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l’allarme rosso

‘Ndrangheta e narcotraffico: il porto di Livorno alternativa “privilegiata” a Gioia Tauro e Genova

I dati nella relazione del Pg di Firenze. Nel 2023 sequestrati 450kg di cocaina in arrivo dall’Ecuador. «La Toscana non è indenne dalle cosche»

Pubblicato il: 29/01/2024 – 13:29
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta e narcotraffico: il porto di Livorno alternativa “privilegiata” a Gioia Tauro e Genova

LAMEZIE TERME La lotta alla ‘ndrangheta calabrese e alle cosche ormai attive su gran parte del territorio nell’ultimo anno si è fatta sempre più intensa. Lo dicono i numeri delle operazioni coordinate dalle Dda italiane, ma anche i dati diffusi in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno giudiziario. Fari puntati, in particolare, su quanto è avvenuto negli ultimi mesi, in particolare, in Toscana. Particolarmente intensa è stata l’attività svolta dalla Distrettuale antimafia dal 1° luglio 2022 al 30 giugno 2023, riuscendo ad acquisire dati importanti anche per tracciare un quadro più generale della criminalità organizzata in Toscana e delineare gli ambiti del futuro intervento investigativo. A sottolinearlo nella sua relazione è stato il procuratore generale di Firenze, Ettore Squillace Greco.

Le indagini della Dda

La Distrettuale antimafia fiorentina, infatti, ha proseguito le indagini sulle stragi commesse nel biennio 1993-1994 nelle città di Roma, Firenze e Milano, analizzando una mole estremamente corposa di atti raccolti in un trentennio e agendo in collegamento con più Procure della Repubblica e con la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Altre indagini di rilievo sono state quelle riguardanti numerose persone fisiche, compresi imprenditori ritenuti collegati a una cosca di ‘ndrangheta, e sei persone giuridiche, per i delitti di associazione a delinquere finalizzata alle attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti e l’inquinamento ambientale, di corruzione anche in materia elettorale e di indebita erogazione di fondi pubblici ai danni della pubblica amministrazione, di falso e di impedimento del controllo da parte degli organi amministrativi e giudiziari. Procedimento significativo è anche quello, trattato sempre dalla Direzione distrettuale antimafia di Firenze, che ha riguardato il contestato reimpiego di capitali di una cosca di ndrangheta nell’acquisto di una tenuta agricola nel senese. Durante le indagini è stato disposto il sequestro della tenuta, provvedimento poi confermato in Cassazione.

Il traffico di droga

Allarme rosso nel porto di Livorno, scalo tra i più importanti in Italia e in Europa, finito al centro degli interessi dei clan di ‘ndrangheta proprio come è successo con lo scalo di Gioia Tauro e fulcro degli affari legati al narcotraffico internazionale, uno degli aspetti più importanti nella relazione del procuratore generale. La Toscana, infatti, non presenta caratteristiche della criminalità tali da differenziarla dalle altre regioni del Centro-Nord del Paese. Reati di criminalità organizzata e in materia di droga, reati economici e reati ambientali sono quelli che risultano essere maggiormente meritevoli di attenzione. I delitti in materia di droga, in particolare, sono in aumento del 3,57%, e la pericolosità dei traffici che incrociano il territorio toscano, in particolare il porto di Livorno, «richiede – ha sottolineato il pg – un costante sforzo organizzativo e investigativo, nonché un convinto impegno di coordinamento a livello nazionale e internazionale, per il quale è essenziale il supporto della Direzione Nazionale Antimafia e degli organi come Eurojust. In Toscana a occuparsi del marcato della droga e dello spaccio sono gruppi criminali africani – tunisini, marocchini, nigeriani e senegalesi – insieme agli albanesi.

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Il porto di Livorno dall’alto

La ‘ndrangheta nel porto di Livorno

Nelle ultime relazioni è emerso però come il porto di Livorno sia diventato uno snodo importante nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti, traffico nel quale la ‘ndrangheta ha tuttora un ruolo di primo piano. «La vera borghesia mafiosa calabrese non rischia trent’anni di carcere per traffico di droga, ma privilegia i circuiti economici legali e la finanza senza confini», sottolinea il procuratore. A testimoniarlo sono gli ingenti sequestri effettuati anche nel corso di questo ultimo anno, una significativa conferma dell’importanza dello scalo livornese per il traffico internazionale di droga. ‘Ndrangheta, albanesi, ma anche altre organizzazioni criminali, utilizzano lo scalo livornese come alternativa privilegiata ai porti di Gioia Tauro e Genova.

