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Donata Bergamini: «Mi chiedo chi ancora continua a chinare il capo»

La sorella di Denis, calciatore morto nel 1989. «Grazie ai miei avvocati, 52 udienze, 52 viaggi da Ferrara a Cosenza. In pochi lo avrebbero fatto»

Pubblicato il: 11/01/2024 – 8:37
Donata Bergamini: «Mi chiedo chi ancora continua a chinare il capo»

COSENZA «Ho chiuso il 2023 in silenzio pensando al mio avvocato Fabio Anselmo: 52 udienze, 52 viaggi da Ferrara a Cosenza affiancato a volte dall’avvocato Alessandra Pisa, a volte dall’avvocato Silvia Galeone e a volte da entrambe. Sinceramente limitandomi solo alla distanza perché sulla sua professionalità non avevo dubbi, mi sono chiesta in quanti lo avrebbero fatto. Il 2024 processualmente è iniziato il 9 gennaio con un’udienza dove per la prima volta ho avuto la possibilità e il piacere di ascoltare il prof. Fineschi, la prof. Neri e il prof. Testi, tale è stata la chiarezza sulla conclusione con cui si sono espressi e mi sono chiesta chi ancora vuol fare “capochino”». Con queste parole Donata Bergamini ha manifestato sul suo profilo facebook il suo stato d’animo al termine della prima udienza del 2024 del processo sulla morte del fratello Denis, avvenuta il 18 novembre del 1989 a Roseto Capo Spulico. Dopo aver superato un problema di salute, dal marzo dello scorso anno non ha saltato una sola tappa del dibattimento in corso al tribunale di Cosenza. Nell’udienza di martedì 9 gennaio è stato dato spazio a un lungo confronto medico-legale tra i professori Francesco Maria Avato, Roberto Testi, Margherita Neri e Vittorio Fineschi. Soprattutto quest’ultimo (seduta alle sue spalle c’era proprio Donata Bergamini) si è reso protagonista di un intervento duro, quasi da avvocato di parte civile. Chiamato in causa dal pm Luca Primicerio insieme ai colleghi Testi e Neri, il professore di Medicina Legale alla “Sapienza” di Roma, già ascoltato nell’ottobre 2022 come testimone, ha ribadito la validità scientifica dell’esame della glicoforina effettuato dopo la riesumazione, nel 2017, del corpo di Donato Bergamini e che ha svelato nuovi particolari su quanto accaduto all’ex calciatore del Cosenza calcio il 18 novembre del 1989. Fineschi ha replicato punto su punto alle obiezioni espresse dal professore Francesco Maria Avato, il primo che nel gennaio del 1990 effettuò l’autopsia sul cadavere di Bergamini.
Secondo Avato, Bergamini sarebbe morto dopo essere stato sormontato dal camion di Raffaele Pisano, «è come se il ragazzo – ha detto – fosse stato sorpreso dal trauma. Il sormontamento ha causato il decesso. Ma il problema che mi sono posto in quel momento riguardava però le condizioni in cui si trovava la vittima quando è stato sormontato dal camion. A mio parere era già sdraiato a terra». Avato ha poi evidenziato i suoi dubbi sull’esame della glicoforina effettuato sul corpo di Bergamini dopo la riesumazione del 2017 e che, secondo Fineschi, Testi e Neri, ha rivelato che l’ex calciatore del Cosenza è stato ucciso, probabilmente soffocato. «Nel 1990 – ha detto il professore – le possibilità di usare strumenti analitici di questa natura non c’erano. Ma il problema delle lesioni vitali e non vitali è annoso. Il punto è capire se questi indicatori moderni possano determinare le variazioni. Ne basta una per cambiare tutto». Fineschi ha risposto ad Avato ricordando i suoi studi sulle tragedie dell’ “Heysel” in cui persero la vita, schiacciati dalla folla, numerosi tifosi della Juventus e sul terremoto di Amatrice. «La morte di Bergamini – ha ricordato Fineschi – non corrisponde come dice Avato a una compressione estrema. Lo stesso professore dice che sul corpo non c’erano petecchie, inoltre abbiamo anche un diaframma integro. Se si fosse verificato un sormontamento pesante e prolungato, avremmo trovato sul corpo numerose alterazioni di quel genere. Lo stesso professor Avato oggi ci dice che nel 1990 non aveva dati e strumenti adeguati e a lui stesso qualcosa non quadrava. La Corte deve tenere conto anche di questi fattori».
Sul «cuore vuoto» che «non pompava più» come evidenziato sempre da Avato, Fineschi ha sottolineato come «a cinquanta giorni dalla morte (l’autopsia di Avato venne effettuata nel gennaio del 1990, ndr), si possa perdere la componente liquida del sangue». Infine sulla glicoforina ha specificato che si tratta di «una proteina che si trova nel globulo rosso. Ci sono una miriade di casi giudiziari in Italia e in varie parti del mondo che oggi si risolvono grazie a questa proteina. Nel 2024 possiamo dire tranquillamente che le indagini effettuate sulla glicoforina sono affidabili, attendibili, convalidate dalla letteratura scientifica e forense». (fra.vel.)

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