COSENZA Avviso ai lettori ed ai naviganti, quella che leggerete in questo pezzo è una provocazione, riempita da una sana follia e dalla speranza di trasformare un sogno irrealizzabile in una storia a tinte azzurre ed a lieto fine.
Segna di testa, di destro e di sinistro, su calcio di punizione e in acrobazia. Un attaccante completo, nel pieno della carriera, con un fisico possente e una garra da fare invidia. Gennaro Tutino è l’uomo del momento, ma soprattutto il miglior realizzatore italiano della stagione tra A e B. Dopo un lungo girovagare e stagioni vissute a corrente alternata, l’attaccante ha scelto – la scorsa estate – di tornare a vestire la maglia del Cosenza: quei colori che da giovanissimo lo lanciarono nel grande calcio.
Non è stata solo un’operazione di marketing, come qualcuno ha sussurrato, e neanche una minestra riscaldata, come qualche altro si aspettava, ma una scelta consapevole e ponderata. Tutino doveva rilanciarsi e dimostrare il suo valore, convincere i più scettici di non essere una punta da pochi gol a stagione, ma un centravanti vero, determinato e determinante, spietato sotto porta. Il Cosenza aveva bisogno di un numero 9, dopo intere sessioni di mercato sprecate ad inseguire un attaccante in grado di fare la differenza. Le 19 reti messe a segno in questa stagione con la maglia rossoblù, eguagliando il record assoluto appartenuto a Marco Negri, hanno ridato luce a quel talento grezzo apprezzato, tanti anni fa, in riva al Crati. E ora? E’ chiaro come l’attenzione di tifosi e giornalisti sia tutta rivolta alla clausola di riscatto inserita nel contratto con il quale il Parma, proprietario del calciatore, ha deciso di cederlo in prestito per una stagione. Il Cosenza ha la possibilità di acquistare il cartellino di Tutino sborsando circa 2 milioni di euro, ai quali aggiungere i danari da destinare alla sottoscrizione di un contratto pluriennale e quelli da girare al suo agente. Insomma, una operazione onerosa e agli antipodi rispetto alla linea imposta sul mercato dal presidente Eugenio Guarascio. Ma Tutino non è un calciatore qualsiasi. E’ diventato simbolo di una intere tifoseria, che a lui ha dedicato un coro appartenuto per decenni a Gigi Marulla. Parliamo di un totem. Allo storico capitano rossoblù è dedicato lo stadio.
Ci sarà tempo e modo per parlare del futuro del calciatore, sarà oggetto di trattative e discussioni nelle prossime settimane. Ma intanto, pensando all’immediato futuro ed ai prossimi campionati Europei, pare quasi doveroso lanciare una provocazione al Ct Luciano Spalletti. Considerata la penuria di attaccanti, le difficoltà riscontrate da molti dei centravanti convocati in questi mesi dall’ex tecnico del Napoli, la domanda sorge spontanea. Perché non convocare il miglior realizzatore stagionale? Perché non concedere una possibilità a Gennaro Tutino?
Retegui e Scamacca, probabilmente si contenderanno una maglia da titolare, ma quali sono le altre alternative? Lorenzo Lucca dell’Udinese e Giacomo Raspadori del Napoli hanno messo insieme 12 gol. Giocano in Serie A, obietterà qualcuno, ma il centravanti del club Partenopeo ha visto il campo con il contagocce e la giovane punta dei friulani non è riuscita a trascinare i suoi fuori dalla zona calda della classifica.
Sfatiamo un altro tabù. Succede raramente, è vero, ma è accaduto anche nel recente passato che calciatori impegnati nella serie cadetta ricevessero la chiamata in Nazionale. Qualche nome. Sandro Tonali, Giorgio Chinaglia, Massimo Maccarone, Angelo Ogbonna. Escludiamo dalla lista Gigi Buffon e Alex Del Piero, convocati in azzurro quando vestivano la maglia della Juventus retrocessa in Serie B a seguito dell’inchiesta “Calciopoli”. Insomma, Gennaro Tutino non sarebbe il primo e forse neanche l’ultimo dei “cadetti” a vestire d’azzurro. E visto che sognare non costa nulla, per tentare di convincere il Ct azzurro rispolveriamo un vecchio claim,“Spallè mett’a Tutino”.
(f.b.)
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