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«I nostri figli con i “super poteri”, geniali ma anche troppo fragili»

L’associazione Arborescienza offre supporto e formazione sul tema della plusdotazione. Chiede a Occhiuto di spingere per l’approvazione di una legge per il riconoscimento degli alunni gifted

Pubblicato il: 18/02/2024 – 15:16
di Benedetta Caira
«I nostri figli con i “super poteri”, geniali ma anche troppo fragili»

A 15 mesi Maika era una bambina silenziosa e riflessiva. Non amava gli abbracci, eppure la tristezza degli altri ricadeva su di lei come un macigno. Una parola anche solo detta per scherzo riverberava sul suo volto e lo incupiva. Se aveva bisogno di calmarsi sfarfallava le manine e capitava che rimanesse a fissare l’orizzonte dalla finestra, a lungo, come persa in un’altra dimensione, anche se qualcuno la chiamava per nome lei rimaneva assorta, non si voltava. Questa meditazione generava riflessioni profonde sull’esistenza, forse troppo per una bimba così piccola. Mamma, perché nasciamo? Mamma, come fa la terra a girare intorno al sole?
«Leggevo in rete per cercare una risposta a questa complessità del comportamento di mia figlia e trovavo delle convergenze con l’autismo ad alto funzionamento, quello che prima si definiva sindrome di Asperger». Emilia Amodio, oggi presidentessa della associazione “Arborescienza”, ripensa con grande tenerezza a quei mesi di preoccupazione e disorientamento. «Mentre ero ancora alla ricerca di una diagnosi, mi imbatto in un neuropsichiatra di Lecce, per la prima volta sento parlare di plusdotazione e vedo le caratteristiche di mia figlia sotto una luce diversa. Quelle domande sulla vita, sull’esistenza, quella necessità di isolarsi, capire, leggere, riflettere. Sua figlia è una piccola filosofa! Mi disse il neuropsichiatra per rendermi più chiara la natura di Maika».  

