REGGIO CALABRIA Il fondatore di Libera don Luigi Ciotti sul Corriere della Calabria aveva lanciato l’allarme sul rischio di infiltrazione mafiose nel progetto legato alla realizzazione del Ponte sullo Stretto (qui la notizia). «Il Ponte sullo Stretto unirà certamente due cosche», aveva sostenuto Ciotti. A lui il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini aveva risposto: «Un signore oltretutto in tonaca che ha detto che questo ponte più che unire due coste unirà due cosche. E’ di una volgarità, di un’ignoranza e di una superficialità senza confini». Sul tema, il fondatore di Libera non cambia idea e ribadisce quanto già sostenuto anche nel corso dell’ultima puntata di Report: «Io ho detto quello che penso perché non ci siano solo degli annunci, delle promesse, dei proclami sul Ponte. La Direzione investigativa antimafia, più volte, ha richiamato e segnalato l’attenzione che ci deve essere. C’è una minoranza non degna di rappresentare le nostre istituzioni», aggiunge Don Ciotti.
Del rischio infiltrazioni della criminalità organizzata nei lavori e negli appalti per la realizzazione della grande infrastruttura si era occupata anche la diplomazia Americana. Sempre ai microfoni di Report, è il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, ad annotare i possibili pericoli.
«Del ponte si discute da sempre anche in ambiti criminali, c’è il rischio che il Ponte non colleghi due coste, ma due cosche». Il magistrato, sotto scorta, si sofferma poi sul ruolo degli “invisibili“. «Tutta l’area del Messinese faceva capo a famiglie di ‘ndrangheta. Certamente gli appetiti ci saranno e non faranno capo ad un sodalizio territoriale ma a componenti di più alto livello». Lombardo aggiunge: «Stiamo parlando di soggetti che hanno il compito di comporre la direzione strategica». E poi la chiosa, «c’è un livello molto alto tra le componenti siciliane e calabresi, un livello in cui le due diventano una cosa unica». (redazione@corrierecal.it)
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