CROTONE Tentati omicidi, un agguato mortale e l’interesse per alcuni appalti. Sono molteplici le accuse mosse dai carabinieri della compagnia di Petilia Policastro e dal personale della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica di Catanzaro che hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere, nei confronti di 3 persone, tra i quali il reggente del sodalizio ‘ndranghetistico, attivo a Roccabernarda e nei Comuni limitrofi. Si tratta di Antonio Santo Bagnato, Gianfranco Bagnato, Antonio Lonetto. Tra le accuse contestate anche un fatto di sangue: l’omicidio di Rocco Castiglione: eseguito il 31 maggio 2014. Il delitto è stato compiuto con l’utilizzo di tre fucili con matricola abrasa. «La Corte di Assise di Catanzaro ha riconosciuto la colpevolezza di Antonio Bagnato quale mandante mentre tra gli esecutori figura, tra gli altri, Domenico Iaquinta (oggi collaboratore di giustizia). Nelle prime dichiarazioni rilasciate, il pentito ripercorre l’omicidio di Rocco Castiglione. «Devo precisare che Bagnato ci raccomandò di non fare nulla nel caso in cui ci fossero in macchina donne e bambini». Secondo la versione di Iaquinta, un complice tale “Tommy Tommy” «vedendo che Rocco non era da solo ma in compagnia del fratello non effettuava lo squillo ai complici ed andava via, pensando che ormai l’agguato fosse saltato».
La dinamica omicidiaria descritta da Iaquinta coinvolge “Tommy Tommy“, lo stesso ha avuto modo di riferire agli investigatori il proprio ruolo nel tentato omicidio. «Avevo partecipato ad una riunione, alla quale erano presenti Antonio Bagnato, Domenico Iaquinta» e altre persone. Questa riunione si tenne presso la casa di Bagnato, «ero lontano da loro e poi seppi da Iaquinta che Antonio Bagnato voleva dare una lezione a Rocco Castiglione, poiché era in contrapposizione con lui. E’ vero che ho attivato due schede telefoniche utili a compiere l’omicidio». Tornando alla riunione, «contrariamente a quanto detto prima Bagnato mi fece presenziare, ed in quella occasione conobbi le sue intenzioni, in particolare che Rocco Castiglione doveva essere freddato». Il racconto va avanti. «Solo lui doveva essere attinto e che, nel caso di arresto di Bagnato, era necessario uccidere anche lo zio di Rocco, questo perché erano i personaggi più autorevoli della cosca». Gli esecutori del delitto, come ricostruito dagli investigatori, «procedevano comunque a realizzare l’agguato» e nel corso del quale «oltre ad uccidere Rocco Castiglione, ferivano anche il fratello della vittima che era a bordo della stessa auto». (f.b.)
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