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«Ci vuole esperienza, bisogna essere calabrese». I summit a Reggio Emilia durante il lockdown per le fatture inesistenti

Dalle carte dell’inchiesta “Minefield” emerge il ruolo dei fratelli Lequoque e del “capo” Ranati. Gli incontri nella concessionaria di Reggio Emilia, ufficio operativo del gruppo

Pubblicato il: 21/02/2024 – 15:37
di Giorgio Curcio
«Ci vuole esperienza, bisogna essere calabrese». I summit a Reggio Emilia durante il lockdown per le fatture inesistenti

LAMEZIA TERME L’ufficio operativo del sodalizio criminale era stato individuato all’interno della sede della società “Passione Motori srl”, a Reggio Emilia. Era qui, infatti, che i fratelli Samuel e Gionata Lequoque, di Crotone ma in Emilia da anni e finiti in carcere insieme a Leonardo Ranati, e Francesco Emilio Anastasio, finito invece ai domiciliari, si incontravano. Riunioni operative – dicono gli inquirenti della Procura di Reggio Emilia – per definire le strategie e le mosse del gruppo in ordine ai reati di frodi fiscali, indebite percezione di risorse pubbliche, reati fallimentari, autoriciclaggio e riciclaggio internazionale.

I summit durante il lockdown

«No, ‘sti cristiani niente, se siamo insieme, siamo insieme nella buona e nella cattiva sorte… Allora non ha capito un cazzo, neanche te, non hai capito proprio niente allora. Deve venire punto…». È il 2020, siamo in piena pandemia da Covid-19 e la polizia giudiziaria riesce a documentare una serie di riunioni all’interno della società. Il primo risale all’11 aprile 2020 durante il lockdown. Gli inquirenti intercettano una conversazione tra i fratelli Lequoque in cui Samuel, un po’ nervoso, pretende di ottenere la partecipazione delle persone convocate. Che effettivamente prenderanno parte al summit. Le forze dell’ordine a questo punto predispongono un controllo di polizia per identificare i partecipanti, sfruttando la necessità di controllare il rispetto della vigente normativa – all’epoca – in materia di “Emergenza sanitaria Covid 19”. Uno dei partecipanti, fermato dagli agenti, mentendo dice di essere andato a consegnare dispositivi di protezione individuale (mascherine), per l’emergenza sanitaria in corso, senza peraltro specificare il luogo della consegna e il destinatario del materiale, notando anche un certo nervosismo e un po’ di preoccupazione, soprattutto dopo aver mostrato l’autocertificazione che lo indicava come “elettricista” di una società della quale, invece, è amministratore di fatto.

«Ci vogliono 50 anni di esperienza, bisogna essere calabrese»

Un secondo incontro si è tenuto in data 13 maggio 2020, sempre all’interno della “Passione Motori”, In questo caso è stata registrato l’incontro di Francesco Emilio Anastasio con i fratelli Lequoque. «…io mi son guadagnato 2 e mezzo, 2 mesi e mezzo del tuo mensile… solo con una cosa, una parola… eh, li ci vogliono 50 anni di esperienza, bisogna essere calabrese», così dirà lo stesso Anastasio mentre è intercettato dagli inquirenti e parla con una donna all’interno del ristorante “Oro Nero”. All’incontro del 13 maggio ne segue un altro, il 25 maggio. A questo nuovo summit prendono parte Samuel Lequoque, Francesco Emilio Anastasio, Leonardo Ranati e Giovanni Battista Moschella in cui si ipotizza che gli indagati abbiano discusso di questioni rilevanti per la esistenza e la operatività del sodalizio. Il quinto incontro, invece, si tiene il 10 giugno 2020 presso il ristorante “Oro Nero” di Reggio Emilia, locale che secondo gli inquirenti sarebbe gestito a tutti gli effetti da Francesco Emilio Anastasio. Sono le 13.36 quando la pg registra l’arrivo dei fratelli Lequoque, Ranati e Moschella Giovanni Battista, tutti a bordo dell’Audi Q8, in uso a Gionata Lequoque. «… e il corpo della fattura, che cazzo ci metto?». «Allora, aspetta che ti mando la fattura, adesso aspetta che… ti mando, ti mando, ti mando una fattura ti mando, poi vabbè, te mandala e poi al limite fai la fattura che se metti il caso che poi chiamo il commercialista e me lo faccio dire…». È questo il tenore della conversazione intercettata tra Ranati e Anastasio.

Le fatture per operazioni inesistenti

Sulla base del riferimento temporale dell’incontro – scrivono gli inquirenti – è stata individuata dalla pg la fattura n. 1/79 del 09/06/2020, emessa dal fornitore ZALO SRLS (società cartiera nella disponibilità del sodalizio criminale) nei confronti della EVOLUTION DREAMS SRLS «società di fatto gestita da Francesco Emilio Anastasio», secondo l’accusa. Quindi si tratterebbe a tutti gli effetti di una fattura per operazione inesistente, perché lo stesso Anastasio si preoccupa di spiegare con attenzione le giustificazioni che la prestanome dovrebbe dare, in caso di domande scomode, alla funzionari della banca: «Eh Madalè, se ti dovrebbero dire qualcosa tu gli dici che noi, diciamo, di solito che lavoro fai? Tu gli dici noi appaltiamo i lavori e li diamo e li subappaltiamo…». L’ennesimo incontro del gruppo avviene il 12 giugno 2020, ancora nel ristorante “Oro Nero”, il cui oggetto si capisce solo nelle successive conversazioni intercettate. Mentre Samuel Lequoque chiama il Consolato bulgaro, in sottofondo si sente Ranati che parla con lui di soldi che hanno movimentato. «Franco ha dato 40… E son già sparati sull’Ehiteen… quanti cazzi di soldi abbiamo!». E ancora: «40 sono… 120, 16, 12 e quattro… 10 e trenta, 10 e trenta… qui ho 41 di Giambattista…». Quest’ultimo nome – secondo l’accusa – è riferibile al rappresentante della “D.G. SERVICE SRL” che avrebbe ricevuto a partire dal mese precedente la conversazione, fatture per operazioni inesistenti dalle due società cartiera del sodalizio criminale ovvero la “ZALO SRLS” e la “ECO IMPIANTI SRLS”, per un imponibile totale di 41.660 euro, importo congruo con quanto riferito nella conversazione intercettata. (g.curcio@corrierecal.it)

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