COSENZA In alcuni momenti, l’udienza numero 53 del processo Bergamini – in corso al tribunale di Cosenza – è sembrata trasformarsi in una sorta di convegno medico in cui sono state messe a confronto due scuole di pensiero. Da una parte l’unico testimone di giornata, il professore Francesco Maria Avato che nel gennaio del 1990 effettuò l’autopsia sul cadavere dell’ex calciatore del Cosenza morto a Roseto Capo Spulico il 18 novembre del 1989, dall’altra i medici legali Roberto Testi, Vittorio Fineschi e Margherita Neri che, alla luce di una perizia effettuata nel 2017, sostengono che Bergamini fosse già morto prima di essere investito dal camion di Raffaele Pisano. Ma prima di arrivare all’inatteso confronto tra le due parti, l’attenzione è stata dedicata interamente all’escussione di Avato che ha risposto inizialmente alle domande dell’avvocato della difesa (a proposito, l’imputata Isabella Internò era assente in aula), Angelo Pugliese. «Confermo la perizia effettuata nel 1990 – ha chiarito subito Avato –. Il cadavere di Bergamini si presentava in condizioni ottime, perfette, didatticamente eccezionali. Le macchie emostatiche erano scarse, non c’erano lesioni sulle labbra, l’addome era sporco e presentava aree di fuoriuscite di visceri addominali. La breccia era di 25 centimetri di dimensione, il collo era indenne, così come la lingua, la laringe, i bronchi e l’esofago. L’interessamento delle lesioni era sulla parte sinistra, mentre non ho riscontrato lesioni emorragiche. I segni vitali della lesione all’addome erano molto scarsi per la forte perdita di sangue che poi è stata la causa del decesso».
Avato ha risposto alle domande rileggendo alcuni passaggi della relazione stilata nel 1990. «I polmoni di Bergamini – ha affermato – erano soffici, non era presente del sangue. Il fegato non aveva particolari compromissioni. L’arteria iliaca era interrotta, con la sua compromissione in pochi secondi è arrivata la morte. È come se il ragazzo fosse stato sorpreso dal trauma. Il sormontamento ha causato il decesso. Il problema che mi sono posto in quel momento riguardava però le condizioni in cui si trovava la vittima quando è stato sormontato dal camion. A mio parere – ha detto Avato – si trovava già a terra e la cosa è molto strana. Ecco perché inizialmente pensai di cercare nel corpo sostanze narcotizzanti ma la tecnica generica che ho utilizzato lo ha escluso». Pugliese è tornato sulla teoria della presunta sieropositività di Bergamini, possibilità non presa in considerazione da Avato: «Non c’era nulla che potesse lasciar supporre questa malattia».
Ma è con le domande rivolte al testimone dal pm Luca Primicerio che sono emersi alcuni particolari più interessanti sull’autopsia. «Fui incaricato dell’autopsia – ha ricordato Avato – senza ricevere altre informazioni. In pratica ho lavorato al buio, senza un verbale, delle foto, una ricostruzione dell’incidente. Svolsi l’esame nel cimitero di Boccaleone di Argenta (Ferrara, ndr), faceva freddo e le condizioni non erano proprio ideali. Non fu fatto alcun esame radiologico, così come non ci furono prelievi istologici. Una volta depositata la relazione finale, non ho più avuto alcun contatto con i magistrati. Oggi – ha affermato il professore Avato – è la prima volta che ho il piacere di essere ascoltato».
