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IL FOCUS/L’intervista

Perciaccante: «Scelta ideologica, peserà sulle imprese»

Il presidente di Ance Calabria sulla stretta al superbonus. E per il rilancio del settore: «Subito la messa a terra degli interventi del Pnrr»

Pubblicato il: 14/04/2024 – 8:00
di Roberto De Santo
Perciaccante: «Scelta ideologica, peserà sulle imprese»

COSENZA Una scelta ideologica più che sostenuta dai numeri. Una scelta che rischia di compromettere la tenuta economica delle imprese. Questa la valutazione di Giovan Battista Perciaccante, presidente di Ance Calabria sull’ennesima stretta del superbonus avviata dal Governo. E sul futuro dell’edilizia post misura ridotta, intravedere sempre la transizione ecologica e la rigenerazione del patrimonio immobiliare. Secondo il leader dei costruttori calabresi, l’edilizia potrà contare per vincere le sfide su un corretto uso del Pnrr, ma ad una condizione: «necessario che tutte le misure vengano messe a terra».

I provvedimenti del Governo hanno di fatto bloccato il sistema di incentivi sui bonus edilizi

Gli ultimi provvedimenti del Governo di fatto sanciscono la chiusura di una stagione straordinaria per la crescita economica del settore, legata al sistema di incentivazione del superbonus. Quali effetti si avranno per le imprese calabresi?
«Io partirei dai benefici che ha portato l’applicazione di questa misura nel nostro Paese e, per quanto ci riguarda, nella nostra regione. Al netto dei costi pubblici sui quali tornerò dopo, credo infatti che abbia segnato una svolta sia nella crescita che nella qualificazione dell’intero settore edile – in questa direzione i dati parlano chiari – sia nella consapevolezza, oltre che necessità, di intervenire su un patrimonio immobiliare vetusto inaugurando un percorso di riqualificazione che va nella direzione di quanto l’Europa ci chiede in materia di case green. Una misura – quella del superbonus – che ha subito, nel tempo, numerose modificazioni ed aggiustamenti che hanno reso tortuoso la sua corretta applicazione creando non poche contraddizioni e problematiche nel settore. Indubbiamente però, come dicevo, è stato un volano di sviluppo straordinario per il settore dell’edilizia ed i dati ce lo dimostrano con estrema puntualità: circa 3 miliardi e 400 milioni di euro di investimenti nella nostra regione con importanti ricadute sull’intera filiera delle costruzioni ed un incremento occupazionale medio di circa il 20%.  Gli effetti negativi che con le nuove disposizioni si creeranno per le imprese del settore, più che il futuro riguardano il presente e cioè tutti quei cantieri che si trovano nel mezzo e nella transizione dettata dalle nuove norme. Cantieri che, difficilmente – vuoi per il blocco della cessione dei crediti che per la poca chiarezza attuativa – potranno essere conclusi con conseguente grave pericolo di stabilità economica per molte imprese ed un ancor più grave rischio di infiniti contenziosi che certamente si apriranno. Per sintetizzare, legittimo da parte del Governo assumere provvedimenti – condivisibili o meno -, pericoloso e ancor più rischioso averlo fatto senza accompagnare la conclusione dei cantieri in essere al momento delle decisioni assunte. Insomma una exit strategy da parte del Governo che avrebbe potuto e dovuto essere più ordinata ed equilibrata».

Bonus edilizi, «per la Città metropolitana servirebbero 50-100 milioni di euro»

Su questo capitolo resta il problema dei crediti incagliati, quanto pesa il tema sulle aziende della regione?
«Questo è il vero nodo che modifiche e nuove disposizioni legislative non hanno né affrontato né tantomeno risolto. Un nodo che, se non compiutamente affrontato, rischia di compromettere fortemente quanto di positivo si è registrato nel settore.  In Calabria parliamo di circa 500 milioni di crediti incagliati che le imprese hanno ancora a disposizione nei propri cassetti fiscali ma che non riescono a cedere. Una quantità importante che se non risolta potrebbe comportare il rischio di fallimento di circa 800 imprese con la conseguente perdita di circa quattromila occupati. Un dato non indifferente che andrebbe ad incidere fortemente sul tessuto non soltanto economico della nostra regione. Del resto le eventuali carenze o insufficienze normative non possono essere scaricate ad imprese e cittadini che sono poi i soggetti che pagano più direttamente i costi di una situazione che, con i nuovi provvedimenti si è determinata».

Un progetto di legge per utilizzare i crediti edilizi pende in Consiglio regionale

Quale soluzione intravedete su questo aspetto?
«Sotto il profilo nazionale non vedo alcuna possibilità di soluzione, questo anche in considerazione del fatto che di questa materia, aldilà degli aspetti economici, se ne è fatta anche e soprattutto una questione ideologica. Invece a livello regionale molto positiva e condivisibile è la proposta di legge già licenziata all’unanimità dalla IV Commissione consiliare regionale che, affrontando in maniera concreta la problematica, tende a favorire la cessione dei crediti fiscali derivanti dall’efficientamento energetico del patrimonio edilizio calabrese. Una proposta di legge che abbiamo accolto positivamente e che prevede specifiche procedure finalizzate proprio a sbloccare i crediti di cui parliamo. È una iniziativa legislativa straordinariamente utile e positiva che auspichiamo possa trovare presto il suo approdo in Consiglio regionale.

