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La riflessione

Elezione diretta del premier: toglierebbe potere al capo dello Stato

L’Agenzia ANSA ha pubblicato, settimane fa, un commento del presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Gianfranco Pagliarulo, che riguarda l’elezione diretta del Presidente del Co…

Pubblicato il: 04/03/2024 – 19:24
di Franco Scrima*
Elezione diretta del premier: toglierebbe potere al capo dello Stato

L’Agenzia ANSA ha pubblicato, settimane fa, un commento del presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Gianfranco Pagliarulo, che riguarda l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri.
“Non è vero – secondo Pagliarulo – ciò che afferma la presidente Meloni. E’ vero, piuttosto, che l’elezione diretta del Presidente del Consiglio toglierebbe potere al Capo dello Stato e stravolgerebbe la Costituzione”. E aggiunge: se il Presidente del Consiglio venisse eletto “a suffragio universale”, cioè dagli italiani elettori, il Capo dello Stato ne dovrebbe prendere atto, anche a costo di stravolgere la Costituzione che, all’art. 88 gli conferisce il mandato per sciogliere le Camere, dopo aver sentito i rispettivi presidenti. 
Mai dimenticare che il primato della Democrazia Costituzionale è la separazione dei poteri. Essi, infatti, costituiscono le basi della democrazia parlamentare a cui si ispira la Carta Costituente. Così come non guasta ricordare che per Repubblica democratica e rappresentativa si intende che i cittadini sono uguali, senza privilegi di ceto, e che le leggi sono l’espressione della volontà popolare. Sicchè tutte le cariche pubbliche, compresa quella del Capo dello Stato che rappresenta l’unità nazionale, si riconducono al consenso del popolo.
A giusta ragione Pagliarulo aggiunge che la differenza sostanziale consiste nel fatto che mentre la Costituzione prevede che, in casi necessari, il Presidente della Repubblica può sciogliere le Camere, con l’elezione diretta del Presidente del Consiglio verrebbero meno i poteri fondamentali. Ecco perché si è parlato di elezione diretta.
I politologi sono concordi nel sostenere che il “premierato” toglierebbe peso al sistema democratico, con ripercussioni anche per la Carta Costituzionale che verrebbe ad essere, di fatto, modificata nella parte che riguarda la democrazia parlamentare.
Naturalmente una riforma di quel tipo potrebbe dare manforte al progetto di Calderoli che si batte per l’”autonomia differenziata portatrice di diritti diversi a seconda delle regioni. Con differenze sostanziali tra quelle ricche e quelle povere, tra Nord e Sud, tanto per essere chiari. E’ opportuno considerare che il danno maggiore sarebbe porre fine al principio di eguaglianza, sancito dalla Costituzione. Anche se è proprio questo il sogno del Nord!
Chiunque siano gli artefici del tentativo di riformare il Paese prescindendo dalla Costituzione è bene che si sappia, sin da subito, che bisognerà fare i conti con i meridionali, i quali hanno già capito che l’elezione diretta del Presidente del Consiglio non solo toglierebbe potere al Capo dello Stato, al Parlamento e alle “opposizioni”, privandole di peso politico, quanto sancirebbe il peggiore dei pericoli: dividere l’Italia.
Con una classe politica di questa portata sarebbe pressoché inutile dissertare sull’unità d’Italia: il “vento” che spira dal Nord sembra essere diretto ad abbattere l’unità del Paese. Si tenta di dimenticare quanto sia costata in termine di vite umane e di sacrifici. Perciò è insopportabile che nel Paese possa esserci ancora qualcuno che pensa di essere superiore solo perché vive in una regione del Nord; ancora più grave se cerca di isolare le popolazioni del Sud, dimenticandosi che senza di esse la sua “italianità” probabilmente non ci sarebbe mai stata.
Non si riesce (o non si vuole) comprendere che, così facendo, la deriva può diventare pericolosa; e può esserlo ancora di più se si insiste a voler disconoscere i diritti dei cittadini, di tutti i cittadini, anche di quelli del Sud, così come è sancito dalla Costituzione che vuole uguaglianza e legalità sia tra le regioni del Nord che del Centro e del Sud. L’Italia è una e tale deve restare. Chi avverte il “solletico” di riforme, è libero di cambiare aria, anche espatriando.  
Chi lancia sul “mercato politico” proposte diverse probabilmente ritiene che gli altri siano incapaci di comprendere la portata o “deboli” a reagire. Non guasta sapere che la frammentazione del Paese, comunque determinata, non riuscirà mai a prevalere sulle intelligenze e le capacità degli italiani e soprattutto delle popolazioni del Sud.    

*giornalista                                                                                                            

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