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‘Ndrangheta, due clan al comando tra Borgia e Vallefiorita: i Bruno e i Caterisano “colpiti” ma non affondati

I due gruppi criminali, nonostante l’operazione “Jonny”, sono stati in grado di riorganizzarsi attraverso nuove leve e nuovi affiliati

Pubblicato il: 22/02/2024 – 12:51
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta, due clan al comando tra Borgia e Vallefiorita: i Bruno e i Caterisano “colpiti” ma non affondati

CATANZARO Due organizzazioni legate alla ‘ndrangheta, in grado di spartirsi una larga fetta di territorio, piegata in larga parta alle volontà e al potere criminale. Da una parte la famiglia Caterisano, dall’altra la cosca Bruno. La prima attiva sul territorio di Roccelletta di Borgia, Borgia, Cortale, Girifalco e zone limitrofe dall’anno 2006; la seconda nei territori di Vallefiorita, Amaroni, Squillace ed aree limitrofe. È un primo dato essenziale emerso dall’inchiesta ribattezzata, non a caso, “Scolacium” coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Con il blitz eseguito all’alba di oggi dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catanzaro, in carcere sono finiti in 19 mentre altri 3 si trovano ora ai domiciliari.

Due clan al comando

Estorsioni, incendi ma anche reati in materia di armi e la detenzione, finalizzata allo spaccio, di sostanze stupefacenti di vario tipo. Queste le “specialità” del gruppo Catarisano. Toccava ai Bruno, invece, così come riporta il gip nell’ordinanza, la fabbricazione di ordigni esplosivi utilizzati per alcuni episodi estorsivi. Ma anche il sequestro di persona oltre ai reati legati al traffico di cocaina. Lo spaccato emerso nel corso dell’attività investigativa coordinata dalla Dda di Catanzaro è quello di una nuova definizione degli equilibri criminali nei comprensori dei comuni di Borgia e Vallefiorita, e aree limitrofe, da parte degli esponenti delle due consorterie criminali, in grado tuttora di esercitare una costante pressione ‘ndranghetista e la conseguente capacità di intimidazione. Una condizione di «asservimento e di omertà» scrive il gip nell’ordinanza, che ha consentito di far crescere in modo esponenziale il potere criminale delle due fazioni, manifestata con una serie indeterminata di delitti, contro il patrimonio, in materia di armi, stupefacenti ed estorsioni per acquisire in modo diretto (o indiretto) la gestione e il controllo di attività economiche, nelle forniture per la realizzazione di opere pubbliche e private per servizi di vario genere.

caterisano e bruno scolacium

Lo spartiacque “Jonny” e le nuove leve

Cruciale per le sorti dei due gruppi ‘ndranghetisti è stata l’operazione “Jonny”, una vera e propria linea di confine tra un “prima” e un “dopo”, la chiusura di un ciclo e l’inizio di una nuova stagione nella quale, entrambe le cosche, sono comunque riuscite a riorganizzarsi e mantenere inalterato il loro potere criminale. La cosca Bruno, in particolare, ha registrato – come scrive il gip nell’ordinanza – l’ascesa nell’organigramma di Gennaro Felicetta, classe 1992 finito oggi in carcere, nipote degli storici capi Giovanni, Giuseppe e Francesco Bruno, in qualità di reggente per conto di Francesco Bruno che, nonostante lo stato detentivo, ha comunque mantenuto il comando del clan, continuando a impartire disposizioni e fornire direttive agli associati. Felicetta, secondo quanto emerso dall’indagine, era in grado di avvalersi di un ristretto entourage nell’ambito del quale rivestiva un ruolo organizzativo un soggetto storicamente inserito nel clan, Danilo Vitello, classe ’79, finito in carcere. Era lui, secondo gli inquirenti, a guidarlo e a indirizzarlo nella politica criminale da adottare. C’era, poi, un numero molto limitato di nuovi sodali come Adrian Domianov Dimitrov, classe 1984, e Sandro Stilo, classe ’69, entrambi in carcere e che si erano conquistati la completa fiducia di Felicetta. Quanto invece alla cosca Catarisano, gli inquirenti hanno registrato una sorta di dualismo, con l’organizzazione e la direzione delle attività criminali divise tra Pietro Abbruzzo, classe ’52, e Massimo Citraro, classe ’66, entrambi finiti in carcere, grazie anche al contributo di soggetti legati storicamente al clan e ancora stabilmente inseriti nel clan come Vincenzo Tolone, Sandro Ielapi e Bruno Abbruzzo e di nuove leve come Antonio Paradiso e Giuseppe Cristofaro. Soggetti – nota il gip nell’ordinanza – finora mai associati a livello investigativo a contesti legati alla criminalità organizzata, ma che hanno dimostrato piena, costante e attiva adesione al sodalizio dei Catarisano, «dimostrandosi a conoscenza di circostanze e dinamiche anche riservate e godendo di notevole fiducia da parte degli altri appartenenti alla consorteria». (g.curcio@corrierecal.it)

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