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l’indagine

Pakistani assunti in un’azienda fallita, 500 euro per i documenti e la lite in Prefettura a Cosenza: «300 a testa non ce li hanno dati»

I dettagli dell’inchiesta coordinata dalla Procura. In alcune conversazioni gli indagati illustrano il sistema messo in piedi. «Parla con il commercialista e licenzia a tutti»

Pubblicato il: 09/02/2024 – 13:07
di Giorgio Curcio
Pakistani assunti in un’azienda fallita, 500 euro per i documenti e la lite in Prefettura a Cosenza: «300 a testa non ce li hanno dati»

COSENZA Tutto è partito da una rissa verificatasi il 19 maggio 2021 a Cosenza, in piazza Bilotti, e che ha visto coinvolti due gruppi di cittadini bengalesi, venditori ambulanti quasi tutti abusivi. La causale del contrasto, poi degenerata in una reciproca aggressione, è stata individuata nella volontà, di entrambe le fazioni, di acquisire ed assicurarsi l’utilizzo esclusivo degli spazi pubblici disponibili su piazza Bilotti, per l’allestimento dei banchetti destinati alla esposizione e vendita della merce. Dall’intervento degli agenti della Polizia di Stato è partita un’attività di indagine – coordinata dalla Procura di Cosenza – che ha consentito di ricostruire una «prassi delittuosa finalizzata a favorire la permanenza clandestina, sul territorio dello stato italiano, di cittadini extracomunitari», così come riporta il gip del Tribunale di Cosenza, Claudia Pingitore. Secondo l’indagine, gli indagati, attraverso la corresponsione di somme di denaro e la predisposizione di documentazione attestante, falsamente, la preesistenza di rapporti di lavoro subordinato, «riuscivano ad ottenere il rilascio di permessi di soggiorno ideologicamente falsi, poiché rilasciati sulla base di presupposti e requisiti in realtà inesistenti, pertanto a seguito della induzione in errore dei pubblici ufficiali competenti». Per queste ragioni, all’alba di oggi, è scattato l’arresto per cinque persone, finite tutte ai domiciliari. Si tratta di Altimari Luigi, di Cosenza (cl. ’75); Barberio Gianfranco, di Cosenza (cl. ’61); Arif Nadeem, del Pakistan (cl. ’81); Basharat Muhammad, del Pakistan (cl. ’68) e Ahmad Iftikhar, del Pakistan (cl. ’77).

Assunti in una impresa fallita

Dalla prime risultanze investigative i cittadini pakistani indagati erano, in particolare, tutti assunti in modo fittizio e alle dipendenze di una impresa di Sibari cessata il 20 febbraio 2022. Gli investigatori hanno verificato che i procedimenti amministrativi per l’emersione dal lavoro irregolare avviati da Luigi Altimari per i lavoratori, nel mese di marzo 2022 e a distanza di un mese dalla cessazione dell’impresa, erano ancora in istruttoria e non erano ancora stati convocati presso il SUI per la firma dei contratti di soggiorno. Dal 7 marzo 2022 gli inquirenti iniziano ad intercettare alcune conversazioni telefoniche intercorse tra Barberio, Altimari e altri indagati, nel corso dei quali discutevano della necessità che Casciaro, appellato con il nomignolo Genny, provvedesse al licenziamento dei lavoratori formalmente assunti fino a quel momento, del soggetto che “Genny” doveva ancora assumere e anche delle 500 euro che doveva ancora incassare per la fittizia assunzione di un altro indagato, somma della quale chiedeva a Barberio la corresponsione anticipata.

La lite in Prefettura

Nel corso della telefonata, Barberio e un altro soggetto discutono di un litigio avvenuto quella stessa mattina davanti alla Prefettura, con alcuni soggetti di nazionalità pakistana, al quale avrebbe partecipato anche Altimari. «(…) E Luigi, mamma mia! Era stralunato. Ho detto: “Io responsabilità non me ne prendo. Fai venire pure a Luigi!”… poi dentro corso Mazzini… si è messo a gridare… A dire la verità, un po’ di colpa l’abbiamo anche noi, io e Luigi, noi che abbiamo presentato ad uno che ha fatto u merda!». «E quindi ci siamo dovuti stare zitti, abbiamo fatto finta di niente… e abbiamo dovuto lasciare». «Insomma, praticamente, tutta questa mattinata, per duecento euro a testa… dovevano essere cinquecento… trecento a testa non ce li hanno dati!». Nella conversazione Barberio spiega all’interlocutore che i soggetti con i quali avevano discusso non solo erano debitori nei loro confronti di pregresse somme di denaro, ma si erano anche rifiutati di pagare integralmente anche la somma di 500 euro dovuta, corrispondendo solo 200 euro a testa.

«Gli altri soldi li devono dare!»

«A Jenny l’hai chiamato?» chiede Altimari a Barberio che replica: «Gli mando di nuovo il messaggio. Dico “Prepara… Parla con il commercialista e licenzia a tutti tranne a quello che ancora dobbiamo fare!”». Questo il tenore di un’altra conversazione intercettata dagli inquirenti. A parlare sono Luigi Altimari e Gianfranco Barberio. È l’8 marzo del 2022 e Altimari, in particolare, si preoccupa di raccomandare a Barberio di contattare subito “Genny” di far licenziare tutti quelli che fino ad allora avevano fatto assumere. La vicenda – così come riporta il gip nell’ordinanza – diventa più chiara qualche ora dopo quando Barberio viene intercettato mentre discute con il suocero. Barberio racconta del litigio avvenuto il giorno prima davanti alla Prefettura di Cosenza e spiega alcuni punti cruciali: «Ho detto “andate a fanculo e andatevene, le carte non ve le do… ora le carte ce lo io (…) in questi giorni glieli diamo, ma le condizioni sono altre…». E al suocero che chiede se i soldi sarebbero andati persi, risponde: «Noo! Hanno già cacciato i soldi. Ha detto “allora aspetta che io martedì pomeriggio arrivo, andiamo martedì pomeriggio” e io “va bene Luigi”». «No, queste pratiche vengono!… Perché sono tutte… hanno già anticipato soldi e non… e gli altri soldi li devono dare!».  (g.curcio@corrierecal.it)

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