REGGIO CALABRIA Un’operazione che fotografa «una realtà ‘ndranghetistica molto importante concentrata nella zona di Gallico», dove negli ultimi anni si sono verificate e hanno trovato «il loro fulcro tutte le maggiori questioni di ‘ndrangheta». Lo hanno spiegato il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e il procuratore aggiunto Walter Ignazzitto nel corso della conferenza stampa durante la quale è stata illustrata l’operazione della Procura reggina denominata “Gallicò”: due le ordinanze di applicazione di misure cautelari nei confronti di 18 persone (16 in carcere, 1 agli arresti domiciliari e 1 obbligo di presentazione alla p.g.). Associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, questi i reati contestati. Oltre ai destinatari dei provvedimenti cautelari, nei due procedimenti penali risultano indagati complessivamente 40 soggetti. Presenti in conferenza stampa il tenente colonnello Valerio Palmieri, comandante nucleo investigativo carabinieri, il tenente colonnello Antonio Merola, comandante Reparto operativo Carabinieri, Alfonso Iadevaia, dirigente Squadra Mobile Reggio Calabria, Giuseppe Izzo, direttore Sisco Reggio Calabria.
Controllo delle attività commerciali, dai supermercati, ai centri scommesse, al mercato del pane. «Questa indagine – ha spiegato Bombardieri – dimostra plasticamente di come la ‘ndrangheta voglia controllare il territorio di riferimento». «C’era un’imposizione da parte della cosca di chi doveva vendere il pane, veniva imposto di rifornirsi di farina da determinati soggetti». Centrale la figura di Gino Molinetti, che aveva imposto “il proprio imperativo”. «Molinetti – ha spiegato il procuratore Bombardieri – viene individuato come figura di riferimento, soprattutto se si parla di attività di danneggiamenti e intimidazioni».
L’attività investigativa svolta congiuntamente dalla polizia e dai carabinieri è riuscita a fare luce sull’omicidio di Francesco Catalano, avvenuto il 14 febbraio 2019, esattamente un anno dopo quello di Pasquale Chindemi, il 14 febbraio 2018. «Riteniamo che entrambi siano stati perpetrati nell’ambito dell’assunzione del comando a Gallico», ha detto il procuratore aggiunto Ignazzitto, che sul punto ha menzionato la figura di Mario Corso, già tratto in arresto in quanto ritenuto responsabile del sequestro di un anziano, al quale è stato amputato un dito. «La ‘ndrangheta è “Archicentrica”, ma negli ultimi anni tutte le maggiori questioni hanno trovato il loro fulcro in Gallico», ha spiegato Ignazzitto.
Centrale il mutuo soccorso ai detenuti. «Il sostentamento dei detenuti emerge chiaramente», ha detto Bombardieri. Un vero e proprio “stipendio” per il loro mantenimento e per sostenere le spese legali. Detenuti, che nonostante la loro condizione, continuano a controllare in modo “fittissimo” il territorio. Le indagini hanno dimostrato come il clan avesse pianificato l’evasione dal carcere di uno dei suoi maggiori esponenti, «progetto poi non andato a buon fine», ha detto Bombardieri. L’operazione, ha rimarcato Ignazzitto, rappresenta «una ulteriore tessera di un puzzle complesso che ha dimostrato ancora una volta come le cosche dialoghino ormai sinergicamente e fanno affari con una compenetrazione di interessi». (m.ripolo@corrierecal.it)
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