Cultura Contro Camorra, da Bruxelles una rete europea contro le mafie
Tra i progetti una bottega solidale con decide di prodotti calabresi e turismo sui beni confiscati. «Vicini a chi lotta contro la malavita»

BRUXELLES Una rete europea contro le mafie. È l’idea di Cultura Contro Camorra, un’associazione nata a Bruxelles nel 2012, nel cuore politico e istituzionale dell’Unione. Una risposta alla globalizzazione della criminalità organizzata, che da decenni ha ormai oltrepassato i confini italiani alla conquista delle piazze estere. Lo sanno bene i ragazzi e le ragazze che dieci anni fa, proprio l’8 novembre, hanno deciso di fondare Ccc, con la convinzione che, per contrastare le mafie, la reazione deve essere comunitaria. Così sono stati portati avanti vari progetti, finalizzati per lo più al sostegno degli operatori sociali che sui territori, come la Calabria, lottano contro la malavita.
Esportare l’antimafia
La legge Rognoni-La Torre sulla sequestra dei beni confiscati e quella successiva sul riutilizzo per finalità sociali, spiegano nel manifesto, è «una “best practice italiana che dovrebbe essere diffusa in tutta l’Unione». «Le mafie – scrivono – non solo intraprendono attività di commercio internazionale illegale o di riciclaggio dei soldi, ma, negli ultimi decenni, si sono perfettamente inserite nei contesti politici ed economici di molti stati membri dell’Unione Europea». Ccc nasce con il doppio intento di sostenere i gestori e le cooperative affidatarie dei beni confiscati in Italia e di promuovere la cultura dell’antimafia in Europa. I militanti, spiega Nando Dalla Chiesa sul Fatto Quotidiano, sono un insieme di età diverse. La più giovane, Sara, ha 23 anni, mentre il più grande, Franco Ianniello, vanta una carriera nella Commissione europea e nell’associazionismo. La loro bottega virtuale conta centinaia di prodotti, molti calabresi, con l’impegno di mantenere i prezzi vicini ai costi originali. «Ci aggiungiamo soltanto – spiegano al Fatto – l’assicurazione di viaggio e le spese di promozione».
Un sostegno alle cooperative sociali
A tal fine è nato il gruppo d’acquisto GSA Vi45, formato da circa 200 persone. Nell’ultimo triennio, spiegano al Fatto, sono riusciti a vendere «circa 10 mila pezzi». Nella bottega di Ccc diversi i prodotti calabresi in vendita: dalla birra al bergamotto ai vini grecanici, dal peperoncino d San Ferdinando all’olio dell’azienda dei familiari di Maria Chindamo (parte del consorzio Macramè). L’obiettivo, spiega il manifesto, non è solo quello del sostegno economico, ma anche di «far capire ai cittadini, specialmente ai giovani, che un’altra cultura, diversa da quella mafiosa, è possibile».
Turismo verso beni confiscati
Un altro progetto prevede, invece, pacchetti turistici per l’Italia, soprattutto per quei territori nei quali la presenza della criminalità è stata più forte. Un’immersione totale nei contesti in cui le mafie sono nate e cresciute, fino a invadere, ormai, tutto il continente. Ma anche un modo per «scoprire tesori culturali e paesaggistici unici, fuori dai circuiti abituali del turismo di massa» e per «creare legami stabili tra chi resta e lotta, chi è partito o chi di questi territori ne ha solo sentito parlare ma vuole rafforzare le proprie radici culturali». «Proponiamo questi tour – spiegano sul sito – per stare a fianco di chi lotta per riappropriarsi delle proprie terre, delle proprie tradizioni, dei propri valori, e per trasmetterli anche a chi, a causa di questi fenomeni criminosi, è stato obbligato a partire».