LAMEZIA TERME Le certezze sono poche, pochissime, del resto di tempo ancore ce n’è parecchio e soprattutto si deve chiarire il quadro nazionale. La corsa dei partiti alle Europee è ancora a fari spenti, e non potrebbe essere diversamente considerando che nel futuro immediato ci sono in calendario alcuni step – come a esempio le Regionali in Abruzzo – che potrebbero introdurre nuovi elementi nelle coalizioni, già peraltro abbastanza terremotate dalle elezioni che in Sardegna hanno incoronato la neogovernatrice Alessandra Todde, del M5S. A Roma ovviamente le segreterie dei partiti sono da tempo già al lavoro per la definizione delle candidature alle Europee ma è un lavoro ancora molto in superficie, perché ancora dev’essere sbrogliato il “nodo” che riguarda un po’ tutte le forze politiche: e cioè cosa faranno i leader? Scenderanno in campo direttamente e in prima persona – giusto per fare dei nomi – Giorgia Meloni, Matteo Salvini e/o Antonio Tajani nel centrodestra ed Elly Schelin per il Pd? Tutti attendono le decisioni dei leader. Fin quando non arriveranno si farà molta accademia. Perché è evidente che la discesa in campo dei big determinerà a cascata anche le altre candidature e gli assetti sui territori. Un dato comunque sembra assodato: le Europee saranno una conta, all’interno delle coalizioni e all’interno dei partiti, visto che si vota con il proporzionale e ognuno deve badare in prima battuta a sé stesso. E anche discussioni come quella che sta animando il centrosinistra – campo largo o giusto che dir si voglia – andrà al momento accantonata.
Ovviamente tutte queste dinamiche si riproducono inevitabilmente anche in sede territoriale, e nelle regioni come la Calabria, la cui dipendenza dal centro sarà ulteriormente potenziata in vista delle Europee. Vale sempre il discorso dell’attesa delle decisioni dei leader nazionali, il che rende le “manovre” in sede regionale ancora molto vaghe, anche se le “manovre” ci sono. Nel campo del centrodestra la Calabria sembra comunque riproporre lo schema nazionale che di fatto vede Forza Italia e Lega contendersi il campo e lottare voto a voto, con Fratelli d’Italia alla finestra anche se l’asse dei meloniani con i forzisti – anche alle nostre latitudini – appare evidente. Il congresso nazionale di Forza Italia che ha investito il governatore e leader calabrese Roberto Occhiuto di un ruolo di vertice ha anche indicato la Calabria come la cassaforte e la roccaforte su cui gli azzurri confidano per la sfida elettorale e per la lotta per linee interne con la Lega. I “colonnelli” forzisti saranno impegnati in campagna elettorale in uno sforzo sicuramente intenso: quanto alle “papabili” candidature, al momento i bene informati confermano le indiscrezioni sulla vicepresidente della Giunta regionale Giusi Princi, vicinissima al coordinatore regionale di Fi Francesco Cannizzaro, e sulla presidente dell’Anci e presidente della Provincia di Cosenza Rosaria Succurro, vicinissima a Occhiuto. Secondo gli ultimi boatos, alla fine Forza Italia Calabria potrebbe concentrare le proprie energie su una sola candidatura di bandiera, da affiancare a quella del campano Fulvio Martusciello che guiderà il collegio Sud e in Calabria ha già un accordo con lo stato maggiore del partito: fonti qualificate poi parlano di un pressing sempre continuo sull’assessore regionale e campione delle preferenze Gianluca Gallo, che per ora sta resistendo strenuamente alle sirene elettorali mantenendo un no inscalfibile. La corsa di Fi comunque sarà verosimilmente un braccio di ferro con la Lega. Il leader del Carroccio Matteo Salvini infatti ha bisogno della “tenuta” del Sud per puntellare la sua leadership messa in discussione al Nord, per questo ha letteralmente “insediato” sul territorio il sottosegretario Claudio