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“Reset”, l’articolazione autonoma degli “Zingari” e la pax mafiosa

Il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro tratteggia, nella requisitoria, il profilo del presunto gruppo criminale confederato

Pubblicato il: 06/12/2023 – 8:11
di Fabio Benincasa
“Reset”, l’articolazione autonoma degli “Zingari” e la pax mafiosa

COSENZA «La famiglia dei Banana è confederata nell’ambito di un più ampio sodalizio mafioso». Lo dice il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Corrado Cubellotti nel corso della requisitoria nel processo con rito abbreviato scaturito dall’inchiesta denominata “Reset“, celebrato in aula bunker a Catanzaro. L’attenzione del pm è rivolta al gruppo degli “Zingari“, gli Abbruzzese conosciuti negli ambienti criminali come “Banana“. Nella «confederazione di ‘ndrangheta, associazione strutturata in termini federativi, il gruppo dei Banana, nella sua componente fortemente familistica costituisce un’articolazione autonoma». Sono due i dati rilevanti per l’accusa, «uno è rappresentato dalla promanazione e la loro legittimazione criminale, ovvero il collegamento che gli Abbruzzese di Cosenza hanno direttamente con il locale di Cassano» e il secondo riguarda l’ascesa del gruppo degli “Zingari” successiva alla cosiddetta pax mafiosa stipulata a seguito dell’omicidio di Luca Bruni. Secondo l’accusa, «una pax mafiosa che costituisce per certi versi la premessa e funge da preparazione del terreno (…) il rapporto fiduciario che si crea tra Porcaro Roberto e Luigi Abbruzzese».


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Il patto e la stretta di mano tra i due uomini gravitanti nell’orbita del crimine bruzio rappresenta, per chi indaga, «l’evoluzione» di quella pax mafiosa macchiata con il sangue del rampollo dei “Bella Bella” e «sulla cui base nasce la federazione, cioè quell’accordo tra la fazione italiana e la fazione zingara, che passa attraverso la costituzione di una bacinella comune e che ha caratterizzato tutta l’evoluzione dell’attività illecita sia sotto il profilo dello spaccio di sostanze stupefacenti, sia sotto il profilo del controllo del territorio e del condizionamento dell’economia locale». Un clan strutturato che vedrebbe in Luigi Abbruzzese alla «guida del gruppo criminale di famiglia, avendo mostrato delle maggiori capacità “strategiche”, diplomatiche nella gestione degli affari illeciti». Ma rispetto a chi? «Rispetto al fratello, Marco Abbruzzese, che pur avendo una dote di ‘ndrangheta maggiore, la Quarta o Santa, è considerato il braccio armato». Secondo l’accusa, invece, Antonio Abbruzzese, classe ’84, avrebbe assunto il ruolo «di contabile all’interno dell’attività di narcotraffico della famiglia».

I punti di contatto tra diversi esponenti dei clan

Il versamento degli stipendi, una delle finalità di quella bacinella «costituisce il vero trade union tra l’anima zingara e quella italiana, il momento di concretizzazione, la cassa comune in cui sono destinati a confluire tutti i proventi dell’attività illecita». Secondo chi indaga «c’era un continuo apporto collaborativo di confronto sulle dinamiche strategiche da assumere nella confederazione da parte sia di esponenti del clan degli italiani tra di loro, sia da esponenti del gruppo storico degli italiani con gli zingari».

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