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Unitarietà nella governance e lotta alla sindrome “nimby”: le linee guida della Regione sui rifiuti

Gli obiettivi contenuti nell’aggiornamento del piano di gestione varato dalla Giunta. Ribadita la priorità di «colmare l’attuale gap infrastrutturale»

Pubblicato il: 30/01/2024 – 7:00
Unitarietà nella governance e lotta alla sindrome “nimby”: le linee guida della Regione sui rifiuti

CATANZARO “Unitarietà” nella governance e completamento del sistema impiantistico superando la sindrome “nimby” (“non in casa mia”). La Giunta regionale programma il futuro ciclo di gestione del sistema dei rifiuti stabilendo come obiettivi quello di «colmare l’attuale gap infrastrutturale» e quello di creare una rete nella quale «il termovalorizzatore di Gioia Tauro assume un “interesse strategico regionale”». Le linee sono indicate nell’aggiornamento del Piano regionale di gestione dei rifiuti approvato nei giorni scorsi dall’esecutivo guidato dal presidente Occhiuto.

«Colmare il gap infrastrutturale»

«Prioritarie – si legge nel documento – sono le azioni incentivanti per dare immediato impulso alla raccolta differenziata, ancora da avviare in alcuni comuni e da incrementare in quelli più popolosi, nonché le misure per migliorare i livelli qualitativi del servizio nei comuni che già svolgono la raccolta differenziata con buoni risultati, ricorrendo a sistemi integrati di raccolta che si adattino alle diverse realtà territoriali e alla diffusione della tariffazione puntuale. Per garantire elevati livelli del servizio e un contemporaneo contenimento dei costi occorre superare l’attuale frammentazione degli affidamenti, spesso in regime di proroga, in modo da conseguire economie di scala e di densità in grado di assicurare migliori livelli del servizio. In tal senso – spiega la Giunta regionale – la recente riforma del settore – legge regionale 10/2022 – con la costituzione della nuova Autorità sui rifiuti (ArriICal), ha, tra l’altro, l’obiettivo di accelerare il processo di unitarietà nell’organizzazione del ciclo di gestione, secondo principi di efficienza, efficacia ed economicità. Contemporaneamente, occorre colmare il gap infrastrutturale e dotare la regione Calabria di una rete di trattamento dei rifiuti urbani che garantisca in via prioritaria il recupero di materia finalizzato al riciclaggio, valorizzi il patrimonio pubblico esistente per minimizzare il consumo di nuovo suolo, crei un ciclo industriale in cui l’inceneritore di Gioia Tauro, anch’esso patrimonio pubblico, possa essere utilizzato al massimo, rendendo produttiva tutta l’area in cui esso sorge, anche quella che oggi è solo un cantiere dismesso e dove è stata parzialmente realizzata la cosiddetta “unità B”, concepita all’origine come gemella dell’unità A, unica  sezione impiantistica attualmente in esercizio. Il termovalorizzatore di Gioia Tauro, nel presente aggiornamento, assume un “interesse strategico regionale” in quanto consente la chiusura del ciclo dei rifiuti urbani nell’ambito regionale e consente di eliminare la dipendenza dalla discarica».

«Superare la sindrome “nimby”»

Per la Giunta inoltre «uno dei nodi più importanti, che nel passato ha costituito una barriera per la realizzazione e il completamento del sistema impiantistico, è superare la ritrosia e la diffidenza delle popolazioni locali ad accettare nei loro territori l’impiantistica di trattamento. Una delle cause determinanti il ritardo di attuazione del Piano del 2016, ma anche delle pianificazioni precedente approvate nel 2002 e nel 2007 dal commissario di Governo, è da ricondurre all’inadeguatezza nel contrapporre alla sindrome nimby una capillare azione di coinvolgimento, di informazione e di educazione ambientale, in grado di indebolire e fiaccare con argomentazioni scientifiche, solide e trasparenti, le posizioni avverse, spesso fomentate da strumentalizzazioni di vario tipo. In discontinuità con il passato, occorre, infine, mettere in campo – conclude l’aggiornamento del Piano rifiuti – azioni concrete che accompagnino il processo di accettazione sociale delle opere, anche attraverso percorsi di democrazia partecipata, ovvero con la proposizione e il sostegno ad iniziative che partono dal basso, secondo un approccio del tipo bottom up». (a. c.)

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