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Il ricordo

Vincenzo Rizzuto, la Calabria perde un grande intellettuale

È recentemente scomparso uno dei migliori intellettuali della Calabria contemporanea, il professor Vincenzo Rizzuto, ben conosciuto nella provincia di Cosenza, di meno nel resto della regione dove…

Pubblicato il: 09/03/2024 – 13:01
di Alfonso Lorelli*
Vincenzo Rizzuto, la Calabria perde un grande intellettuale

È recentemente scomparso uno dei migliori intellettuali della Calabria contemporanea, il professor Vincenzo Rizzuto, ben conosciuto nella provincia di Cosenza, di meno nel resto della regione dove pure sono arrivate le sue pubblicazioni ed il suo pensiero critico.
Vincenzo era nato ad Acri nel 1940 da padre artigiano e madre casalinga, aveva lavorato a lungo nella bottega paterna prima di dedicarsi agli studi da autodidatta fino alla laurea in Filosofia presso l’ateneo barese con una tesi sull’anti-positivismo e l’anti-hegelismo di Francesco Acri, relatore il professor Antimo Negri.
Dalla sua Acri si era traferito a Cosenza dopo il matrimonio con la nipote di Stefano Rodotà ed aveva insegnato per anni nel liceo scientifico di via Molinella, prima di andare a dirigere, da Preside, l’Istituto Nitti. Alla città d’origine, ai problemi della sua gente, ai suoi intellettuali più vivaci e rivoluzionari restò sempre legato, tanto da voler conservare ostinatamente anche l’inflessione dialettale acrese che lo distingueva.
Con Vincenzo ci siamo conosciuti “sul campo di battaglia”, nell’agone politico dei ruggenti ed esaltanti anni Settanta ed Ottanta del Novecento, con le esperienze della Nuova sinistra e delle sue diverse organizzazioni politiche, anche se le sue più pacate riflessioni riuscivano a controllare la passione politica più di quanto non riuscissi a fare io. Vi è stata tra di noi una goethiana affinità elettiva; ci legava la comune origine sociale, contadina la mia, artigiana la sua; ci accomunava il desiderio incontrollabile di spendere la nostra vita per il riscatto del proletariato urbano e rurale della nostra Calabria; ci univa la stessa funzione pedagogica che davamo al nostro insegnamento della storia e della filosofia, per essere stati entrambi docenti-allievi di un grande preside e filosofo meridionale, Luigi de Franco, il più profondo conoscitore della filosofia rinascimentale meridionale alla quale ha dedicato tutte le sue opere e con particolare riferimento al De Rerum Natura di Telesio ed a Tommaso Campanella. Di Gigino De Franco ci consideravamo allievi entrambi e lo ricordammo con commozione quando Vincenzo, pochi anni fa, venne ad Amantea a presentare, insieme ad Agazio Loiero, il mio libro “Perché il sud non è una polveriera”.
Il profondo sentire etico dell’esistenza ed il desiderio di contribuire al riscatto del proletariato non solo attraverso l’insegnamento e la scuola, Vincenzo li ha immessi in tutti i suoi romanzi, da “Racconti e riflessioni alla luna” al più recente “… e Caino disse, andiamo ai campi “. Tutti i suoi scritti sono improntati dal sentimento di amore per la povera gente meridionale costretta a vivere compressa dalle ingiustizie, dalla violenza mafiosa, dalla prepotenza di un ceto politico rapace, dall’emigrazione (quella degli analfabeti di ieri e quella dei laureati di oggi).
I suoi scritti, il suo impegno politico, la sua attività di docente e di dirigente scolastico, i suoi legami familiari ed amicali fanno di Vincenzo Rizzuto un intellettuale meridionale che non si è chiuso nella sua biblioteca ma ha voluto vivere “in media re” per contribuire al riscatto della propria gente. I calabresi lo ricorderanno con affetto e stima. 

*docente di storia e scrittore

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