«Basta, basta, basta. La misura non è colma, è stracolma. Anzi, la misura è, letteralmente, straripata. C’è, in rete, un video, che immortala, in una sala operatoria dell’Ospedale di Cosenza, immagini, terribilmente, terrificanti. Da Ospedale del Burundi. C’è una mosca che si poggia su un camice verde, probabilmente, quello, che indossa il chirurgo chino sul tavolo operatorio, sul quale è disteso, verosimilmente, il paziente sottoposto a intervento. C’è, verosimilmente, una infermiera, che si aggira nel reparto operatorio, indossando scarpe da ginnastica, sprovvista di ogni indumento sterile. Siamo al cospetto della più pura follia, della più esecranda oscenità. Di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di una mosca in sala operatoria. Ma ci si rende conto di che cosa stiamo parlando? Una mosca, in sala operatoria vuol dire che, quella sala operatoria, è una incubatrice di morte per setticemia. E, allora basta, basta, basta. E il video, fino a questo momento, – incredibile a dirsi e a credersi – non è stato smentito da nessuno. E, allora, delle due, l’una: o il Commissario ad acta della sanità per la regione Calabria, entro un’ora, con documenti alla mano, smentisce la veridicità di quel video o lo stesso Commissario, nello stesso termine perentorio di un’ora, deve dimettersi dalla carica e, contestualmente, deve destituire il Commissario dell’Azienda ospedaliera di Cosenza. La mosca, in sala operatoria, non ammette scusanti. E’ un fatto orripilante. Sul quale provare a stendere un vergognoso velo di omertoso silenzio. sarebbe, un atto di piratesca delinquenza politica. Anche perché, il Commissario ad acta può, certamente, permettersi il lusso di farsi curare, eventualmente, anche fuori dalla regione Calabria. Epperò ci siamo centinaia e centinaia di migliaia di cittadini calabresi che questo lusso, economicamente, non ce lo possiamo permettere. E, allora, queste centinaia e centinaia di migliaia di cittadini calabresi non possiamo essere trattati da carne da macello, aggrediti, in sala operatoria, dalla contaminazione letale delle mosche. Le mosche, giusto per intenderci e secondo il concorde e unanime orientamento della letteratura scientifica, acquisiscono, il loro microbioma dal materiale organico in decomposizione e dalle feci di cui si nutrono. Non c’è bisogno di ulteriore commento. Siamo allo schifo più totale. E, allora, sia ben chiaro: questa presa di posizione non resterà lettera morta. Se entro oggi non interverranno, con convincente esaustività, chiarimenti o determinazioni consequenziali, stasera inoltrerò al collega consigliere Giuseppe Ciacco, nella sua espressa qualità di Presidente della Commissione, la richiesta di convocare, in via d’urgenza, la Commissione consiliare alla sanità del Comune di Cosenza e, contestualmente, attiverò, altrettanto tempestivamente, le opportune procedure per convocare, sulla specifica questione, il Consiglio comunale della Città di Cosenza in seduta aperta. Sulle mosche in sala operatoria alzeremo le barricate, perché il Commissario ad acta per la sanità della regione Calabria non è il padrone della vita delle donne e degli uomini della Calabria e, ancora, più direttamente, non è il padrone della vita delle donne e degli uomini della Città e della provincia di Cosenza. Costui, con il suo portafoglio, faccia il padrone della sua vita, ma non si permetta il lusso di disporre della vita dei cittadini calabresi, esponendoli al rischio, serio e concreto, di morire, perché infettati dalle mosche in sala operatoria. Deve esserci un limite, anche, allo strafottente, cinismo!».
*Presidente del Consiglio comunale di Cosenza
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