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‘Ndrangheta in Australia e la paura per una nuova “guerra”: un omicidio e due ristoranti in fiamme a Melbourne

Nella notte del 30 aprile incendiati in pochi minuti due locali. A marzo, invece, l’agguato contro Latorre. Sullo sfondo famiglie calabresi “note” e le origini comuni

Pubblicato il: 02/05/2024 – 18:29
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta in Australia e la paura per una nuova “guerra”: un omicidio e due ristoranti in fiamme a Melbourne

LAMEZIA TERME È ancora presto per definirne i contorni, gli investigatori come accade spesso a queste latitudini preferiscono la cautela, ma quello che è accaduto nel nordovest di Melbourne nella notte del 30 aprile ha fatto scattare più di un campanello d’allarme. E non potrebbe essere altrimenti considerati gli episodi quantomeno inconsueti: due ristoranti incendiati, l’uno a pochi minuti dall’altro. Il primo ad andare a fuoco è stato “La Porchetta” attorno alle 2.30 di notte. Il secondo, invece, è stato il “Negroni 888”. Nel primo caso, come riportato dalla stampa locale, le immagini della videosorveglianza mostrerebbero due persone scendere da un’auto con in mano una tanica, contenente con ogni probabilità del liquido infiammabile utilizzato per incendiare l’ingresso del locale. Le fiamme si sarebbero poi propagate danneggiando l’edificio. Nel secondo caso, l’intervento dei vigili del fuoco ha permesso di contenere le fiamme che hanno comunque distrutto il locale.

Due locali in fiamme

Ma se per gli inquirenti australiani è “troppo presto” per giungere a delle conclusioni, i sospetti che dietro ai due episodi ci sia qualcosa di grosso sono più che legittimi. Messaggi precisi? Chiari tentativi di intimidazione? Difficile che si tratti di un caso se, nel giro di pochi minuti nella stessa nottata, vanno a fuoco due attività gestite da famiglie italiane e, nello specifico, di origini calabresi. La pista che gli inquirenti stanno seguendo – in modo silenzioso – è quella che porta dritti agli interessi della ‘ndrangheta sulla quale in Australia – dove è nota anche come la “Honoured Society” –  da alcuni decenni si sprecano sospetti e dubbi, ma anche indagini e qualche omicidio che, di tanto in tanto, ha riacceso i riflettori sulle attività nell’ombra delle famiglie legate alle ‘ndrine calabresi.

Rocco “Rocky” Pantaleo

Le piste calabresi

In attesa di riscontri, dunque, restano sul tavolo alcuni elementi da approfondire. Il locale “La Porchetta”, ad esempio, fa parte di una catena nata dall’idea imprenditoriale del calabrese Rocco “Rocky” Pantaleo, morto nel 2010 in un incidente stradale. Come racconta la stampa locale, Pantaleo ha iniziato la sua attività nella seconda metà degli anni ’80 insieme a Felice Nania, investendo in un locale chiamato proprio “La Porchetta”, trasformandolo in pochi anni in una vera e propria catena di locali in franchising. Le notizie di questi ultimi anni, così come le attività investigative, legano poi il brand a quello di un’altra famiglia di origini calabresi – di Messignadi, frazione di Oppido Mamertina – che dal 2010, attraverso una società controllata, hanno acquistato alcune quote societarie.

L’incendio del “Negroni 888” (foto 9news.com.au)

Francesco “Frank Mad” Madaffari

Tra loro c’è un nome e un volto storico di Melbourne: Francesco “Frank Mad” Madaffari. L’uomo ha scontato una pena di 10 anni per un traffico di decine di migliaia di pillole di ecstasy, organizzato insieme ad alcuni soggetti collegati alla ‘ndrangheta calabrese: 4 tonnellate di pillole in quello che, nel 2007, era considerato il più grosso affare del mondo. Frank, però, nonostante il coinvolgimento in alcune delle vicende più significative e legate alle attività della “onorata società” australiana, non ha alcuna condanna per “mafia”.
Origini e vecchi legami che si incrociano fino a ritrovarsi al “Negroni 888”, l’altro locale andato a fuoco nelle scorse ore nel nordovest di Melbourne. Anche in questo caso, infatti, il proprietario è calabrese, Vincenzo Gattellari, incensurato, originario proprio di Messignadi. Altro tassello, dunque, che si inserisce in un grande puzzle il cui disegno finale è ancora lontano dall’essere completo.

L’omicidio Latorre

Come non considerare, poi, un altro gravissimo episodio di cronaca: il brutale omicidio di John Peter Latorre, 64enne, freddato a colpi d’arma da fuoco nei pressi del garage della propria abitazione a Buchanan Place, a Greenvale. Non un bersaglio qualunque: secondo la Polizia di Victoria, infatti, Latorre, la cui famiglia anche in questo caso ha origini di Oppido, era «un influente membro della ‘ndrangheta». Un nome ricorrente da oltre vent’anni. Latorre, infatti, avrebbe fatto parte del ristretto gruppo di imprenditori collegati ai clan calabresi che, agli inizi del 2000, avrebbe donato migliaia di dollari al “Liberal Party” per far ottenere il visto a Francesco “Frank Mad” Madaffari: sulla sua testa all’epoca pendeva un ordine di espulsione, cancellato proprio dopo l’evento del “Millenium Forum”. Da qui l’operazione legata all’importazione, in Australia, del più imponente carico di droga sintetica di sempre.
Un cerchio che si chiude, dunque, alimentando dubbi e il sospetto che, quella a cui stiamo assistendo, sia a tutti gli effetti una nuova “guerra” di ‘ndrangheta. Un nuovo capitolo di una storia ultradecennale i cui risvolti sono del tutto inimmaginabili ma il cui epilogo potrebbe essere la ridefinizione di nuovi equilibri. E a pagare il proprio tributo di sangue potrebbero essere i “vecchi” capi delle ‘ndrine calabresi a Melbourne. (g.curcio@corrierecal.it)

Foto copertina: AAP

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