CATANZARO La Corte di Appello di Catanzaro – in riforma della sentenza emessa dal Tribunale di Cosenza nel 2021 – appellata dal pm e dalla parte civile di I.D.M. rappresentata dagli avvocati Gianpiero Calabrese, Valentina Moretti e Marco Caraffa, nei confronti di G.M. e M.M. ha dichiarato il primo responsabile del reato di estorsione. Riconosciute le circostanze attenuanti generiche in continuazione con il reato contestato al capo b) lo ha condannato a tre anni e cinque mesi di reclusione ed al pagamento di una multa pari a 1.200 euro oltre alle spese processuali del doppio grado di giudizio. La Corte ha inoltre condannato l’imputato47enne al risarcimento del danno in favore della parte civile e delle spese pari a 2.600 euro.
In primo grado, G.M. era stato assolto. La parte civile aveva reso testimonianza riferendo di non aver ricevuto minacce di licenziamento dall’imputato (suo datore di lavoro) ma che lo stesso le avrebbe chiesto la restituzione di metà dello stipendio pena «la possibilità per I.D.M. di dimettersi». L’assenza della prospettiva esplicita legata al licenziamento, ha convinto i giudici ad assolvere in primo grado G.M. Da qui, la volontà manifestata dalla parte civile di proporre appello avverso la sentenza pronunciata dal Tribunale di Cosenza. La Corte d’Appello di Catanzaro ha accolto la tesi dei legali e deciso di condannare G.M. (f.b.)
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