«Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili». La frase è contenuta negli appunti di Rosario Livatino, il giudice ucciso il 21 settembre di 33 anni fa e proclamato Beato proprio perché, con il sostegno di una fede profondissima, è stato un rigoroso interprete della funzione giudiziaria.
Livatino fu ucciso in un agguato simile a tanti altri nelle modalità di esecuzione ma diverso per le premesse e, soprattutto, per le conseguenze.
I sicari furono spinti all’azione criminale sulla base di un presupposto falso e che cioè Livatino favorisse una cosca avversaria, il testimone oculare scelse immediatamente di raccontare ciò che aveva visto pagandone un prezzo altissimo, la vittima di fronte al colpo di grazia non impreca ma evangelicamente interroga l’omicida, i sicari si pentono e qualcuno di loro chiede addirittura di testimoniare nel processo di beatificazione.
Indicato in modo del tutto inappropriato come il «giudice ragazzino», sulla base di una superficiale e poi ritrattata definizione dell’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, Livatino è invece un grande patrimonio del Paese.
L’acronimo “std” che sta per «Sub Tutela Dei», usato spessissimo da Livatino nei suoi appunti, da il titolo ad una mostra – promossa dal Meeting di Rimini ed ospitata in questi giorni negli spazi dell’università Magna Grecia di Catanzaro – che racconta la parabola umana e professionale di un giudice che in pochissimi anni è riuscito a scrivere una pagina indelebile di coerenza e rigore.
Una pagina non macchiata ma illuminata dal sangue di un martirio che oggi fa di Livatino un testimone autentico.
L’appuntamento di “Calabria dell’altro mondo”, il format in onda questa sera alle 21.00 su L’altro Corriere (Canale 75), è dedicato proprio alla mostra «sub tutela Dei» ed a Rosario Livatino, non un «ragazzino» ma un maturo e compiuto esempio che mostra a tutti e soprattutto ai giovani la forza di valori come l’onestà, il senso della famiglia, la dedizione al lavoro, il rispetto per gli altri quand’anche criminali.
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