L’avvocato di parte civile Fabio Anselmo ha chiesto se la lesione basso addominale sul corpo di Bergamini fosse focale. «Ho scritto mono focale – ha replicato il testimone leggendo la sua relazione – intendevo dire che era specifica e unica. Guardando le lesioni – ha continuato Avato – si andava a finire al sormontamento, ma non mi spiegavo la breccia». Alessandra Pisa, legale della famiglia Bergamini, ha introdotto l’argomento relativo all’incidente probatorio del 2017 in cui fu effettuata la riesumazione del cadavere di Bergamini. «L’esame alla laringe – ha detto Pisa – ha riscontrato una positività alla glicoforina con stravasi ematici conservati» (la glicoforina è una proteina presente nei globuli rossi e grazie a questo esame nel 2017 si è arrivati alla conclusione che l’ex calciatore del Cosenza sia stato ucciso, probabilmente soffocato con un sacchetto di plastica o un cuscino). «Io non ne so nulla – ha replicato Avato. Nel 1990 le possibilità di usare strumenti analitici di questa natura non c’erano. Ma il problema delle lesioni vitali e non vitali è annoso, io stesso me ne sono occupato nella mia tesi di laurea. Il punto è capire se questi indicatori moderni possano determinare le variazioni. Ne basta una per cambiare tutto. Certo, bisogna studiare e andare avanti nella ricerca, ma si deve anche avere l’accortezza a non fornire un valore assoluto sui risultati che si ottengono». «Nel mio esame ai polmoni – ha proseguito poi Avato – ho interpretato la situazione di Bergamini come un momento pre-asfittico. Come una specie di sospiro. L’espansione polmonare è da attribuire alla paura del momento da parte del ragazzo. Il cuore era vuoto, nel momento in cui i polmoni del ragazzo si sono dilatati il cuore non pompava più». Ad Avato sono state mostrate poi alcune foto del cadavere di Bergamini del 2017. In quella circostanza il professor Giorgio Bolino che aveva effettuato la perizia, parlò di «lesioni compatibili con asfissia meccanica». «Io – ha evidenziato Avato – parlo di dispnea respiratoria pre-asfittica, non avevo e non ho strumenti per valutare altro. Dico che il corpo era disteso quando è stato sormontato, l’asfissia polmonare è la causa concorrente con l’emorragia che ha causato la morte. L’asfissia interviene nel momento in cui c’è la compressione violenta con il camion. Ciò avviene in una decina di secondi. Il cuore era vuoto quindi ciò significa che l’emorragia è stata rapida. Ripeto, il corpo si trovava già a terra, ma escluderei il soffocamento o lo strangolamento». «Bergamini – ha detto ancora il teste – aveva macchie sul petto e sulla faccia, era sporco, come se fosse nudo al momento del sormontamento, ma non aveva petecchie».
A questo punto il pm Primicerio ha chiesto alla corte presieduta da Paola Lucente un confronto tra Avato ei medici legali Testi, Fineschi e Neri presenti in aula. Richiesta accordata dopo una breve camera di consiglio. È a questo punto che l’udienza si è trasformata in un insolito dibattito medico legale tra chi effettuò la prima autopsia sul corpo di Bergamini e ancora oggi pone forti dubbi sulle novità emerse nel 2017 e chi evidenzia la rilevanza dell’esame della glicoforina. «La pre-asfissia non esiste – ha tuonato Testi –. L’asfissia per compressione richiede parecchio tempo e la durata del sormontamento del camion sul corpo di Bergamini è stata breve. Grazie al supporto della glicoforina, abbiamo appurato che c’è stato uno stravaso emorragico. Dagli esami effettuati sui vetrini, tutto ci induce a pensare che la lesione sul corpo di Bergamini è post mortale. L’asfissia non è compatibile con l’impatto, ma avvenuta meccanicamente». Testi e Avato hanno discusso anche sull’ipotesi strangolamento o soffocamento». Sulla morte per compressione, Fineschi ha ricordato di aver lavorato a lungo in passato sulle tragedie dell’ “Heysel” in cui persero la vita numerosi tifosi della Juventus e sul terremoto di Amatrice. «La morte di Bergamini – ha chiarito – non corrisponde come dice Avato a una compressione estrema. Lo stesso professore dice che sul corpo non c’erano petecchie, inoltre abbiamo anche un diaframma integro. Se si fosse verificato un sormontamento pesante, avremmo trovato sul corpo numerose alterazioni di quel genere. Lo stesso professor Avato oggi ci dice che nel 1990 non aveva dati e strumenti adeguati e a lui stesso qualcosa non quadrava. La Corte deve tenere conto anche di questi fattori».
Sul «cuore vuoto» così come è stato definito da Avato, Fineschi ha precisato che a 50 giorni dalla morte, si può perdere la componente liquida del sangue. Poi una difesa sugli studi relativi alla glicoforina. «La glicoforina A è una proteina che si trova nel globulo rosso. Ci sono una miriade di casi giudiziari in varie parti del mondo che oggi si risolvono grazie a questa proteina. La glicoforina nel 2024 è un’indagine affidabile, attendibile, convalidata dalla letteratura scientifica e forense». Tesi, questa, confermata anche da Margherita Neri, consulente della procura di Castrovillari. Nonostante i dubbi espressi da Avato, Testi e Fineschi hanno sottolineato come il sormontamento del camion sul corpo di Bergamini non possa essere durato più di due secondi. «L’enfisema polmonare – ha ribadito Testi – non può essere stato provocato da un sormontamento così breve».
La prossima udienza è fissata per il 25 gennaio. (f.veltri@corrierecal.it)
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