COSENZA Roberto Porcaro ha paura di una perquisizione nella sua abitazione, l’ex pentito cosentino chiama la moglie e invita lei e i suoi figli a far sparire una somma di denaro custodita. «Silvia Guido sposta il denaro, circa 90mila euro, e trasferisce i soldi in un appartamento poco distante», racconta il luogotenente della Guardia di Finanza di Cosenza, Antonio Gigliotti, nel corso dell’ultima udienza del processo scaturito dall’inchiesta “Reset” e celebrato con rito ordinario dinanzi al Tribunale di Cosenza. Quella perquisizione a casa dell’ex reggente degli “Italiani” non avverrà mai, ma la preoccupazione mostrata denota un cerco attaccamento ai danari probabilmente accumulati grazie alle attività illecite commesse. Quella per il denaro è una vera ossessione per l’ex reggente del clan.
L’episodio citato in aula, riporta la mente al sequestro operato – poche settimane fa – a casa dell’ex cognato di Porcaro. Un controllo dei carabinieri di Cosenza che ha portato alla scoperta di un “tesoro” da poco meno di 400mila euro, nascosto nell’abitazione e che gli investigatori ritengono possa appartenere proprio a Roberto Porcaro. Sul caso indaga la procura di Cosenza, il fascicolo per il momento non è passato alla Dda, mentre il “custode” del trolley pieno di banconote di diverso taglio è stato denunciato con l’accusa di riciclaggio. Le indagini proseguono, servirà comprendere la provenienza dei danari. La pista più accreditata porta ad ipotizzare un accumulo di fondi distratti dalla “bacinella”, la cassa comune che i clan cosentini avrebbero deciso di istituire dopo la costituzione della Confederazione di ‘ndrangheta. Una pista ancora al vaglio degli inquirenti. (f.b.)
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