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Imponimento, il pentito Barbieri: «Quando parlava Rocco Anello tutti dovevano obbedire»

In collegamento nel corso dell’ultima udienza l’ex luogotenente di Domenico Bonavota parla degli Stillitani e della presenza degli Anello nei villaggi. Ma non ricorda i nomi: «Non li ho mai visti»

Pubblicato il: 20/02/2024 – 7:01
di Giorgio Curcio
Imponimento, il pentito Barbieri: «Quando parlava Rocco Anello tutti dovevano obbedire»

LAMEZIA TERME Tra dichiarazioni a metà, date confuse e «non ricordo» si è svolta, nel Tribunale di Lamezia Terme, l’ultima udienza del processo Imponimento contro la cosca Anello-Fruci. Collegato in remoto e interrogato dal pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo, il collaboratore di giustizia Onofrio Barbieri, classe ’80 ex luogotenente del boss Domenico Bonavota di Sant’Onofrio, ha messo in fila una serie di episodi, con alcuni vuoti temporali e di memoria. In particolare, sui villaggi turistici presenti sulla costa tirrenica. «I villaggi erano quelli degli Stillitani» racconta il pentito «ma non ricordo bene i nomi, non so bene cosa facevano».

Le estorsioni degli Anello ai villaggi

Su input del pm De Bernardo, il pentito ha spiegato: «Ai villaggi erano gli Anello a effettuare estorsioni, sistemavano le loro ditte come quelle del pane di Domenico Cugliari, “Micu i Mela”, lo zio di Domenico Bonavota, appartenente al clan. A dirmelo era stato proprio Bonavota». «Fu Tommaso Anello – ha spiegato Barbieri – a parlare con uno degli Stillitani, spiegandogli proprio che sarebbe stata la loro azienda a fornire il pane nel villaggio». Ma il pentito non riesce a dire né quando ciò sarebbe avvenuto, né con quale degli Stillitani Tommaso Anello avrebbe parlato. Nel corso dell’interrogatorio Barbieri parla di Antonio Facciolo che «aveva una ditta di pulizie, anche lui nei villaggi, e fu inserito grazie all’intervento di Anello, parlando con Stillitani». «Se c’era una ditta o qualcuno che aveva bisogno lo dicevamo a Facciolo ed era lui a interfacciarsi con Stillitani, avevano un rapporto molto stretto».

Le vacanze del fratello

Durante l’interrogatorio da remoto, Barbieri ha spiegato ancora: «Mio fratello ogni estate andava al Club Med a farsi le vacanze, qualche volta pagando qualche volta no. Poi parlava con Rocco e Tommaso Anello e quindi non pagava». «C’erano accordi tra Rocco Anello e gli Stillitani per l’inserimento delle aziende nel villaggio, me lo ha raccontato Domenico Bonavota, ma non so i dettagli e neanche perché lui lo sapesse». Nel suo interrogatorio, però, Barbieri non ricorda il nome di battesimo di Stillitani, ma sa che si tratta di due fratelli sebbene non ricordi neanche di averli mai visti. In un episodio, raccontato in aula, Barbieri ha spiegato di aver avuto una volta una interlocuzione diretta con il presunto capo cosca Rocco Anello. «Rocco Anello una volta mi ha mandato a mettere una bomba a un’attività commerciale nel suo paese, a Filadelfia. Era una struttura dove ora il figlio di Rocco Anello vende auto, non ricordo bene la data, ma andai insieme a Michele Bonavota». Barbieri non ricorda la data, in aula riferisce prima il 2002, poi dopo l’omicidio di Cracolici.

La guardiania e l’ospite latitante

A proposito di villaggi, Barbieri spiega: «Francesco Michienzi lavorava in un villaggio, faceva il guardiano, ma non so come avesse ottenuto il posto, ma so che è stato Rocco Anello a intervenire. La guardiania era in mano agli Anello, me l’ha detto Domenico Bonavota, anche nel villaggio di Stillitani». «So che un De Stefano era stato ospitato in un villaggio, me l’ha detto Domenico Bonavota, dove lavorava Michienzi. Parliamo del 2005 e questo De Stefano era un latitante». Per Barbieri non c’era modo di opporsi perché era stata una decisione di Rocco Anello e «quando parlava lui tutti dovevano obbedire». (g.curcio@corriereca.it)

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