Continua a far discutere la decisione dell’Ufficio centrale interforze per la Sicurezza personale del dipartimento della Pubblica sicurezza di revocare la tutela personale per il gip di Roma, Emanuela Attura, a cui era stata assegnata in seguito alle minacce rivolte a lei da Raffaele Casamonica. Ma non solo. Attura, infatti, è stata impegnata in importanti inchieste antimafia come, ad esempio, la presenza della ‘ndrangheta nel Viterbese. Da ieri, infatti, il magistrato non ha più la scorta.
«Chiediamo anche noi al ministro Piantedosi di occuparsi subito del caso della revoca della tutela e della scorta alla magistrata Emanuela Attura. Mi associo alle parole e ai contenuti dell’interrogazione opportunamente presentata al ministro Piantedosi dai deputati Serracchiani, Orlando e Lai. Anche la Presidente della Commissione Antimafia dovrebbe intervenire. I motivi della revoca della scorta non sono chiari e se non adeguatamente motivati, occorre ripristinarla immediatamente». Lo ha detto il senatore Walter Verini, capogruppo del Pd nella Commissione Antimafia.
«Spero che la revoca della scorta alla collega Attura, destinataria di gravi minacce dalla criminalità organizzata, sia stata ben meditata». Lo ha detto, invece, Giovanni Zaccaro, segretario di Area, l’associazione delle toghe progressiste Area, commentando la decisione di togliere la tutela personale alla Gip Emanuela Attura. «Sarà sicuramente un caso – sottolinea con ironia all’ANSA – che di recente abbia disposto la imputazione coatta di un componente del governo». Il magistrato, oltre a processi di Dda in passato si occupata di diversi casi tra cui la strage di Fidene, commessa da Claudio Campiti. Nel luglio scorso il gip ha disposto l’imputazione coatta per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, nei confronti del quale la Procura aveva sollecitato l’archiviazione nell’ambito del procedimento aperto sulla fuga di notizie sul caso Cospito.
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