COSENZA Un’opera strategica per la Valle del Crati e la Piana di Sibari eppure incompiuta da quasi mezzo secolo. Un’inchiesta del Sole24Ore riaccende i riflettori sulla diga dell’Esaro, per la cui messa in sicurezza Sorical ha speso una trentina di milioni di fondi propri. Adesso – scrive Nino Amadore sul quotidiano di Confindustria – la Regione ha riavviato l’iter realizzativo ma servono nuove risorse sia per gli studi che per il cantiere. «Noi – ha commentato il governatore Roberto Occhiuto – stiamo provando a fare la nostra parte ma è chiaro che per questi grandi interventi infrastrutturali il governo nazionale deve fare la sua». Purtroppo i fondi Pnrr non possono essere utilizzati per ragioni di tempo.
Avviata nel 1979 (progetto della Cassa per il Mezzogiorno, poi passato al Consorzio di Bonifica della Piana di Sibari e Media Valle del Crati e infine al grande Consorzio di bonifica regionale), questa struttura vantava una stima iniziale di 120 milioni di metri cubi di capacità di invaso e la possibilità di produrre fino a 30 Gw di energia, il costo previsto era di circa 71,270 milioni di lire, equivalenti a circa 36,8 milioni di euro. Ma negli anni il progetto ha incontrato ostacoli insormontabili, facendo lievitare i costi a circa 65 milioni di euro senza che la diga fosse mai completata: i lavori, iniziati ormai quasi quarant’anni fa (era il 1986), hanno subìto uno stop brusco nel 1987 a causa di una frana che ha messo in luce gravi carenze nella fase di progettazione.
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