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L’inchiesta

Gioia Tauro, il container pieno di cocaina dal Brasile e il “dottore” «costretto a seguire le regole»

Il doganiere avrebbe agito «mettendo in salvo i componenti dell’organizzazione dall’arresto in flagranza di reato»

Pubblicato il: 02/03/2024 – 10:00
Gioia Tauro, il container pieno di cocaina dal Brasile e il “dottore” «costretto a seguire le regole»

GIOIA TAURO Una «piena adesione da parte del dottore» per il piano che prevedeva il passaggio del container contenente droga. Il “dottore”, secondo gli inquirenti, sarebbe Mario Giuseppe Solano, funzionario della dogana arrestato nell’ambito dell’indagine sul traffico di droga al porto di Gioia Tauro. Insieme a lui sono finiti in arresto un altro funzionario doganale e una dipendente di una società di spedizione, quest’ultima finita ai domiciliari. Dall’inchiesta emerge come gli indagati avrebbero favorito l’importazione di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, manipolando od omettendo i controlli sui container che arrivavano nel porto di Gioia Tauro. Solano, in particolare, sarebbe stato «al soldo dell’organizzazione criminale».

Il container con 500 panetti di cocaina

Gli inquirenti riportano l’emblematico episodio, risalente a giugno 2020, di un container proveniente dal Brasile, più precisamente da Itapoa. A bordo oltre 500 panetti di cocaina, che l’organizzazione avrebbe tentato di recuperare nonostante si trattasse di un «container segnalato» dalle forze dell’ordine. È lo stesso Domenico Cutrì, indagato, a dare conto della “segnalazione” in un’intercettazione con Giuseppe Papalia (anche lui indagato), pur non sapendo a quale specifico container si riferisse. «Allora in questo arrivo c’è un container segnalato» dice Cutrì al suo interlocutore. Su quale fosse in particolare, Cutrì rassicura che «il suo informatore si era già messo a disposizione per verificare se, nella lista di blocco di cui disponeva, fosse inserito anche il container di interesse». Per gli inquirenti «un’informazione preventiva sui blocchi poteva essere fornita solo da soggetti preposti al controllo, come appunto un doganiere». Nonostante la sorveglianza delle forze dell’ordine, era loro intenzione tentare il recupero dello stupefacente, ma, risponde Cutrì: «Se è segnalato come la volta scorsa non può fare niente nessuno».

Il controllo scanner e il sequestro successivo

«Se fa scanner lui ci aiuta, che dici?». Nonostante la “segnalazione”, dunque, il tentativo è quello di recuperare la cocaina, sperando nell’aiuto del funzionario doganale. «Vedi perfavore se il dottore riuscisse a svincolarlo prima così una volta che ci da la bolletta (i documenti di rilascio, ndr) scappo subito a prenderlo» riferisce Papalia a Cutrì. L’idea era quella di ritirare lo stupefacente prima del controllo delle forze dell’ordine. Tentativo che fallisce a causa del sequestro immediato della guardia di finanza, per un totale di 542, 565 kg di droga bloccata. «I container sono arrivati bloccati» riferisce Papalia. «Ieri domenica i cani sbirri di m**** hanno aperto hanno spaccato tutto il mondo e hanno tirato merce» continua nel messaggio. A facilitare il blocco del container sarebbe stato il controllo scanner dei funzionari doganali, che in questo caso avrebbe funzionato perfettamente, segnalando un contenuto «non coerente a quanto dichiarato». Un comportamento “corretto” che per gli inquirenti deriverebbe da un motivo preciso.

Gli indagati spaventati dal “localizzatore”

A frenare il tentativo di recupero sarebbe stato il localizzatore posto sul container dalle forze dell’ordine, una pratica che mira a «beccare gli autori con le mani nel sacco». La condotta, questa volta corretta, di Solano che ha bloccato il container dopo il controllo scanner sarebbe dovuta alla «presenza delle forze dell’ordine» che, secondo gli inquirenti, «aveva costituito un intoppo per il funzionario corrotto». Di conseguenza, il “dottore” «era stato costretto a “seguire le regole” per evitare di esporsi con gli investigatori», avvisando anche «il “socio” Papalia del localizzatore» e «mettendo in salvo alcuni dei suoi componenti dall’inevitabile arresto in flagranza di reato». Tanto che Papalia stesso tira un sospiro di sollievo: «il dottore menomale che ha seguito regole e non ha anticipato» altrimenti lui «oggi era distrutto». (Ma.Ru.)

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