare alcuno spazio o giustificazione all’interno di alcun ambiente, a maggior ragione trattasi di ambiente educativo quale scuola primaria».
Il processo è stato rinviato al 30 novembre, data fissata per l’esame dell’imputata. La maestra, che ancora non ha confermato la sua presenza, avrà tempo fino a quella data per decidere se rendere l’esame e sottoporsi anche al controesame delle parti civili che da anni attendono delle risposte. (redazione@corrierecal.it)
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