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«Dal governo centrale commissari anche pittoreschi. Con me la politica non tocca palla»

L’intervento del presidente Occhiuto a “L’aria che tira”: «Manager non nominati con le interpartitiche. Con me lavora Petropulacos, comunista»

Pubblicato il: 12/12/2023 – 21:30
«Dal governo centrale commissari anche pittoreschi. Con me la politica non tocca palla»

LAMEZIA TERME «La Calabria oggi credo sia l’unica regione d’Italia dove i manager vengono nominati non perché si fanno interpartitiche». A dirlo il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ospite di “L’aria che tira”, il talk show politico condotto da David Parenzo su La7.

Il dibattito

Nella trasmissione si dedica un capitolo alla sanità, all’indomani della tragedia all’ospedale di Tivoli, con un focus sulla sanità calabrese: anzitutto un servizio da Vibo Valentia, con le immagini del cantiere del nuovo ospedale fermo, e poi un servizio sulle ambulanze usate acquistate da Areu dalla Regione. Sul primo Parenzo dichiara che purtroppo tante volte alla posa della prima pietra non segua null’altro, con Occhiuto che ricorda che nel caso specifico «non sono andato volutamente alla posa della prima pietra eppure sono stato l’ultimo commissario che finalmente ha avviato i lavori di costruzione», e poi evidenzia i passi avanti nella gestione a partire dall’accertamento del debito. Sul secondo Occhiuto specifica che «si è trattato di un acquisto dettato dall’urgenza perché quest’estate c’era un forte deficit». In studio ci sono tra gli altri la giornalista Valentina Petrini, Beatrice Lorenzin, del Pd, già ministro della Sanità in passato, e Licia Ronzulli, vicepresidente del senatore e big di Forza Italia. Petrini ricorda i diversi colori politici che si sono alternati alla guida della Regione «senza che le cose siano mai cambiate, e sostiene che «bisogna togliere alla politica la gestione della sanità». Ronzulli difende a spada tratta Occhiuto rilevando che «sta facendo la differenza nella gestione della sanità calabrese». Lorenzin sostiene che «è troppo facile accusare i commissari di governo, spesso è stato un alibi per i governi regionali per quello che non fanno loro e per dare la colpa al governo centrale», fermo restando che «i commissariamenti hanno fallito soprattutto nell’interpretazione data dal Mef».

L’intervento di Occhiuto  

Così replica Occhiuto: «Io sono persino d’accordo con la Petrini perché in molte regioni – io parlo della mia – non è che la politica locale abbia dato prova di grande serietà e responsabilità nel corso degli anni nel suo rapporto con la sanità. Devo dire però che negli ultimi 14 anni la sanità della Calabria è stata gestita dal governo nazionale e quello che dice la Lorenzini è solo parzialmente vero perché i commissari che hanno mandato a volte erano persino pittoreschi. Ce n’è uno – lo ricordate – che disse che si era perso il piano Covid durante il Covid, un generale dei carabinieri. E – rimarca ancora il presidente della Regione – c’è una sentenza della Corte Costituzionale che dice che a nulla serve il commissariamento della Calabria se poi al commissario non si danno poteri straordinari». Sul tema della politica in sanità, Occhiuto rivendica il fatto di aver proceduto alle nomine dei manager secondo il criterio del merito e della competenza e quindi osserva: «Quello che dice La Petrini è vero, tant’è che io così come ci metto la faccia oggi ci ho messo la faccia nel governo della sanità nella mia regione: io potevo scegliere di non essere commissario, potevo dire al governo “nominate un altro commissario e magari me la prenderò col commissario se le cose non vanno bene”. Ho scelto di farmi nominare commissario e appena nominato ho riunito la mia maggioranza, e ho detto “guardate siccome la storia della Regione è la seguente, cioè che vengono rieletti i consiglieri regionali ma si consumano i presidenti, io ho 5 possibilità su 100 di non consumarmi se affronto e risolvo qualche problema della Calabria quindi sappiate che per esempio sulla sanità non toccherete palla”. E la Calabria oggi credo sia l’unica regione d’Italia dove i manager vengono nominati non perché si fanno interpartitiche: con me lavora Licia Petropulacos che era il direttore generale dell’Emilia Romagna e della Sanità, una comunista, lo dico chiaramente, lavora l’ex direttore generale dello Spallanzani nominato a Zingaretti, lavora la dottoressa Di Furia che dirigeva la sanità della Marche, poi sostituita dal centrodestra. Come dicono i cinesi – conclude Occhiuto – non è importante di che colore sia il gatto, l’importante è che mangi i topi». (a. cant.)

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