CUTRO Fiaccole e peluche, dolore e rabbia, lacrime e silenzi, silenzi (più o meno) colpevoli come anche certe assenze. Cutro un anno dopo è un viaggio nel cuore della Calabria che si fa per l’ennesima volta terra di solidarietà e di umanità. Da sabato fino a oggi, tra la spiaggia di Steccato di Cutro nella quale la notte del 26 febbraio 2023 si infransero quasi un centinaio di vite – molti di bambini – e altrettante speranze, e Crotone hanno sfilato i superstiti di quella immane tragedia, i loro familiari, il popolo calabrese che non si gira dall’altra parte e anche i rappresentati di quelle istituzioni che a loro volta non si sono girate dall’altra parte. La veglia notturna tra preghiere e la risacca struggente di quel mare che un anno fa si trasformò in un cimitero di migranti annegati tra omissioni di soccorso, rimpalli di competenze e un diffuso clima di disinteresse. Cutro un anno dopo sono ancora tante, troppe zone d’ombra, anche sul piano giudiziario, con inchieste che sembrano essere rimaste ancora in superficie, timide nel tentativo di accertare responsabilità nella catena dei soccorsi (che di fatto non ha funzionato) e celeri soltanto nell’accertare responsabilità ai livelli più bassi della stessa catena. Da qui le reiterate richieste dei familiari delle vittime, delle associazioni di volontariato riunite nella Rete 26 Febbraio alla giustizia e alla verità, finora negata. Da qui le pressanti richieste di qualche segnale di “umanità” da una politica e da una burocrazia da film dell’orrore, simboleggiate dai mancati ricongiungimenti e dal mancato riconoscimento ai migranti dei più elementari diritti.
Cutro un anno dopo è infine il diverso atteggiamento delle istituzioni, per come si era già visto del resto all’indomani della tragedia. Del governo Meloni nessuna traccia: del resto cosa aspettarsi da un esecutivo che l’anno scorso organizzò un Consiglio dei ministri straordinario nel comune di Cutro senza trovare il tempo di passare dal luogo della tragedia o dal PalaMilione, dove invece si era recato il capo dello Stato Mattarella? Cosa aspettarsi da un esecutivo che già un anno fa si produsse in una balbettante, imbarazzante e imbarazzata conferenza stampa evitando accuratamente il contatto con i familiari delle vittime e anche con il popolo calabrese, tenuto dietro le fredde transenne di prammatica?. L’umico segnale è arrivato dal ministro dell’Interno Piantedosi che qualche giorno fa, in forma riservata e quasi “clandestina”, ha reso omaggio alle vittime. Troppo poco, davvero troppo poco, francamente. La Regione invece ha fatto la sua parte: il governatore Roberto Occhiuto ha messo la propria faccia quasi a colmare il vuoto istituzionale del governo (mettendoci anche una “toppa” politica), organizzando diverse iniziative e dicendosi disponibile a fare da tramite tra governo e superstiti/familiari. Al fondo di questi giorni resta comunque l’immagine bella della Calabria solidale, anche nelle parole e nei gesti dei sindaci, a partire da quello di Cutro, Antonio Ceraso, e nelle testimonianze concrete di umanità, e al fondo di questi due giorni si staglia, tra le tante, la figura della signora Nicolina Parisi, l’anziana di Botricello che aveva messo a disposizione dei familiari dei migranti morti nel mare di Cutro la tomba di famiglia. Il presidente Mattarella l’ha insignita del riconoscimento di Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana: “Per rappresentare lo spirito di solidarietà mostrato dalla popolazione calabrese nell’offrire un aiuto dopo il terribile naufragio di Cutro”, ha scritto Mattarella. Cogliendo perfettamente il cuore della storia. (a. cant.)
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