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Lamezia, il popolo ucraino si stringe dopo due anni di guerra. «Saremo liberi anche grazie agli italiani» – VIDEO E FOTO

A due anni dall’invasione, la comunità ucraina, nonostante la pioggia, celebra l’anniversario. «Avete salvato i nostri figli»

Pubblicato il: 25/02/2024 – 20:05
di Giorgio Curcio
Lamezia, il popolo ucraino si stringe dopo due anni di guerra. «Saremo liberi anche grazie agli italiani» – VIDEO E FOTO

LAMEZIA TERME Pioggia fitta e fina, cielo quasi bianco. Scenario e clima simili a quelli della loro terra, lontana poche migliaia di chilometri eppure così vicina. Al cuore ma anche nella mente di chi, da ormai due anni, vive nell’angoscia e nel terrore, nella disperazione. Lontano da casa, dai familiari, dagli amici. Dalla loro Ucraina. L’invasione su larga scala dell’esercito russo di Putin avvenuta il 24 febbraio del 2022 ha segnato uno spartiacque tra un “prima” e un “dopo”, portato distruzioni, morti, e la fuga di milioni di ucraini verso l’Europa, il continente di cui hanno sempre sognato di far parte, affacciandosi però dalle finestre delle loro case, passeggiando nelle loro piazze e tra le strade delle loro città, ora distrutte dalle bombe e dai missili russi.

Il ricordo a Lamezia

Sulla scia di quanto avvenuto ieri in occasione del secondo anniversario nelle piazze di Roma e Milano, così come in tante altre città europee, anche in Calabria e a Lamezia Terme questa sera una rappresentanza del popolo ucraino ha deciso di stringersi nella memoria e nella speranza, tra canti ucraini e il loro inno nazionale, trasmettendo messaggi di speranza. Ma anche di gratitudine verso chi, in questi ultimi due anni, ha dato loro una mano concreta, superando le promesse le parole. Quelle degli aiuti da Europa e soprattutto Usa che stentano ad arrivare e che stanno mettendo in serio pericolo la resistenza ucraina, con l’esercito costretto a difendere i propri confini con sempre meno munizioni.

«Siamo un popolo libero e indipendente»

«Non parlo di ruolo e di associazioni – spiega al Corriere della Calabria Yuliya Shklyarenko da Catanzaro – perché il nostro ruolo più importante è di essere uniti tra di noi ucraini. Ci sono associazioni diverse, da Soverato, da Crotone, da Lamezia, da Catanzaro, però il primo nostro appello e la prima nostra parola è che noi siamo ucraini. Dobbiamo essere uniti tra di noi, perché questa guerra la potremo vincere solo unendo le nostre forze, certamente insieme con voi italiani. La situazione si sta complicando giorno dopo giorno ed è anche più difficile a livello politico, però la forza umana e la resistenza dei nostri militari, dei nostri connazionali, delle donne, dei bambini ci fa andare avanti. Loro non smettono di credere alla vittoria e certamente noi crediamo e lo sappiamo che la vittoria sarà nostra perché noi siamo popolo libero, democratico, indipendente».

«Avete salvato i nostri figli»

«Vorrei ringraziare il governo italiano e la premier Giorgia Meloni – ci dice invece Lina Tsepla arrivata da Crotone – mi hanno colpito le parole che ha pronunciato ieri nell’aeroporto vicino Kiev, in quell’aeroporto che rappresenta la resistenza e che i russi volevano prendere dopo tre giorni entrando nella capitale, però senza riuscirci proprio per la resistenza e per l’amore per la nostra patria. Giorgia Meloni ha detto che non sono importanti i missili, le armi e la guerra. L’importanza sta nell’amore, essere uniti e proteggere la sua patria». Grande anche stavolta lo sforzo organizzativo di Stanislav Shevchenko dell’“Associazione Svitanok di Lamezia. «Siamo uniti e in questi due anni siamo diventati molto più forti rispetto a prima. Abbiamo organizzato una grande raccolta volontaria di diversi beni umanitari, abbiamo spedito in grande quantità, grazie al popolo italiano, grazie ad altri popoli che vivono in Calabria. Il nostro popolo ha la possibilità di vivere e salvare la vita dei suoi figli, grazie a tutto il popolo che ha aperto le porte per le nostre mamme e i loro i figli, salvando la loro vita. È una guerra ingiusta, colpa dello Stato che ha attaccato, quello che continua a bombardare tutti i nostri scuole, ospedali, infrastrutture civili, uccidere e violentare il popolo. Dobbiamo essere sempre uniti e continuare a combattere perché qua si parla di sicurezza mondiale». (g.curcio@corrierecal.it)

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