LOS ANGELES Probabilmente saranno le più anziane a sedersi al Dolby Theatre nella notte delle stelle. Yi Yan Fuei e Chang Li Hua, 96 e 86 anni, nonna paterna e nonna materna del regista Sean Wang, sono le protagoniste di Nǎi Nai & Wài Pó, il cortometraggio documentario firmato dal nipote, che quella sera aspira all’Oscar. Nella stessa settimana in cui ha scoperto di essere nella cinquina per il premio più importante di Hollywood, il 28enne Wang ha vinto il Sundance Festival con il suo lungometraggio Dìdi. A musicare entrambe le imprese, c’è Giosuè Greco, compositore italiano con base a Los Angeles.
«Sono opere molto personali, ispirate all’esperienza di un asian-american di prima generazione, in bilico tra cultura locale e taiwanese. Su questo travagliato senso di appartenenza ci siamo trovati in sintonia e lavorare fianco a fianco ha fatto nascere un’amicizia sincera e importante», dice all’Ansa Greco, che è arrivato nella metropoli californiana ad appena 21 anni. Nato nel 1990 a Polistena, in provincia di Reggio Calabria, ha studiato al conservatorio di Vibo Valentia. Nell’estate del 2009, ha partecipato con il suo sassofono a un corso organizzato da Umbria Jazz con i professori del college di musica più grande (e prestigioso) del mondo, il Berklee di Boston. «Al termine dell’esperienza, mi è stata offerta una borsa di studio: il vero passaporto per entrare in quella scuola, che altrimenti è inavvicinabile», ricorda.
Era un sogno che si realizzava: «Fin da piccolo volevo vivere di musica. L’aspetto tecnologico, il lavoro in studio, mi attraeva almeno quanto la composizione vera e propria». Da Berklee Greco esce con un diploma in produzione e ingegneria del suono e subito si trasferisce nella capitale dell’intrattenimento. A Los Angeles, comincia a collaborare con vari studi senza mai accantonare la scrittura, fino a quando accetta di comporre la colonna sonora di un cortometraggio su alcune donne che girano l’India rurale per distribuire assorbenti. Il documentario della regista Rayka Zehtabchi, “Period. End of Sentence.”, vince l’Oscar nel 2019. «È stato un momento cruciale. Uno di quelli che dà senso a tutto», commenta Greco. «Rayka è molto amica di Sean ed è stata lei a fargli il mio nome». Durante la pandemia, Wang ha lasciato Los Angeles per tornare dalla famiglia a Fremont, a sud di San Francisco. In quei mesi, ha frequentato assiduamente la casa in cui la sua Nǎi Nai («nonna paterna», in tawanese) e la sua Wài Pó (nonna materna) vivono insieme, condividendo i calmi rituali di una vita fatta di piccole cose. «Anche la colonna sonora è fatta in casa – scherza Greco – Ho lo studio di registrazione nel mio appartamento. Sean veniva qui, parlavamo, ascoltavamo musica, tra una chiacchierata e un piatto di spaghetti». (Lucia Magi – Ansa)
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