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processo “Reset”

La «lunga militanza» di Antonio Abruzzese nella Confederazione della mala cosentina

Il pm Vito Valerio tratteggia il profilo di “Strusciatappine”, inserito nella compagine degli “Zingari”

Pubblicato il: 25/11/2023 – 19:00
La «lunga militanza» di Antonio Abruzzese nella Confederazione della mala cosentina

COSENZA Due processi celebrati in due diverse aule bunker. Dall’inchiesta “Reset“, coordinata dalla Dda di Catanzaro e volta a decapitare la ‘ndrangheta cosentina, si sono divise le strade di chi ha optato per il rito ordinario e chi invece ha deciso di sottoporsi a giudizio abbreviato. Mentre in aula bunker a Lamezia Terme, che nei giorni scorsi ha ospitato la lettura della sentenza del maxi processo “Rinascita Scott“, sono stati ascoltati i primi testimoni: il dirigente della Polizia di Stato Fabio Catalano (qui la notizia) e il colonnello dei carabinieri Raffaele Giovinazzo (qui la notizia); nell’aula bunker di Catanzaro si sta celebrando il procedimento con rito alternativo. Il pm della Dda, Vito Valerio, nella sua discussione ha cristallizzato la posizione di uno degli indagati: Antonio Abruzzese meglio conosciuto come “Strusciatappine”, «inquadrato nella Confederazione, con particolare riferimento alla compagine degli “Zingari” come organizzatore e promotore». Secondo l’accusa, nell’associazione si occupa di «interlocuzioni e interessi tra gli “Italiani” e gli “Zingari” e dei settori della droga e delle estorsioni».

L’attività estorsiva e il duplice omicidio Chiodo-Tucci

C’è un episodio citato dal pubblico ministero riferito ad una presunta attività estorsiva perpetrata da “Strusciatappine”. Che avrebbe effettuato «la chiamata minatoria indirizzata alla segretaria della società, alla quale aveva chiesto di parlare con il titolare di questa Srl, con l’invito inequivoco di mettersi a posto altrimenti sarebbe saltato in aria». L’episodio è datato 2 agosto del 2018.
Il 16 novembre dello stesso anno, Antonio Abruzzese «verrà attinto da custodia cautelare, che lo vede ancora detenuto, adesso condannato, per il duplice omicidio Chiodo-Tucci avvenuto nel 2000». Secondo l’accusa «questo elemento è importante perché ci fa capire da un lato la lunga militanza di Abruzzese Antonio nell’ambito della compagine degli Zingari e quindi nella Confederazione dai primi anni 2000, in cui si colloca strage di Via Popilia, il duplice omicidio Chiodo-Tucci, fino ad arrivare ai giorni nostri, in particolare fino a poco prima di essere arrestato nel 2018, con il compimento di attività estorsive». (f.b.)

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