SAN LUCA Sarà lutto cittadino oggi a San Luca nel giorno dei funerali dei quattro giovani morti nell’incidente stradale di Montauro, sulla statale 106. Il sindaco Bruno Bartolo ha disposto la chiusura di tutte le scuole, bandiere a mezz’asta nelle sedi del comune e negli uffici pubblici. Sospese le attività ludiche e ricreative.
Lo scorso 10 gennaio è stata effettuata l’autopsia sui corpo delle vittime Domenico e Antonella Romeo, di 27 e 18 anni, Teresa Giorgi, di 34, ed Elisa Pelle, di 24. Secondo quanto è emerso dai rilievi effettuati dai carabinieri della Compagnia di Soverato, la vettura (una Fiat “Panda”) a bordo della quale viaggiavano le quattro vittime stava procedendo in direzione sud, mentre l’altra automobile coinvolta nello scontro (una Fiat “Idea”) viaggiava verso nord. Il dato che ne consegue è che le quattro persone che sono decedute stessero facendo rientro a San Luca, il centro del Reggino dove risiedevano.
«Oggi, San Luca raccoglierà un dolore immane per farne lutto e rito, saluto e tormento. Mi stringo con grandissimo affetto a un paese ancora attonito e a tutti coloro che, da una settimana circa, questo dolore l’hanno tatuato dentro come uno stigma. E simbolicamente abbraccio Bartolo Bruno, il suo sindaco. Come in questa foto, che, per un dispetto del destino, ci ritrae sorridenti». A scriverlo sul suo profilo facebook è l’avvocato Felice Foresta.
«In un’altra vita – continua Foresta – non ci saremmo mai incontrati, io e Bruno Bartolo. Troppo distanti i nostri mondi. Io, finto eroe borghese, l’ho incrociato per la devozione a Corrado Alvaro. Lui, soldato di una milizia che in tanti, piegati dal pregiuduzio, vogliono senza alloro. Io, alla ricerca di segni ed ingiunzioni del destino con la presunzione di convertirli alla parola. Lui, con una lingua avversa, capace di farsi esempio e coraggio. Io, con l’ambizione di leggere di filosofia. Lui, col declinarla e affidarci, oggi, in questa tristissima giornata di un gennaio freddo e vigliacco, il senso della morte che fu di Schopenhauer. Un inevitabile atto di generosità. Sì, perché chi muore – e, ancor di più, chi muore giovane, come i ragazzi di San Luca – educa, ammonisce, insegna, senza chiedere nulla in cambio. Educa, ammonisce, insegna a tutti noi, forse, ancora troppo distratti dal capire il vero senso della vita e in grado, troppo spesso, di circuirlo in inutili steccati. Oggi, che sia silenzio e preghiera. Per chi ha fede e per chi no. Siamo uomini e anche nel dolore altrui dobbiamo trovarla, facendo un pezzo di strada insieme con tutti quelli che, quel maledetto 6 gennaio, l’hanno persa per sempre».
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