LAMEZIA TERME «Perché lo Stato fa tutto questo? A chi conviene soffocare la voglia di ribellione degli imprenditori e dei commercianti?». L’ultima puntata di “Lettera R”, lo spazio di approfondimento settimanale de “L’altro Corriere Tv” condotto da Giancarlo Costabile, è dedicata alle figure di Libero Grassi e di Tiberio Bentivoglio, due imprenditori che hanno avuto il coraggio di denunciare la mafia ma che sono stati di fatto dimenticati dallo Stato. «33 anni fa, il 10 gennaio 1991 – ricorda Costabile – l’imprenditore siciliano Libero Grassi denunciava il racket delle estorsioni, scrivendo una lettera al Giornale di Sicilia. Una denuncia molto forte, quella di Libero Grassi, una denuncia che nei fatti apre la stagione della ribellione di imprenditori, commercianti, operatori economici al potere delle cosche. La storia di Libero Grassi è importante anche per le reazioni immediate al suo gesto, che per la verità non furono incoraggianti. Venne lasciato solo dalle associazioni di categoria e qualche mese dopo, il 29 di agosto dello stesso anno, venne purtroppo ucciso. Qualche giorno fa – rimarca poi Costabile – la stampa nazionale ha raccolto l’ennesima denuncia di un imprenditore calabrese testimone di giustizia perché ha denunciato anni fa il racket delle estorsioni: Tiberio Bentivoglio, che dalle colonne di un’importante testata nazionale lancia per l’ennesima volta il suo grido di dolore. “Ho detto no al pizzo, ma lo Stato mi ha tolto tutto”. Tiberio Bentivoglio è stato lasciato solo». Costabile conclude: «Non smetteremo di chiedere giustizia allo Stato e quindi un’assunzione di responsabilità nei confronti di queste biografie ribelli orientate nei propri comportamenti agli ideali della Costituzione. Ha ragione Tiberio Bentivoglio come aveva ragione Libero Grassi. Denunciare è democrazia, il pizzo alle cosche non si paga perché non è questione di dignità».
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