CATANZARO A Vibo Valentia la situazione è migliorata nel settore penale ma nel settore civile ci sono ancora gravi criticità e «non ci possiamo permettere di lasciarlo indietro»: è quanto ha evidenziato il procuratore di Vibo Valentia Camillo Falvo nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del Distretto di Catanzaro: «Dobbiamo affrontare la tematica delle sedi disagiate», ha poi rilevato Falvo
«A Vibo Valentia – ha esordito Falvo – le cose sono migliorate, sono migliorate tantissimo dal punto di vista del penale, siamo riusciti a portare a termine tanti processi, quelli più rilevanti da “Rimpiazzo” a “Rinascita Scott”. Il risultato è stato che rispetto a quale anno fa – io sono arrivato nel 2014 a Catanzaro – da allora la situazione è cambiata notevolmente tanto è vero che quella che era la provincia con il più alto tasso di crimini violenti in Italia quest’anno non ha avuto nessun omicidio a parte una lupara bianca. Non era mai successo. Andavamo nell’ordine degli 8-9 omicidi all’anno. Ma se la situazione va bene nel penale purtroppo però lo stesso non possiamo dire nel civile. Il tribunale di Vibo grazie a giovani magistrati e alla collaborazione dell’avvocatura, che poteva speculare e fare ostracismo, ha portato a termine un processo mastodontico. Nel civile – ha spiegato il procuratore vibonese – non è così e il tribunale di Vibo è risultato essere l’ultimo per i tempi di definizione dei procedimenti e noi il civile non ci possiamo permettere di lasciarlo indietro, non ce lo possiamo permettere perché se noi non diamo una risposta di giustizia – perché anche i cittadini di Vibo hanno diritto di credere in una giustizia certa e tempestiva – quello che siamo riusciti a far uscire dalla porta come consenso della criminalità organizzata lo facciamo rientrare dalla finestra perché il cittadino che non riesce a ottenere giustizia dall’autorità giudiziaria si rivolge al capibastone di turno, al criminale di turno. E allora bisogna intervenire». Per Falvo «il problema della risoluzione delle problematiche degli organici va affrontato in modo diverso. Non si può accampare l’argomento del giudice naturale perché nei procedimenti di criminalità organizzata già non c’è, quindi non capisco perché solo nel dibattimento ci dev’essere il giudice naturale. E’ chiaro che se un tribunale con pochi giudici deve trattare tutti i processi è chiaro che qualcosa la deve trascurare. Il tribunale di Vibo ha una sola scopertura ma tra due mesi torneremo nella condizione di prima, quindi dobbiamo cercare di assicurare non la copertura contingente degli organici ma la stabilità. Il civile si può affrontare con la stabilità».
Falvo infine si rivolge in particolare al ministero della Giustizia e al Csm: «Dobbiamo affrontare il tema delle sedi disagiate. C’è un modo di stabilire le sedi disagiate che è del tutto particolare: si guarda alle statistiche e ai numeri e non al fenomeno, per cui può capitare che uffici anche muniti se in un determinato momento hanno una scopertura del 30-40 per cento diventano disagiati, mentre – ha rimarcato il procuratore di Vibo Valentia – ci sono sedi davvero disagiate, che sono quelle dove nessuno vuole andare o da dove, appena maturano le condizioni, le persone se ne vanno. Bisogna avere l’indice di ricambio. Se uffici come Vibo – ma vale per Lamezia, Crotone, per tanti uffici di questo distretto – rimangono spesso scoperti, nessuno vuole venire o dopo tre anni vanno via, allora è là che bisogna intervenire. Non si vuole parlare di incentivi economici, lo capisco, ma quello consentirebbe realmente di far venire magistrati esperti. Prima di fare “Rinascita Scott” forse bisognava fare qualcos’altro. E allora perché non puntare su punteggi aggiuntivi sempre ai magistrati che lavorano in queste sedi. Se non facciamo questo – ha concluso Falvo – non risolveremo mai il problema. Bisogna affrontare la tematica delle sedi disagiate». (a. cant.)
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