CROTONE Se non vengono individuate le discariche dove poter conferire i veleni presenti nelle “colline” fronte mare di Crotone non sarà possibile avviare l’attività prevista dal Piano operativo bonifica fase 2 (Pob fase 2). Sinora è stato realizzato solo il Pof fase 1 (costruzione della barriera di contenimento delle acque a mare e abbattimento delle strutture dell’ex Enichem ed ex Pertusola sud). E’ stato chiaro l’amministratore delegato di Eni Rewind, Paolo Grossi (in foto con Emilio Errigo), nel fare il punto sulla situazione che si vive nella città pitagorica. Prima di iniziare a scavare, quindi, occorre individuare due discariche per ogni tipologia di rifiuti presenti a Crotone. Occorre avere la certezza che una volta iniziato a scavare vi sia la disponibilità di impianti per il conferimento. Grossi ha illustrato il progetto dell’Eni, nel primo pomeriggio di oggi, aprendo i lavori di una iniziativa voluta dal commissario straordinario per gli interventi di bonifica nel sito di interesse nazionale di Crotone – Cassano – Cerchiara, Emilio Errigo. L’iniziativa si è tenuta nel padiglione officina dell’ex Pertusola sud alla presenza di esponenti della politica locale e regionale, dei massimi dirigenti degli enti regionali che si occupano di ambiente, di imprenditori, della stampa e di semplici cittadini. A margine dell’iniziativa Errigo ha spiegato le ragioni della presenza di tanta gente: «Ho voluto che i cittadini di Crotone sentissero con le loro orecchie quello che ci diciamo con l’Eni sulla vicenda della bonifica negli incontri ufficiali». Come ha sottolineato il commissario straordinario è la prima volta che l’Eni spiega in pubblico come intende procedere. Grossi ha fatto una relazione dettagliata sullo stato dell’arte, partendo dalla quantità e qualità dei rifiuti stipati nelle due sezioni della discarica a mare (Farina-Trappeto e Armeria). Due colline di dieci ettari che contengono un milione di tonnellate di rifiuti di diverso genere e natura. A parere dell’Ad di Eni Rewind non è detto che l’intero ammontare dei rifiuti (un milione di tonnellate) siano contaminati, ma tutti hanno bisogno di una discarica. La priorità è iniziare a scavare e procedere con le analisi dei materiali. In ogni caso tutto quello che è presente nelle due sezioni va smaltito in maniera corretta. Ai rifiuti delle discariche a mare vanno aggiunti quelli presenti in altri dieci ettari interne (ex aziende). Le caratteristiche dei materiali e la loro pericolosità sarà stabilita “lotto per lotto” dopo che sarà possibile iniziare l’esame dei materiali. «Sarà la sua classificazione a stabilire come smaltirli e trattarli». Un’idea di quello che c’è nelle discariche, l’Eni Rewind ce l’ha già: pensa che l’80% dei materiali dovranno essere smaltiti in discarica e il resto in “spazi interni”. L’altro dato certo è che poco più della metà dei veleni presenti nelle discariche a mare (536.000 tonnellate) sono pericolosi e devono essere smaltite in impianti autorizzati. Il problema è rappresentato dal fatto che non ci sono tante discariche in Italia dove conferire questi 536.000 tonnellate di rifiuti considerati pericolosi. Gli impianti sono in tutto due: la Sovreco (Columbra) a Crotone che ha una capacità residua di 700.000 tonnellate e l’altra si trova a Torino che ha una capacità residua di 200.000 tonnellate. La capacità di conferimento diminuisce con il passare dei giorni ecco perché occorre fare presto e prendere una decisione, perché le regioni italiane non autorizzano la costruzione di nuovi impianti. Le altre 500.000 tonnellate di rifiuti non sono considerati pericolosi, ma vanno in ogni caso smaltiti correttamente e la capacità attuale in Italia è di 30 milioni di tonnellate. C’è più disponibilità, ma l’attività da mettere in campo è altrettanto complessa. Non si può pensare il trasporto all’estero perché la normativa europea impedisce il trasporto fuori dal proprio stato se ci sono discariche nel paese di appartenenza. Il trasporto all’estero «è impossibile da gestire».
La conferenza dei servizi attuativa dell’ottobre del 2019 ha confermato le disposizioni contenute nel Paur, che stabilisce che quel milione di tonnellate dei rifiuti debbano essere smaltiti al di fuori del territorio della Calabria. Nel marzo del 2020 il progetto di bonifica ha recepito queste indicazioni. Nel 2021 le analisi approfondite hanno rilevato che i rifiuti contenenti tenorm sono circa 100.000 tonnellate e non 10.000 come era stato ipotizzato in precedenza. Il tenorm con matrice di amianto nemmeno la discarica di Crotone può accogliere. E’ questa la ragione che ha spinto Eni Rewind a proporre di costruire una discarica di scopo all’interno dell’ex Pertusola sud. La proposta comunque è stata bocciata. Attualmente c’è questa situazione: il 35% dei rifiuti possono essere conferiti solo nelle due discariche esistenti (Crotone o Torino); il 5% rifiuti con tenorm può essere smaltito solo a Crotone e l’11% rifiuti con Tenorm e amianto insieme. Quest’ultima tipologia non può essere smaltita nemmeno a Sovreco.
Per lo smaltimento dei rifiuti che contengono Tenorm e amianto (11%) bisogna pensare ad una discarica di scopo da realizzare a Crotone. «Non essendoci nessuna discarica presente in Italia – ha detto Grossi – non possiamo iniziare a scavare». Se non si sa dove portarli non si può iniziare a scavare. La seconda ipotesi propone la realizzazione di discarica con il doppio della capacità nel territorio regionale a spese del colosso energetico. In caso si accettasse questa soluzione l’Eni utilizzerebbe giusto lo spazio per ultimare la bonifica e il resto dell’impianto verrebbe regalato alla Regione. La terza ipotesi prevede di lasciare i rifiuti più pericolosi dove sono, realizzando un intervento di messa in sicurezza ad alto livello.
Il commissario per la bonifica è stato categorico: «Crotone non può essere abbandonata in questa situazione di vergogna per altri 20 anni. Le mie idee sono risolutive e penso che ce la possiamo fare con o senza il consenso di Eni; se Eni ci vorrà venire incontro lo facciamo con Eni se, invece, non vorrà venirci incontro lo faremo in danno con il concorso delle forze armate».
Crotone ha perso 17 anni a partire dal 2006 rincorrendo il progetto di piantare alberelli e sottovalutando il problema della presenza delle ferriti di zinco. Il vero problema è la mancanza di discariche. In Italia ci sono 60 siti inquinati e mancano gli impianti dove conferire i rifiuti. Nel suo intervento Voce ha evidenziato un paradosso sottolineato da Grossi che riguarda la discarica di Columbra, dove arrivano i rifiuti pericolosi da tutta Italia e non vengono smaltiti quelli presenti a Crotone. Il paradosso è rappresentato dal fatto che la discarica di Crotone viene riempita con rifiuti provenienti da altri territori e l’intervento per bonificare i siti inquinati della città non possono essere effettuati perché non è stata ancora individuata la discarica per conferirli. L’iniziativa si è conclusa con una “visita guidata” all’interno della struttura dell’ex Pertusola sud, dove sono stati costruiti 48 “vasche” da utilizzare per gli esami dei rifiuti con una passeggiata sulla discarica di Farina-Trappeto.
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