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Scalea, Perrotta: «Qui la ‘ndrangheta non entra, ma quella targa era rimasta chiusa in un cassetto»

Il sindaco ospite del talk in onda su L’altro Corriere Tv. «I criminali non entrano con la chiave ma con la benzina»

Pubblicato il: 08/02/2024 – 6:51
Scalea, Perrotta: «Qui la ‘ndrangheta non entra, ma quella targa era rimasta chiusa in un cassetto»

LAMEZIA TERME Nuovo appuntamento con Telesuonano, il talk politico in onda tutti i mercoledì alle 21 su L’altro Corriere Tv (Canale 75 dtt). Nell’ultima puntata ospiti Giacomo Perrotta e Michele Tripodi, rispettivamente sindaci di Scalea e Polistena.

Il clima di paura

A Scalea, la criminalità «si sta riorganizzando» aveva sentenziato Perrotta – qualche settimana fa al Corriere della Calabria – evidentemente scosso dopo l’incendio doloso che ha distrutto in pieno centro un intero locale. A distanza di giorni, il primo cittadino ritorna sulla «recrudescenza del fenomeno criminale» ormai «sotto gli occhi di tutti». Da «Tortora a Cetraro, c’è una riorganizzazione del tessuto criminale, probabilmente posti da rioccupare, territori da riconquistare dopo che lo Stato li aveva giustamente e con forza sottratti. Ma quello che è più preoccupante è il tentativo che si vuol far ripiombare la cittadinanza in un clima di paura». Per il primo cittadino del centro del Cosentino, «la paura ha varie declinazioni, non deve paralizzare le attività commerciali e l’attività amministrativa. Questo non lo permetteremo mai». Il sindaco ricorda, il primo atto compiuto da quando indossa la fascia tricolore. «Abbiamo appeso fuori dal Comune la targa qui la ‘ndrangeta non entra, targa che recuperai in un cassetto al terzo piano, quella targa deve e dovrà stare appesa alla porta del Comune».

I presidi

Le operazioni denominate “Plinius” e “Plinius II“, hanno consentito alle forze dell’ordine di decapitare gruppi criminali egemoni sul territorio di Scalea e non solo. «La giustizia ha fatto il suo corso, chi fu condannato per reati specifici è arrivato a fine pena». Oggi si torna ad avere paura, ma i controlli sul territorio sono costanti. «Stamattina (il 6 febbraio ndr) mi trovavo in Comune – dice il primo cittadino – e ricevo alcune telefonate: c’è chi mi chiedeva cosa stesse accadendo vista la presenza di cinque macchine della polizia, due della Finanza e tre dei Carabinieri. Non è successo nulla, “semplice” presidio del territorio». Perrotta poi si sofferma sui recenti addii dei procuratori di Paola e Catanzaro, Pierpaolo Bruni e Nicola Gratteri. «Siamo in attesa che venga nominato un procuratore capo a Paola ma il facente funzioni, Sassano, si sta difendendo bene».

Racket ed estorsioni

Le mafie muovono i soldi, le mafie si muovono verso i danari. E’ cosi, da sempre. In Calabria e quindi non solo a Scalea, la criminalità impone il controllo del territorio non solo mostrando i muscoli ricorrendo a proiettili e minacce ma soprattutto sfruttando la forza intimidatrice per tentare di piegare commercianti e imprenditori. Poi c’è il mondo di mezzo, quello degli invisibili, dei colletti bianchi che diventano sodali. «Storicamente le organizzazioni criminali vanno dove ci sono i soldi, l’ha detto anche il procuratore Gratteri: non immaginiamoli più con la coppola e la lupara, ma in giacca e cravatta e nei punti che contano», sottolinea Perrotta. Che poi ricorda il recente episodio, verificatosi a Scalea, dell’incendio dei mezzi di una ditta. «Persone che onestamente lavorano dalla mattina alla sera, gli si incendiano i mezzi. I criminali non entrano con la chiave, ma con la benzina».

La percezione del crimine

Sui fatti spetta alle forze dell’ordine, coordinate dalla magistratura, indagare, ma qual è la percezione dei cittadini di Scalea rispetto a questa escalation criminale? «Il senso è di smarrimento che può diventare paura, ma non dobbiamo farlo arrivare al terrore, perché il terrore paralizza. La paura fa stare vigili, queste sono parole di Falcone e di Borsellino. La paura ci deve essere. Se io vi dicessi che non ho paura, vi direi una sciocchezza. perché può succedere a chiunque». Il primo cittadino non crede alle coincidenze. «Nello stesso giorno, un anno fa, fu incendiato il Lido da Pietro. Nella stessa notte, un anno dopo, hanno incendiato il Brigante».

Il turismo “infettato”

D’estate Scalea si trasforma, il centro urbano ospita migliaia di turisti. Le “seconde case” vengono cedute in fitto per brevi periodi e il centro diventa meta di turisti e vacanzieri abituali. Molti quelli provenienti dalla Campania. Sicuramente una boccata d’ossigeno per commercianti, albergatori e ristoratori ma il sindaco non nasconde un certo disappunto quando ammette l’esistenza di numerosi soggetti, dimoranti a Scalea, gravati da obbligo di dimora. «Bisogna interrompere questa catena, questo contatto tra il clan e chi dimora a Scalea o sulla costa d’estate, questa catena va interrotta». Il primo cittadino è intervenuto proponendo una soluzione forse impopolare ma necessaria: far pagare i tributi comunali a tutti. «E’ stata un’operazione coadiuvata dalla Guardia di Finanza. Abbiamo effettuato dei controlli sulle case. Sono partite parecchie revoche di residenze».

Il bilancio della attività amministrativa

Infine, i conduttori sollecitano il primo cittadino a fare un bilancio dell’attività amministrativa. Che evidentemente non si risolve solo nel contrasto ai furbetti. «Amministrare il proprio comune è gratificante. In questi tre anni sono state tante le problematiche affrontate, abbiamo iniziato a piantare il primo seme per la risoluzione dei problemi anche atavici. Scalea vedrà fra 4-5 anni i risultati e spero di poter raccogliere io il frutto di quest’albero che ho piantato». (redazione@corrierecal.it)

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