LAMEZIA TERME Per l’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme il futuro potrebbe essere migliore di quello prospettato fino a qualche settimana fa. All’ottima notizia dell’arrivo della tanto sognata seconda Tac, con tanto di annuncio social da parte del governatore-commissario Roberto Occhiuto, si aggiungono quelle che emergono dal decreto 78 del 26 marzo scorso. Quello per intenderci che lo stesso Occhiuto ha presentato come “riparazione” dopo le veementi polemiche di cittadini, politici e associazioni del territorio lametino.
L’ospedale lametino allo stato attuale conta 17 “strutture complesse” e due “semplici” mentre quelle che sono le attali 18 strutture, di cui 9 semplici e 9 dipartimentali, da decreto non sono più previste ma, ogni Azienda potrà attivare 1,31 strutture semplici per ogni struttura complessa, e il 20% del totale delle stesse strutture semplici che ne derivano. Tradotto nel caso di Lamezia: 22 strutture semplici e 4 o 5 strutture semplici dipartimentali.
Nel decreto firmato dal commissario Roberto Occhiuto sono previste le strutture complesse di: Chirurgia Generale, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria, Oncologia, Cardiologia, Mcae Pronto Soccorso, Urologia, Ortopedia e Traumatologia, Medicina Generale, Neurologia, Pneumatologia, Psichiatria, Radiologia, Farmacia Ospedaliera, Radiologia, Direzione Medica Presidio, Terapia Intensiva (Anestesia e Rianimazione), Recupero e Riabilitazione. Il nuovo decreto ha inoltre attivato due strutture semplici: l’Emodinamica e la Struttura semplice di rianimazione Cardiologica. Ma non è tutto. Da decreto, infatti, l’Asp di Catanzaro potrebbe confermare anche le attuali strutture presenti nel presidio ospedaliero lametino.
Intanto, sulla scia delle polemiche dei giorni scorsi e dei dubbi che ancora caratterizzano le teorie dell’opposizione, domani nell’aula “Ferrante” dell’ospedale lametino ci sarà un incontro con il commissario straordinario dell’Asp di Catanzaro, il generale Battistini. Ci saranno sindaci, amministratori, consiglieri regionali, capi dipartimento e personale ospedaliero, rappresentanze sindacali e associazioni del territorio. «Si tratta di un primo importante obiettivo raggiunto dal comitato civico “La sanità che vogliamo” per la difesa dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme – si legge nella nota diffusa oggi – voluto fortemente dalla consigliera regionale Amalia Bruni, vicepresidente della commissione consiliare Sanità». «Continua il cammino della responsabilità collettiva che abbiamo avviato con l’istituzione del Comitato civico in difesa della sanità pubblica, che resta aperto al contributo di quanti vorranno partecipare, per agire concretamente nell’affrontare criticità e definire proposte – spiega la consigliera Amalia Bruni -. Parliamo di un sodalizio laico, senza steccati ideologici, che conta un numero importante di adesioni tra semplici cittadini, rappresentanti di associazioni, sindacalisti, medici ed operatori sanitari in genere e domani farà sentire la propria voce direttamente al commissario Battistini al quale sottoporremo le istanze emerse nel corso delle riunioni svolte, a partire dall’assemblea pubblica tenutasi al chiostro il 20 marzo scorso».
Il tema della sanità a Lamezia Terme è dei più discussi e dibattuti nel corso degli ultimi anni. A cominciare dalla grande mobilitazione del 19 marzo del 2016 quando alcune migliaia di persone hanno letteralmente invaso la città per dire “no” alla soppressione dei reparti Tin, Neonatologia, Malattie infettive, Dermatologia, Otorinolaringoiatria, Odontoiatria e Stomatologia, Microbiologia e virologia, Servizio Trasfusionale, Malattie endocrine, Nefrologia, in conseguenza del decreto emanato dall’allora commissario Massimo Scura. Con risultati discutibili: la Tin, infatti, venne chiusa e spostata a Crotone, così come vennero poi chiuse le strutture complesse di Malattie Infettive e Tropicali. E poi Nefrologia e Dialisi; Diabetologia e la struttura semplice del Laboratorio di Neurogenetica. (Gi.Cu.)
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