Il calcio, che sia di serie A o di Terza categoria, è fatto soprattutto di storie che ancora riescono a renderlo una pratica umana. Ieri, la vittoria della Reggina (o meglio, Lfa Reggio Calabria) in serie D, ha brillato più di altre grazie al gol realizzato da Domenico Girasole (23 anni), difensore reggino acquistato a settembre dalla società tra le polemiche di una buona parte della piazza. La sua colpa? Essere il nipote dell’allora sindaco facente funzioni di Reggio Calabria Paolo Brunetti che aveva scelto l’attuale proprietà presieduta da Virgilio Minniti al posto del progetto del più noto Stefano Bandecchi. Girasole, reduce da stagioni da titolare inamovibile in serie C, era stato definito «un raccomandato». In realtà la sua era stata una scelta di vita: voleva indossare la maglia della propria città senza pensare alla categoria in cui militava. Dopo il gol realizzato ieri all’Acireale, si è lasciato andare a una corsa verso la tribuna, frenata dalla gioia dei suoi compagni. Poi le lacrime e un pensiero rivolto al papà venuto a mancare da poco. «Quell’emozione è dedicata a mio padre che non c’è più – ha detto Girasole al termine della partita – lui era un grande tifoso amaranto, solo ultimamente non poteva seguirla in presenza per problemi fisici. Lui mi raccontava sempre le trasferte che faceva con gli amici. Il mio gol è stata una liberazione, perché non poterlo vedere sugli spalti (qui, il ragazzo, si è bloccato per l’emozione, ndr) è stata una grande sofferenza, però oggi c’era mio fratello che è venuto per la prima volta e secondo me è stata la sua presenza a farmi fare gol». (redazione@corrierecal.it)
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