Il sistema delle incentivazioni come era strutturato presentava non poche contraddizioni. Secondo il Governo – e non solo – il costo per le casse pubbliche era divenuto insostenibile ed inoltre non è riuscito a risolvere la questione dell’efficientamento di quegli edifici che maggiormente avrebbero bisogno di interventi. Ad iniziare dai grandi condomini abitati da cittadini meno abbienti. Qual è il suo pensiero?
«Ogni norma così come ogni sistema di incentivazione è sicuramente sempre perfettibile. il problema vero è che le numerose modifiche intervenute nel tempo hanno creato insicurezze e sicuramente ritardato i lavori per via delle continue interpretazioni da attribuire correttamente di volta in volta ad ogni singola modifica. Certamente poteva essere inserito, sin dall’inizio, qualche criterio più pregnante ed incisivo per qualificarne l’utilizzo, quali ad esempio la qualificazione delle imprese – intervenuta con ritardo – e soprattutto l’indicazione di un dato anagrafico/temporale circa gli edifici da rigenerare. Ma sulla materia andrebbe fatta un’opera di maggiore verità. A parte il costo per la finanza pubblica – certamente elevato – non si è mai tenuto conto dei benefici prodotti in termini di contributo alla crescita del Pil ed all’introito di imposte indirette conseguenti agli interventi effettuati. Ed anche sulla platea dei beneficiari, andrebbe fatto un più corretto approfondimento. I dati Enea infatti ci dicono che gli interventi hanno riguardato per il 66,6% i condomini e soltanto per il 9,6% le Unità indipendenti – le ormai famigerate villette –. Il restante 23,8% ha riguardato invece le unità immobiliari solo “funzionalmente indipendenti” e quindi del tutto assimilabili alla categoria dei condomini. Ed in Calabria non ci si discosta molto dal dato nazionale in considerazione del fatto che il 60,9% degli interventi ha riguardato i condomini, il 9,7% le unità indipendenti ed il 29% quelle “funzionalmente” indipendenti. Con un ulteriore dato che caratterizza la nostra regione e qualifica gli effetti degli interventi effettuati, che è quello della vetustà del nostro patrimonio edilizio in funzione del fatto che il 75% del costruito è stato realizzato ante 1980».

Ora resta in piedi il tema della riqualificazione dell’edilizia residenziale calabrese. La rigenerazione degli immobili è un argomento che è divenuto di strettissima attualità per andare incontro alla riduzione del consumo del suolo e alle richieste dell’Europa. Come affrontare questo problema e con quali strumenti?
«È questo il vero tema del futuro che va affrontato sinergicamente fra Europa, Governo nazionale e Regioni. Ed il nodo da sciogliere è proprio quello di individuare strumenti e risorse per declinare positivamente sui territori un grande progetto di rigenerazione del patrimonio immobiliare. E su questo punto occorre che ciascun soggetto reciti produttivamente la propria parte. L’Europa dovrebbe strutturare un fondo per la transizione energetica, indispensabile per il nostro Paese ed in particolare per la nostra regione dove, come detto, gli immobili presentano una vetustà più significativa. Dopodiché, ora che il Superbonus è finito in archivio, si dovranno prevedere anche strumenti ad hoc, dai mutui green ai finanziamenti agevolati e, perché no, al ripristino della cessione di crediti. Anche la Regione potrà avere un ruolo proattivo con un grande progetto di rigenerazione urbana dei territori».

Aree interne Calabria


Aree interne e centri ultraperiferici calabresi hanno un patrimonio edilizio da rimettere in moto. Di cui alcuni edifici di elevato pregio storico-architettonico. È un altro aspetto da affrontare per rilanciare la vivibilità e conseguentemente sostenere lo sviluppo di questi territori. Cosa è possibile immaginare su questo fronte?
«Non v’è dubbio che quello delle periferie e delle aree interne sia un tema significativo soprattutto per una regione come la Calabria che ha una sua peculiarità geomorfologica. Un primo passo è costituito dal nuovo piano regionale per le strategie di sviluppo urbano già licenziato dalla Giunta regionale. Naturalmente però permane tutto il tema delle aree interne che questo documento non affronta né può affrontare. Ed allora, anche qui come già avvenuto in passato, è necessario un piano di sviluppo armonico delle aree interne che deve tendere non soltanto alla rigenerazione armonica di queste aree ma anche alla loro interconnessione con tutte le direttrici infrastrutturali principali della regione. Perché il vero problema di queste aree non è soltanto quello di essere rigenerate sotto il profilo del patrimonio immobiliare ma anche e soprattutto quello di essere logisticamente ben collegate e funzionalmente integrate al resto della regione».

«Il taglio di un miliardo al Pnrr è un colpo durissimo per la Calabria. Negarlo non serve a nulla»

Chiusa la stagione del superbonus e di quel sistema di sostegni, quale strategia intravedete per rilanciare un settore strategico per la Calabria?
«Certamente sono gli interventi previsti dal Pnrr che potranno continuare a dare impulso al nostro settore così rilevante nell’economia calabrese. Interventi che spaziano dalla rigenerazione alla infrastrutturazione e che vedono, ancora una volta, protagonista il settore delle costruzioni. Naturalmente è necessario che tutte le misure vengano messe a terra e che procedure e burocrazia favoriscano e velocizzino gli interventi programmati. In questa direzione soprattutto gli Enti Locali – che sono quelli più in sofferenza – hanno bisogno di maggiore supporto tecnico anche da parte della regione proprio per poter superare le difficoltà burocratiche che spesso ne inficiano l’azione. Come risaputo il tempo non è una variabile indipendente e non soltanto per le scadenze dettate dall’Europa ma anche per la buona e coerente attuazione dei piani. Sul piano regionale invece, ritengo che il programma di “specializzazione intelligente” previsto nella programmazione 21/27 possa essere una ulteriore leva non solo di sviluppo ma anche di qualificazione dell’intero settore. L’edilizia sostenibile – accanto ad altri settori strategici – è infatti parte integrante di questo programma». (r.desanto@corrierecal.it)

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