Durigon, regista di tutte le recenti operazioni leghiste in terra calabra: la Lega nel collegio Sud candiderà l’uscente ex forzista Aldo Patriciello, al quale – dicono i bene informati – potrebbe essere affiancata in tandem la deputata Simona Loizzo, inoltre tra i calabri il Carroccio potrebbe spendere il nome del consigliere regionale Giuseppe Mattiani, di recente strappato a Forza Italia ed elettoralmente piuttosto forte. Quanto al presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, qui la situazione sembra molto fluida: Mancuso avrebbe incontrato nei giorni scorsi Durigon e il sottosegretario gli avrebbe chiesto di candidarsi, ma l’esito di questo primo contatto sarebbe stato interlocutorio (e intanto Mancuso si è cautelato con la riconferma alla guida di Palazzo Campanella, perché non si sa mai…). Quanto a Fratelli d’Italia, il partito della premier appare quello con meno affanni: in attesa di capire cosa farà la Meloni, in campo sono dati per sicuri alle Europee gli uscenti Vincenzo Sofo (peraltro ritenuto candidabile anche in un altro collegio) e Denis Nesci, al quale potrebbe essere affiancata la consigliera regionale Luciana De Francesco.
Nel campo del centrosinistra c’è già qualche casella chiusa: anzitutto la candidatura dell’ex presidente dell’Inps, il calabrese Pasquale Tridico, come capolista per il Movimento 5 Stelle nel collegio Sud, e poi la candidatura di Mimmo Lucano con Alleanza Verdi e Sinistra. Una candidatura, questa di Lucano, che ha fatto un po’ di rumore, perché l’ex sindaco di Riace è stato a lungo corteggiato dalla segreteria del Pd a guida Elly Schlein, ma Lucano ha respinto il corteggiamento, con motivazioni piuttosto critiche all’indirizzo dei dem. Un “vulnus”, per il Pd calabrese, che – come gran parte dei partiti, del resto – attende evoluzioni e indicazioni da Roma. In alcune recenti interviste il segretario regionale Nicola Irto ha riferito di diverse interlocuzioni in atto per raccogliere la disponibilità alla candidatura alle Europee ma il campo democrat in Calabria come si sa è sempre molto malmostoso e confuso. Intanto, secondo fonti qualificate il capogruppo del Pd alla Regione Mimmo Bevacqua avrebbe declinato la proposta, mentre si vocifera di sondaggi dei dem con personaggi autorevoli di area ma non organici al Pd – si parla del segretario della Cgil Calabria Angelo Sposato – e di sondaggi con esponenti della cosiddetta società civile. In casa Pd comunque la quadratura del cerchio resta sempre complicata. Il Movimento 5 Stelle invece ha definito la questione più importante, quella del capolista, Tridico, a quanto pare letteralmente imposto da Giuseppe Conte (non senza qualche mugugno in sede locale): per il resto, strada sbarrata per l’uscente Laura Ferrara, molto apprezzata tra gli attivisti calabri ma stoppata dalla regola del divieto del terzo mandato, mentre si tratta di capire come saranno individuati gli altri candidati pentastellati, se con la solita selezione online o “a chiamata”.
Infine, Azione di Carlo Calenda, che sicuramente sarà della partita alle Europee, una partita spartiacque del futuro del partito. In Calabria Azione si è messa in moto e ha già piazzato delle bandierine oltre le due – Francesco De Nisi, segretario, e Giuseppe Graziano, presidente del partito – già piantate alla Regione, sia pure in alleanza con il centrodestra, e sicuramente alle Europee si vorrà – e si dovrà – contare. Fonti accreditate sostengono che alla fine uno dei due big tra De Nisi e Graziano dovrà più o meno “obtorto collo” candidarsi, insieme a qualche altro big come il vicesindaco metropolitano di Reggio Carmelo Versace, altro nome indicato tra i “papabili” alfieri di Calenda nella corsa per Strasburgo. (ant. cant.)
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