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L’INTERVISTA

«Sono tornata dal nord a Crucoli per dedicarmi alle vigne che mia nonna curava un secolo fa»

Enza Greco si è formata tra Siena e Torino per poi rientrare e dedicarsi all’azienda di famiglia. Innovando nel nome di Innocenza: «Rimasta vedova, ha cresciuto sei figli facendo l’agricoltrice»

Pubblicato il: 24/04/2024 – 6:57
di Eugenio Furia
«Sono tornata dal nord a Crucoli per dedicarmi alle vigne che mia nonna curava un secolo fa»

«Non solo birra e cocktail, cerco di avvicinare i più giovani alla cultura del vino organizzando eventi in cantina tra dj e salsicce… anche per 250 persone». Enza Greco ha (ri)portato in Calabria, di preciso a Crucoli capitale della “sardella”, un modo particolare di comunicare il vino: «Sono stata tra le prime a organizzare questo tipo di manifestazioni», racconta di rientro dal Vinitaly dove la sua azienda era tra le 80 calabresi per la prima volte riunite in un unico grande stand.
La sua passione – divenuta oggi un lavoro – fa un giro lungo, che parte dalla Calabria per tornarvi dopo due tappe importanti al nord. È la più classica delle svolte in cui un evento triste ne genera uno lieto, oltre a raccontare una storia familiare di successo e a guida femminile già da quando, nella Calabria più profonda, non era affatto scontata.
«Mi sono laureata a Siena in comunicazione d’impresa – racconta – per poi trasferirmi a Torino per un corso di marketing agroalimentare. Di qui il passaggio a un locale tutto mio, un wine bar in centro con i prodotti tipici calabresi, è stato quasi naturale: ho sperimentato una formula che rendeva protagonisti i clienti perché prevedeva un’isoletta a forma di cucina in cui si faceva aperitivo affettandosi da sé formaggi e salumi. Oggi organizzo momenti che hanno in parte quello spirito, dal pic nic condiviso dove ognuno porta qualcosa da mangiare in azienda alle più classiche feste soprattutto in occasione delle vacanze estive e delle festività natalizie».

Nel 2017 c’è stata la svolta, vuole raccontarcela?
«In realtà sono tornata in Calabria perché è venuto a mancare mio padre, uno dei sei figli di mia nonna Innocenza: io mi chiamo così per lei e ne vado fiera perché negli anni Venti fu una delle prime agricoltrici e imprenditrici del vino in Calabria. Rimasta vedova dovette fare della sua passione un lavoro che sostentasse sei bambini piccoli, dunque diresse in una Calabria patriarcale come quella di allora una azienda agricola in cui si produceva anche vino e olio: oggi il nostro frantoio ha oltre cinquant’anni di vita…».

Com’è rinnovare quella tradizione nella Calabria di un secolo dopo?
«Devo dire che, dedicandomi e concentrandomi sull’azienda dal 2017, i miei tre fratelli mi hanno sempre sostenuto e anzi mi hanno dato una spinta importantissima, dunque il merito è anche loro. Uno, Tommaso, è l’agronomo dell’azienda… Poi, pur essendo molto fiera delle origini e della storia dell’azienda di famiglia, ho puntato moltissimo sull’innovazione: una nuova cantina con dei grandi terrazzi, e poi delle vigne tutte nostre».

Il salto di qualità, come spesso è accaduto per cantine già valide ma poi definitivamente decollate, è stato l’arrivo dell’enologo
«Sì, si tratta di Massimo Bartolini, già braccio destro di Riccardo Cotarella ed enologo di altre aziende calabresi. Ma c’è soprattutto in lavoro in vigna, che è duro ma ripaga. I social sono importanti ma da soli non bastano».

Lei ha svecchiato l’immagine della sua azienda anche ideando delle etichette che puntano su grafiche colorate e accattivanti: pensa che anche questo possa attrarre più giovani all’enologia e all’enoturismo?
«Lo credo fortemente: ci sono sempre più giovani che si avvicinano al vino in modo consapevole e responsabile, penso che l’immagine della comitiva di wine lovers ultra-sessantenni che arrivano in autobus in azienda sia un po’ stereotipata. Le etichette? Sono una mia grande passione a cui darò forma quando lancerò il mio primo spumante, ma su questo ancora è tutto top secret (ride)».

Enza Greco con le bottiglie della linea che ha le etichette da lei stessa ideate

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