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Caretta caretta uccisa dall’elica di un battello nelle acque di Villa San Giovanni

Il racconto drammatico dei volontari del Centro recupero tartarughe marine di Brancaleone: «Troppo traffico di mezzi nautici nello Stretto»

Pubblicato il: 07/04/2024 – 17:01
Caretta caretta uccisa dall’elica di un battello nelle acque di Villa San Giovanni

VILLA SAN GIOVANNI «Una telefonata da parte della Guardia Costiera di Villa San Giovanni, interrompe la nostra routine: “Buongiorno, abbiamo una tartaruga da soccorrere, le mancano le zampe dietro, ma è viva”»: inizia così il racconto dei volontari di Blue Conservancy Centro Recupero Tartarughe Marine di Brancaleone.
«Fin qui, per quanto critica potesse sembrare la situazione, rientrava comunque nella casistica dei nostri salvataggi, poiché spesso le tartarughe restano impigliate nella lenza da pesca e una o più pinne vanno in cancrena fino a staccarsi. Invece, stavolta, la situazione era molto più grave di quanto potessimo mai immaginare» continua il racconto. «Un esemplare adulto di Caretta caretta, femmina in età riproduttiva, si trovava, agonizzante ma ancora in vita, tra gli scogli sul lungomare di Cannitello, a Villa San Giovanni. All’arrivo del nostro personale sul posto, la tartaruga era stata messa in sicurezza da Giuseppe, il ragazzo che l’ha avvistata e segnalata, ma stava esalando gli ultimi respiri. Per fortuna smetteva di soffrire, perché quello che le era appena successo non le avrebbe lasciato scampo. Alla tartaruga mancavano non solo le pinne posteriori ma tutta la porzione caudale del corpo».

Lo spiaggiamento della tartaruga a Cannitello

Gli attivisti raccontano che «l’ispezione da parte del nostro personale, all’arrivo, ha evidenziato subito una terribile lesione da corpo tagliente che ha letteralmente diviso in due il corpo della tartaruga. Nella sezione delle ossa, del carapace e del piastrone, erano rimaste addirittura impresse le tracce di vernice blu dell’elica. Sicuramente uno dei casi più gravi a cui in 17 anni abbiamo prestato soccorso. Tra le maggiori minacce per le tartarughe marine del Mediterraneo vi sono sicuramente la pesca e l’inquinamento. Ma negli ultimi anni, con l’incremento del traffico marittimo, sono in costante e allarmante aumento i casi di animali marini che restano vittime di incidenti con i mezzi nautici. Non solo tartarughe marine – spiegano – ma anche cetacei (qualcuno ricorderà anche di Summer, la stenella striata che abbiamo soccorso con la coda tranciata dall’elica di una barca). Le tartarughe marine e i cetacei hanno bisogno di raggiungere la superficie per poter respirare e, quindi, uno scafo che arriva ad elevata velocità li impatta in maniera devastante».
«Lo Stretto di Messina è da sempre un tratto importantissimo per la fauna marina, poiché ricco di biodiversità e punto strategico per il passaggio di moltissime specie migratorie. Ma da tanti anni, ormai, è anche culla di morte per le stesse specie, a causa della pesca intensiva e del passaggio di moltissimi mezzi nautici».
«Comunque – concludono – la povera tartaruga di Cannitello, dopo tutti gli accertamenti del caso da parte del nostro personale insieme al servizio veterinario Asp, è stata trasportata presso l’Istituto Zooprofilattico di Reggio Calabria, dove la carcassa verrà esaminata a scopi scientifici».
Infine il ringraziamento «per la preziosa collaborazione» al signor Giuseppe, ai dottori Taranto dell’Asp e Federico dell’IZS di Reggio Calabria, oltre al personale della Guardia Costiera di Villa San Giovanni.

La caretta caretta soccorsa da Blue Conservancy Centro Recupero Tartarughe Marine di Brancaleone

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