I sequestri di droga

In definitiva la Guardia di Finanza, con la collaborazione dell’Agenzia delle Dogane, nel solo 2023 ha sequestrato nel porto di Livorno circa 450 Kg di cocaina. Ci si riferisce al sequestro, effettuato dalla Guardia di Finanza di Livorno, di circa 180 chilogrammi di cocaina nel porto di Livorno convalidato il 21 gennaio 2023. La droga era stipata all’interno di un container proveniente dall’Ecuador, occultata nell’impianto di refrigerazione ed è stata scoperta perché l’esame mediante scanner evidenziava nella zona posteriore del vano motore la presenza di numerosi corpi di forma rettangolare non compatibile con la tipologia di merce dichiarata (banane). In effetti si trattava di 151 panetti contenenti cocaina dal peso lordo di kg 179,446.

Sequestro di droga della Squadra mobile di Livorno

Due mesi dopo, il 31 marzo 2023, sono stati arrestati tre soggetti di nazionalità albanese sorpresi, sempre dalla Guardia di Finanza, nel porto di Livorno mentre cercavano di esfiltrare oltre 50 Kg. di cocaina, custoditi nel vano motore di un container. Ancora poco tempo dopo, il 20 luglio 2023, altro sequestro di circa 60 kg di cocaina. Anche in questo caso la droga era celata in un container proveniente dall’Ecuador e ufficialmente contenente gamberi. Le indagini si sviluppavano mediante il differimento del sequestro di due panetti dal peso complessivo di 2,410 chili, all’interno dei quali veniva inserito un GPS, ricollocati nella sede originaria unitamente a 48 panetti contenenti riso e sistemati in sostituzione di quelli sequestrati contenenti cocaina. Dopo una settimana, il 27 luglio 2023, la Guardia di Finanza ha sequestrato un carico di oltre 200 kg di cocaina, arrivato in Italia all’interno di un container frigo partito un mese prima da uno scalo portuale ecuadoriano. Sempre la Guardia di Finanza ha poco dopo effettuato altri tre sequestri: il 4 agosto 2023, 51 Kg di cocaina occultati nel vano motore di un container proveniente dall’Ecuador); il 1° settembre 48 Kg di cocaina sempre occultati nel vano motore di un container e il 10 ottobre 2023 altri 47 Kg. di cocaina occultati nello stesso modo in un container.

Cosche sottovalutate

Per molto tempo si è ritenuto che in Toscana e in più generale nelle aree di Centro-Nord non ci fossero rilevanti pericoli di diffusione delle “mafie storiche”, per queste ragioni non sono stati approntati tempestivamente i meccanismi di rilevazione degli elementi utili per percepire le delocalizzazioni mafiose e per sviluppare le indagini. Senza enfatizzare, quindi, in Toscana si registra l’esistenza di varie attività criminali (anche organizzate) che possono incidere negativamente su diversi settori dell’economia e dell’imprenditoria. Le recenti indagini, poi, hanno messo in evidenza anche nuove aggregazioni miste (camorristi, ndranghetisti, criminali autoctoni, criminali stranieri) sia di organizzazioni composte prevalentemente da stranieri che operano sul territorio come gruppi criminali di nuova formazione e che talvolta utilizzano metodi assimilabili a quelli delle organizzazioni di stampo mafioso.

La criminalità cinese

Un posto a parte va assegnato alla criminalità organizzata cinese che, dopo una fase storica di operatività delinquenziale non percepibile perché prevalentemente interna alla comunità di provenienza, ha da tempo cominciato a manifestarsi sul territorio con i conseguenti negativi effetti, soprattutto in certi settori delle attività economiche. In alcune zone del territorio come Prato e Firenze, infatti, la criminalità cinese rappresenta un fenomeno preoccupante, il cui contrasto si presenta particolarmente difficile per una serie di motivi: comunità chiuse, poco permeabili che, salvo eccezioni, tendono a risolvere i conflitti al loro interno. E poi difficoltà a reperire nel corso delle indagini, prima, e dei processi, dopo, interpreti e traduttori affidabili.

«Toscana non indenne»

Sarebbe, però, un grave errore giungere alla affrettata conclusione che la Toscana sia indenne dal fenomeno mafioso. «Le indagini sviluppate negli ultimi dieci – quindici anni e i conseguenti processi, con relative condanne, dimostrano – spiega infine il procuratore generale – l’esatto contrario e bisognerebbe invece programmare e organizzare l’azione di contrasto tenendo conto delle carenze del passato e delle nuove forme dell’azione mafiosa. Nel periodo considerato il Tribunale di Firenze, in accoglimento delle proposte avanzate dalla Procura Distrettuale, ha emesso numerosi decreti di confisca, tra i quali quello ai danni di un soggetto calabrese, attivo nelle province di Pisa e Livorno, indicato come legato a una cosca di ndrangheta al quale è stato confiscato un patrimonio di oltre 800mila euro, con decreto del Tribunale depositato il 2 gennaio 2023. (g.curcio@corrierecal.it)

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