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L’INTERVISTA DEL CORRIERE DELLA CALABRIA

Autonomia differenziata, Fiorita: «Pagina triste per tutto il Paese». Voce: «Dov’è la garanzia dei Lep?» – VIDEO

Le critiche dei sindaci calabresi dopo l’ok del Ddl Calderoli in Senato. Ranuccio: «Vicina la secessione leghista». Pappaterra: «Riforma devastante»

Pubblicato il: 24/01/2024 – 13:13
Autonomia differenziata, Fiorita: «Pagina triste per tutto il Paese». Voce: «Dov’è la garanzia dei Lep?» – VIDEO

LAMEZIA TERME La preoccupazione dei sindaci calabresi. L’approvazione in Senato del Ddl sull’autonomia differenziata targata Lega e centrodestra suscita commenti generalmente negativi da parte dei primi cittadini della regione, da quelli dei centri più grossi a quelli dei paesi, che sono alle prese con innegabili difficoltà di contesto e che temono nel futuro pesanti ricadute nell’erogazione dei servizi qualora il provvedimento diventerà definitivamente legge.

L’intervento di Fiorita

Fortemente critico è il sindaco del capoluogo, Nicola Fiorita, primo cittadino di Catanzaro, da mesi quasi “in trincea”, al punto da essere il primo firmatario di un documento sottoscritto da oltre 200 sindaci del Sud. «L’approvazione ieri in Senato dell’autonomia differenziata – sostiene Fiorita intervistato dal Corriere della Calabria – è sicuramente una pagina triste per il Sud, per la Calabria, ma direi per l’intero Paese. D’altra parte, è anche una giornata emblematica perché chi sta con l’Italia ieri ha esposto il tricolore, la bandiera simbolo dei valori dell’unità, della solidarietà, dell’uguaglianza della nostra Costituzione repubblicana. Chi invece sta con l’autonomia differenziata – evidenzia il sindaco di Catanzaro – ha esposto la bandiera con il leone di San Marco, bandiera bellissima, storica, ma che viene agitata come bandiera di una parte del Paese, la più ricca, quella che oggi fa vincere l’egoismo sulla solidarietà». Per Fiorita «ovviamente questa è soltanto una tappa, quindi da oggi nasce un impegno che ci deve vedere tutti insieme per far vincere gli interessi del Paese in quanto è unito, in quanto pensa anche alle regioni del Sud e a ridurre le diseguaglianze e a non congelarle per sempre. Ci sono molti strumenti per contrastare questa riforma, dovranno essere agiti tutti e immediatamente, in un percorso che dovrà mettere chiaramente le cose in chiaro». «C’è chi starà con la Calabria, c’è chi starà con la Costituzione Repubblicana e c’è chi sta contro la Calabria, contro il Sud e contro la Costituzione Repubblicana. Io, noi, siamo per l’Italia», conclude Fiorita.

L’intervento di Voce

Anche il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, intervistato dal Corriere della Calabria, alimenta le preoccupazioni degli amministratori calabresi. «Ho avuto modo di partecipare a diversi convegni con altri sindaci, ricordo l’ultimo con il sindaco di Catanzaro Fiorita, il sindaco di Reggio Calabria Falcomatà, il sindaco di Cosenza Caruso e c’era il presidente dell’Anci De Caro: lì – rammenta Voce – è emerso in maniera chiara che l’autonomia differenziata non farà altro che aumentare il divario tra le regioni del Sud e del Mezzogiorno con le regioni più ricche del Centro Nord, un divario che concretamente si può evidenziare con i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni. Avevano detto che i Lep sarebbero stati assicurati, però la legge è passata ma ad oggi non sono minimamente garantiti. Un esempio: I Lep, per quanto riguarda il numero dei posti di asilo nido, dovrebbero garantire ai Comuni almeno il 33% della popolazione di età 0-3 anni, quindi le Regioni più ricche magari hanno già raggiunto questi livelli essenziali di prestazioni e si accingeranno a superarli mentre invece noi siamo lontani. Un posto di asilo nido è costosissimo, senza l’aiuto e l’intervento dello Stato i Comuni non possono garantirli. C’è da dire – specifica poi il sindaco di Crotone – che questa autonomia differenziata è stata possibile grazie a una modifica della Costituzione: regioni anche rosse sono state tra le prime a richiederla e ad avanzarla». Per Voce «non è che i sindaci o i governatori delle regioni più ricche sono più bravi di quelli delle regioni meridionali. Il problema è che da noi c’è poco lavoro, c’è una difficoltà cronica della povertà dei territori. Il fondo di solidarietà rischia di venire compresso e di essere diminuito e i Comuni del sud sono più a rischio perché si basano su questo fondo».

Sos dei Comuni medi e piccoli

All’attacco anche il sindaco di Palmi, Giuseppe Ranuccio: «Da un anno nel mio piccolo – scrive Ranuccio su Facebook – con l’amministrazione comunale e con la Città Metropolitana, sto portando avanti una battaglia continua, insieme a tanti tanti sindaci italiani, civici, di destra e di sinistra. Mozioni, delibere, lettere al Presidente Mattarella. Purtroppo credo che l’opinione pubblica non abbia ancora compreso cosa sta per accadere. Il disegno della secessione leghista si sta realizzando silenziosamente, dando un colpo mortale al sud su questioni come la sanità, l’istruzione e l’ambiente. Non possiamo permetterci il lusso di rassegnarci, dobbiamo mobilitarci, opporci a questo scellerato progetto di un’Italia divisa e sempre più un conflitto tra Nord e Sud. Non gettiamo la spugna, è un dovere morale che dobbiamo a chi ne soffrirà ulteriormente, e anche ai nostri figli». E particolarmente significativa è infine la presa di posizione del sindaco di Mormanno, Paolo Pappaterra: «Noi sindaci – posta sui social Pappaterra – esprimiamo profondo disappunto per la mancanza di un piano comune condiviso. L’approccio attuale sta tradendo la storia del paese, mettendo in discussione la coesione nazionale. La preoccupazione centrale riguarda la definizione dei “livelli essenziali delle prestazioni”, poiché la mancanza potrebbe generare un quadro frammentato e inefficiente. La paura è che, anziché promuovere l’autonomia, questa legge possa portare a una sorta di disgregazione territoriale, dove alcune Regioni beneficiano di servizi di alta qualità mentre altri ne subiscono una drastica riduzione. L’appello – conclude Pappaterra – è a una riflessione più approfondita sulle implicazioni di questa legge, considerando le possibili conseguenze a lungo termine sull’unità del paese. In un momento in cui la coesione sociale è più che mai necessaria, la decisione di avanzare con un’autonomia differenziata così spinta solleva interrogativi sul futuro dell’Italia come nazione unificata. La speranza è che, nonostante le divergenze politiche, si possa trovare un terreno comune per affrontare le sfide e costruire un paese più forte e coeso per tutti i cittadini. Su questo fronte non arretreremo di un centimetro». (c. a.)

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