Il finale a sorpresa dell’esordio come regista di Paola Cortellesi nel suo bel film “C’è ancora domani” ha ricordato come il 3 giugno 1946 anche le donne poterono finalmente partecipare ed esprimere la loro scelta sul futuro d’Italia: Repubblica o Monarchia, votando, contemporaneamente, per le prime elezioni politiche della storia italiana dopo il periodo di dittatura fascista. La Democrazia Cristiana, partito di centro, ottenne la maggioranza relativa col 35% dei voti, il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria prese il 20,69 % e il Partito Comunista Italiano ottenne il 18,93 %. Per entrare le donne calabresi in Parlamento dovettero aspettare qualche decennio. La prima parlamentare calabrese, in assoluto, fu la professoressa Jole Giugni Lattari di Crotone, eletta alla Camera dei Deputati il 1963, IV legislatura, nelle liste del Movimento Sociale Italiano. La prima senatrice fu l’avvocatessa Ida D’Ippolito di Lamezia Terme, eletta al Senato della Repubblica il 1994, XII legislatura nelle liste di Forza Italia. In realtà le donne votarono per la prima volta, non per il referendum e per le elezioni politiche del 2 giugno, come pensano in molti, ma per le elezioni amministrative del 10 marzo 1946. Su quest’ultimo punto ha tracciato la figura de “La giovane madre della Repubblica”, ossia Caterina Tufarelli Palumbo (nata a Nocara in provincia di Cosenza il 25 febbraio 1922), il sociologo Claudio Cavaliere sulle pagine del saggio “L’ape furibonda” (Rubbettino, 2018)”. «C’è una ragazzina con i capelli a caschetto primi anni Trenta; – esordì Cavaliere – è in piedi, avrà una decina d’anni. Il gomito del braccio destro è appoggiato sul tavolinetto di rattan mentre la mano regge il mento. Il polso sinistro è anch’esso sul tavolinetto. Indossa un baby dress chiaro sopra il ginocchio. Lo sguardo è serio, pensoso, rivolto al tavolo. Di fronte a lei un ragazzino seduto, pantaloni corti, anche lui concentrato, sguardo meditabondo, mano sinistra sulla faccia, la destra stringe il bracciolo. Stanno giocando a scacchi. Una foto perfetta, sembrerebbe costruita se non fosse per quegli sguardi, impossibili da rendere artificiosi, finti. Il nome della bambina è Caterina ma tutti la chiamano Ketty. Ancora non sa che diventerà presto la prima e la più giovane donna sindaco italiana eletta in quella nuova nazione che si va costruendo faticosamente sulle macerie della Seconda guerra mondiale. Non saprà mai di essere stata la prima in Italia. Solo quando nel 2016 la presidente Boldrini inaugurerà a Montecitorio la «Sala delle donne» con le foto delle prime italiane impegnate nelle istituzioni elettive sarà ufficializzato questo primato fino ad allora attribuito alla sindaca di Massa Fermana, Ada Natali […]». Dunque la Calabria ha fatto da apripista per portare l’altra metà del cielo nel consesso civico della municipalità. Così chiuse Cavaliere: «Alla fine della tornata elettorale amministrativa in Italia sono elette complessivamente undici donne sindaco e di queste tre sono calabresi, il numero più elevato. Oltre a Ketty, il 31 marzo 1946 è eletta sindaca di San Pietro in Amantea, Ines Nervi, quarantadue anni, mentre l’8 aprile 1946 è eletta sindaca di Tropea, Lydia Toraldo Serra, quarant’anni. Tutt’è tre sono militanti della Dc. Con tre sindache su undici, la prima eletta e la più giovane, la Calabria si presenta come la punta più avanzata della rinascita dell’impegno femminile nella politica comunale, se si considera che in quell’elenco sono assenti regioni come Toscana, Piemonte, Liguria, e per ritrovare un’altra donna a capo delle nascenti amministrazioni comunali bisogna risalire la penisola fino alla provincia di Rieti1. C’è da capire come mai nel prosieguo della vita politica della nostra regione il ruolo delle donne sia diventato così minoritario. Bisognerà arrivare al 1963 per avere la prima donna calabrese eletta alla Camera dei deputati e addirittura al 1994 per il Senato. C’è una donna che sta uscendo di casa da un piccolo cancello esterno. Indossa un tailleur primaverile a gonna lunga plissé. Ha appena sceso quattro gradini che danno su un giardino lungo e stretto con un albero sullo sfondo. La casa si intravede sul lato sinistro, per lungo. Le mani reggono il manubrio di una bicicletta che non ha ancora montato. Il suo corpo e la bicicletta formano una V rovesciata. Lo sguardo è rivolto alla sua sinistra in basso dove c’è un bambino che sorride seduto su una piccola bicicletta con i ruotini posteriori che si appresta a pedalare. Anche lei abbozza un sorriso. È Ketty con suo figlio che si sta recando in municipio. Quella del 1946 non è una primavera qualsiasi. Dal punto di vista politico è una lunga campagna elettorale. Il 2 giugno si vota contemporaneamente per il referendum istituzionale tra monarchia e repubblica e per l’elezione dei componenti dell’Assemblea costituente che devono redigere la nuova carta costituzionale dell’Italia». Nella primavera del 1946, tra marzo e aprile, si votò in cinque domeniche successive per il rinnovo di 5.722 comuni: 10 marzo (436 comuni), 17 marzo (1.033 comuni), 24 marzo (1.469 comuni), 31 marzo (1.560 comuni) e 7 aprile (1.224 comuni). Altri 1.383 comuni, tra cui i più popolosi del Meridione, andarono al voto in autunno in altre otto tornate elettorali: il 6, 13, 20 e 27 ottobre e il 3, 10, 17 e 24 novembre, dopo che si consumò l’elezione sul referendum costituzionale sulla forma di governo. Le sindache elette alle prime elezioni amministrative del 1946 furono: come detto Caterina Tufarelli Palumbo, sindaca di San Sosti (Cs) dal 24 marzo 1946, anni 24. Ines Nervi, sindaca di San Pietro in Amantea (Cs) dal 31 marzo 1946, anni 42. Ada Natali, sindaca di Massa Fermana (Ap) dal 31 marzo 1946, anni 48. Elena Tosetti, sindaca di Fanano (Mo) dal 7 aprile 1946, anni 39. Alda Arisi, sindaca di Borgosatollo (Bs) dal 7 aprile 1946, anni 42. Margherita Sanna, sindaca di Orune (Nu) dal 7 aprile 1946, anni 42. Lydia Toraldo Serra, sindaca di Tropea (Vv) dall’8 aprile 1946, anni 40. Anna Montiroli Coccia, sindaca di Roccantica (Ri) dall’8 aprile 1946, anni 48. Giovanna Bartoli, sindaca di Borutta (Ss) dal 10 aprile 1946, anni 50. Ottavia Fontana, sindaca di Veronella (Ve) dal 24 agosto 1946, anni 52. Elsa Damiani Prampolini, sindaca di Spello (Pg) dal 24 novembre 1946, anni 47.
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