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Il caso Pupo-Hume, De Cesare e Balzerani: il dibattito accademico è una cantina

Ai contendenti l’invito a vedere “Un altro Ferragosto” che ci sbatte in faccia come tutti “facciamo schifo” in un’Italia che ha perso sia la memoria che la speranza

Pubblicato il: 11/03/2024 – 15:14
di Paride Leporace
Il caso Pupo-Hume, De Cesare e Balzerani: il dibattito accademico è una cantina

Accade che un docente universitario Associato, abilitato ordinario all’Unical, per l’8 marzo decida di santificare la ricorrenza con un pensiero del filosofo Hume, suo terreno privilegiato curandone e studiandone l’opera da tempo. Il pensiero settecentesco del filosofo riguarda alcuni suoi saggi giovanili sulla galanteria maschile e alcuni suoi stretti derivati legati alle categorie delle buone maniere e alla superiorità fisica del maschile. Temi minati in epoca di politicamente corretto.
Spartaco Pupo è stato un dirigente giovanile della destra locale ai tempi di Fini, ha avuto una parentesi municipalista rendese, e poi si è dedicato con successo all’accademia curando i temi cari alla sua parte politica. La miccia Hume ha aperto il fronte delle reazioni social. Le più esplicite e politiche quelle del combattivo collettivo femminista Fem.in cosentineinlotta che hanno scritto su Instagram: “La cosa davvero grave è che questo soggetto insegna a centinaia di studenti e allo stesso tempo diffonde pubblicamente argomentazioni a sostegno dell’inferiorità del genere femminile, una teoria alla base delle innumerevoli forme di discriminazione, oppressione e violenza che subiamo tutti i giorni. Fuori il patriarcato dalla nostra università”.
Tutto abbastanza normale, secondo dialettica dei giorni nostri. Sui social scoppia la bagarre. Qualche progressista afferma che un pensiero del ‘700 non può essere attualizzato all’oggi (state attenti all’uso di Marx).
La vicenda prende una piega istituzionale. Il professore Pupo riceve una mail dall’avvocato Stella Ciarletta, “consigliera di fiducia” dell’Unical, in cui viene informato che diverse studentesse hanno segnalato il post come “disturbante e discriminatorio” e quindi chiede conto al docente di “chiarire meglio” e “contestualizzarlo”.
Una vicenda ai tempi del politicamente corretto abbastanza ridicola da parte di chi vuole controllare con categorie ideologiche il libero pensiero e il diritto d’opinione. A far buriana e confusione ci ha pensato l’onorevole Alfredo Antoniozzi di FdI che in un suo comunicato riferisce di “una sorta di esortazione istituzionale da un soggetto che scrive a nome dell’ateneo che gli chiedeva di cancellare il post incriminato minacciando l’avvio di procedimenti disciplinare”. Per stare al testo che abbiamo potuto verificare l’avvocato Ciarletta ha scritto: “In considerazione della portata discriminatoria delle affermazioni citate nel suddetto post, che appaiono in contrasto con il Codice di Condotta di Ateneo nonché con i principi di parità ed eguaglianza cui si ispira l’Unical, Le chiedo quale Consigliere di fiducia, di adottare ogni opportuna modifica dei contenuti del post finalizzata a chiarire la non condivisione da parte sua della citazione, o quantomeno, una contestualizzazione storica della stessa. Qualora, invece, ritenesse di non modificare quanto pubblicato, le rappresento che tale comportamento sarebbe comunque in contrasto con il Codice di Condotta dell’Ateneo e la inviterei a rimuovere il post”.

Non sono un esegeta del pensiero di Hume, rispetto e condivido la critica femminista, ma questa dittatura del pensiero unico mi preoccupa non poco. Un docente universitario non è libero di esprimere il suo pensiero, qualunque esso sia? A montare la vicenda come una maionese impazzita ha concorso anche il buon Antoniozzi, adoperando un parallelo altrettanto dettato dal pensiero unico di parte, lamentando che invece nessun provvedimento è stato adottato nei confronti della filosofa Donatella Di Cesare per la recente considerazione dedicata alla morte dell’ex brigatista Barbara Balzerani e che nessuna esaltazione ha proferito sulla lotta armata. Mi pare che Antoniozzi nella polemica politica su Pupo, che annuncia sarà portata al ministro Bernini, entri in confusione. Per quanto mi riguarda Pupo è libero di adoperare Hume sull’8 marzo, libera Di Cesare di commentare il percorso di una comunista diversa da lei. Un tempo ne sarebbe nato un buon dibattito, oggi solo urla scomposte. Ne siamo tutti vittime.
Ne ha fatto le spese Antonio Lopez per un servizio mai firmato sul derby Cosenza-Catanzaro, ho avuto anch’io il mio “shit storm” sul tema per aver detto una verità incontestabile poi avvalorata dalle ricostruzioni giudiziarie. Passi per i settori oltranzisti, più raccapricciante che un club di tifosi guidato da un ex consigliere comunale dalla sintassi povera e dalla scrittura zoppicante mi abbia dato “dell’avvoltoio”. Pazienza. Umberto Eco prima di lasciarci ha scritto una bella verità: “I social media danno diritto di parola a milioni di imbecilli, i quali prima parlavano solo al bar dopo due o tre bicchieri di rosso e non danneggiavano la società”.
Ai contendenti del caso “Pupo-Hume” l’invito a vedere il nuovo film di Virzì “Un altro Ferragosto”, ricognizione sociologica dell’Italia di oggi e che trova il suo acme nello splendido monologo di Daniela, il personaggio interpretato da Emanuela Fanelli che ci sbatte in faccia come tutti “facciamo schifo” in un’Italia che ha perso sia la memoria che la speranza.
Il dibattito sì. E ora insultatemi pure.

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