Nati con il dono del talento ma in classe il rischio è la noia

Ma cos’è la plusdotazione? I bambini plusdotati o gifted children (e qui il riferimento è al dono del talento) hanno un altissimo potenziale, e non si parla solo di intelligenza cognitiva, ma di processi di ragionamento superiori alla media, alte competenze linguistiche, sorprendente profondità e sensibilità emotiva, forte curiosità, svariati interessi, anche per argomenti particolari o di nicchia, spiccata immaginazione e facilità di apprendimento. Il loro pensiero viene definito “arborescente” (da qui il nome dato all’associazione), un’immagine molto poetica che ricorda una pianta piena di rami e nuove gemme: a partire da un punto si snoda una rete di pensieri e ogni idea ne genera un’altra.
Fin qui tutto bene. Questo 5% (è la percentuale nazionale) di bambini dotati di “superpoteri” sembrerebbe avere una marcia in più e quindi anche il successo assicurato a scuola. Non è così. Soprattutto in Calabria, dove ancora di plusdotazione si parla molto poco: si fa fatica a riconoscerla e non si hanno gli strumenti per gestirla. Il termine, sconosciuto ai più, era emerso lo scorso novembre quando tutti i media, calabresi ma anche nazionali, riportarono la vicenda accaduta nella provincia di Cosenza di un bambino ritrovatosi solo in classe poiché i genitori dei suoi compagni – per protesta contro il comportamento irruente del piccolo – avevano deciso di non mandare i figli a scuola. Un fatto gravissimo che aveva provocato l’indignata reazione del ministro Valditara. Il piccolo al centro della vicenda è un bambino plusdotato, ma vennero tirati in ballo presunti comportamenti problematici legati all’iperattività.
«Noi genitori di bambini gifted – spiega Emilia Amodio – ci battiamo perché c’è bisogno di formare i docenti sulla complessità della neurodiversità e su ciò che comporta avere in classe degli alunni plusdotati. Abbiamo organizzato diversi incontri in Calabria, in alcuni casi ci siamo interfacciati con dirigenti e docenti che si sono resi disponibili all’ascolto e alla formazione. In altri casi purtroppo, c’è stata molta resistenza, non c’è stata un’apertura verso la comprensione delle peculiarità dei nostri bambini, verso le loro esigenze e i loro bisogni emotivi e cognitivi”.  Il riferimento è proprio a quanto accaduto a novembre. “Nelle scuole purtroppo capita che i nostri bambini vengano individuati come bambini problematici. Si ipotizzano e in alcuni casi si fanno diagnosi di disturbi di iperattività o disturbo oppositivo provocatorio, quando nella realtà dietro alcuni comportamenti oppositivi c’è ben altro. C’è il fatto che se non adeguatamente stimolati in classe si annoiano e da qui arrivano i problemi».
Un bambino gifted, in pratica, ha bisogno di una didattica personalizzata, che lo impegni e limiti, di conseguenza, i momenti in cui non avendo nulla da fare potrebbe distrarsi, distrarre gli altri, alzarsi, muoversi, attirare su di sé l’attenzione.  «Facciamo l’esempio di un alunno che ha ben chiaro ciò che l’insegnante sta spiegando, magari rispiegando. Potrebbe non trovare nessuno stimolo da questa situazione e di conseguenza da ciò scaturiscono reazioni di tipo oppositivo: disturba la classe, chiacchiera, fa il pagliaccetto per avere il compiacimento dei compagni, si alza o si rifiuta di fare la consegna.  I docenti ovviamente riconoscono ciò che conoscono e individuano in quei bambini quelle caratteristiche e quei comportamenti tipici dell’Adhd (disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività, ndr) e dell’iperattività. Bisogna entrare nella testa di questi alunni, capire il loro funzionamento, capire – aggiunge – cosa significa essere gifted: una volta che l’insegnante  capisce come stimolarlo e una volta messe in atto strategie didattiche ed emotive in classe, quell’alunno avrà un comportamento completamente diverso, sarà molto collaborativo». Individuare la plusdotazione, stimolare e supportare: i tre verbi che l’associazione Arborescienza si sforza di proporre a ogni incontro perché il disagio nasce quando i bisogni non vengono riconosciuti e accettati o peggio ancora, quando vengono negati.  «Ci sono ad esempio bambini molto sensibili che molto spesso si iper adattano all’ambiente, sono sempre accondiscendenti e tranquilli, non creano alcun problema in classe, ma a fronte di ciò che potrebbero fare si impegnano il minimo indispensabile: il sotto rendimento è un fenomeno che si verifica nel momento in cui il bambino gifted non è stimolato abbastanza, non mostra le sue vere alte competenze ma lavora sempre al di sotto delle sue possibilità. Un vero peccato. Perché quelle potenzialità potrebbero portarlo lontano». Quello degli studenti plusdotati, infatti, è un capitale umano che non dovrebbe essere disperso. Ed è per questo che bisogna fare in modo che il contesto scolastico non danneggi le sue potenzialità ma le esalti.

Una legge per il riconoscimento, appello al presidente Occhiuto

È difficile da credere ma non assecondare e soddisfare il bisogno di conoscenza di un bambino ad alto potenziale cognitivo può generare difficoltà nella quotidianità e portare addirittura all’abbandono scolastico. «Solo negli ultimi quindici giorni – afferma Amodio – la nostra associazione è stata contattata da dieci famiglie. Si tratta di genitori che hanno bisogno di consigli perché non sanno come rapportarsi con i loro figli e vogliono fare di tutto per garantire la loro serenità, a casa, a scuola, nel rapporto con i coetanei».  Molti genitori vivono anche un ulteriore disagio, «quello legato al senso di colpa per una figlia o un figlio con una personalità così complessa e delle peculiarità tali da renderli diversi agli occhi dei compagni, degli insegnanti degli altri genitori. Spesso hanno anche paura di sottolineare a scuola la neurodiversità dei loro bambini per il timore che questo possa avere delle ripercussioni negative».
C’è un disegno di legge firmato dal senatore Zanettin per il riconoscimento degli alunni con alto potenziale cognitivo, l’adozione di piani didattici personalizzati e la formazione del personale scolastico. «Per accelerare su questa proposta di legge ferma al Senato dal 2018 abbiamo raccolto più di 15mila firme. Manca poco – conclude Amodio – e non ci fermeremo, abbiamo intenzione di chiedere una presa di posizione anche al Presidente della Regione Calabria Occhiuto affinché venga discussa questa proposta di legge che favorirebbe non solo i bambini gifted, perché puntiamo ad un insieme di strategie didattiche da attuare in classe a favore di tutti, perché noi non vogliamo una didattica differenziata ma inclusiva».

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