BOLOGNA Libera Bologna lancia l’allarme in vista delle elezioni comunali a Marzabotto, nel bolognese, segnalando “una preoccupante situazione riguardante la candidata sindaca della lista Marzabotto Civica, Maria Francesca Carbonaro”, già consigliera comunale di centrodestra del Comune dell’Appennino bolognese. Carbonaro, scrive infatti l’associazione antimafia citando le carte del processo contro la ‘ndrangheta, “Shark”, “risulta essere la ‘nipote diretta (figlia di una sorella) dello storico boss della ‘ndrangheta’ Antonio Cordì, detto ‘u ragioneri (il ragioniere)’, condannato all’ergastolo e arrestato da latitante a fine anni ’90”. Carbonaro, prosegue Libera, “ha specificato che si tratta soltanto di un prozio”, ma i suoi “legami familiari preoccupanti toccano anche il marito Franco Maiorana, coinvolto nella stessa indagine ‘Shark’ contro la cosca dei Cordì con la contestazione del reato di usura, ipotesi confermata in primo e secondo grado con la condanna a due anni di reclusione, con i giudici che nella sentenza di appello rilevano i ‘buoni rapporti con i Cordì’ di Maiorana”. Oltre a questo, insiste l’associazione, “le relazioni pericolose che riguardano la famiglia della candidata toccano anche il padre Luciano Carbonaro per le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia nelle carte dell’indagine “Euroscuola” del 2017”. Questo collaboratore “racconta di dialoghi tra Luciano Carbonaro (comunque non indagato né imputato), la famiglia Maiorana e il clan dei Cordì in merito ad affari legati alla costruzione di scuole e a candidati da far eleggere alle elezioni amministrative di metà degli anni 2000 in Calabria”. Da parte sua, Libera precisa di “credere fortemente che le responsabilità e le azioni di zii, mariti e padri non debbano ricadere su nipoti, mogli e figli”, aggiungendo tuttavia che “rimane il dubbio sull’opportunità che diventi sindaca di Marzabotto una persona che ha legami familiari con soggetti la cui storia pare non priva di opacità, opacità che potrebbe sfociare nella contiguità con il pericoloso e storico clan di ‘ndrangheta dei Cordì”. Questa situazione “sconsiglierebbe un’esposizione politica finalizzata a ricoprire importanti cariche istituzionali, ancora di più in un momento in cui sono ancora da gestire milioni di euro del Pnrr”, secondo l’associazione, che conclude sottolineando che “questo discorso sarebbe valido ovunque in Italia, e a maggior ragione in un luogo come Marzabotto, simbolo della Resistenza e già all’onore delle cronache per fatti legati alle mafie, come una truffa della mafia dei pascoli sui terreni di Monte Sole”.
“Vedere accostati i termini mafie e ‘ndrangheta al nome di Marzabotto fa rabbrividire. Dopo anni e anni dedicati all’impegno per la legalità, alla lotta alle mafie e alle infiltrazioni mafiose al nord, ce le ritroviamo qui”: così sulla sua pagina Facebook, la sindaca di Marzabotto, Valentina Cuppi, ex presidente del Pd e candidata di centrosinistra alle prossime elezioni comunali nel paese dell’Appennino bolognese- commenta così quanto scoperto dall’associazione antimafia Libera, che ha svelato come la candidata sindaca della lista Marzabotto Civica, Maria Francesca Carbonaro, già consigliera comunale di centrodestra del Comune dell’Appennino bolognese, “risulti essere la ‘nipote diretta (figlia di una sorella) dello storico boss della ‘ndrangheta Antonio Cordì, detto ‘u ragioneri (il ragioniere)’, condannato all’ergastolo e arrestato da latitante a fine anni ’90”. Carbonaro non è mai stata indagata, tuttavia Libera ha anche messo in evidenza che suo marito Franco Maiorana, coinvolto nella indagine ‘Shark’ contro la cosca dei Cordì, sia stato condannato a due anni per usura in primo e in secondo grado, con i giudici che nella sentenza di appello rilevano i suoi “buoni rapporti con i Cordì”. Cuppi coglie quindi l’occasione per ringraziare Libera, Sofia Nardacchione e Andrea Giagnorio (autori di un articolo che ricostruisce la vicenda di Carbonaro) per il loro “prezioso lavoro di monitoraggio”.
“Quando la paura di perdere queste elezioni ti acceca la mente e non ti resta che giocare sporco per infangare l’avversario. Questo sta succedendo in queste ore a Marzabotto quando si parla di fuga di notizie, dopo 15 anni, e si paventa uno scoop con dicerie, post Facebook e articoli di giornale che riportano frammenti di indagini”. Maria Francesca Carbonaro, candidata sindaca della lista ‘Marzabotto civica’, replica così all’articolo apparso oggi su un quotidiano e alla nota di Libera Bologna in cui si ricostruisce la sua parentela con il boss della ‘ndrangheta Antonio Cordì. E annuncia che “contro tutti loro si procederà entro oggi ad esplicita denuncia per diffamazione aggravata”. Carbonaro si mostra sicura delle sue ragioni, tanto da chiedere retoricamente “quanto colpirà l’articolo pubblicato oggi, che sicuramente fa inorridire e colpisce, quando tutto finirà in una bolla di sapone, grazie alle sentenze favorevoli dei Tribunali, che parlano chiaro”. Non solo, la candidata civica rincara la dose, domandando “chi può dire, tra i candidati a sindaco e consiglieri a Marzabotto, di non avere mai avuto denunce o peggio condanne penali” e sottolineando di “poter affermare a testa alta che la mia fedina penale è pulita”, anche se “a volte bisogna aspettare un po’ per dimostrare la propria estraneità ai fatti, cosa successa a mio marito nel 2012 (anche se nell’articolo e nella nota di Libera si evidenzia che il marito, Franco Maiorana, pur assolto dall’accusa di associazione mafiosa, risulta condannato a due anni per usura in primo grado e in appello, ndr), e forse non basta una vita di correttezza morale e professionale a dimostrarlo. Da 15 anni, prosegue Carbonaro, “sono cittadina di Marzabotto e non finirò mai di ringraziare i marzabottesi per avermi ospitata, senza chiedermi nulla. Ho consegnato il mio futuro anche ai lavori più umili e dignitosi, facendo la cameriera e la babysitter, avevo solo voglia di (ri)cominciare una storia di pace interiore e riscatto sociale”. Questo per dire che “se fossi stata così come descritta, con malvagità e pregiudizio, potevo rimanere in altra parte d’Italia e non subire torti ed ingiurie, invece ho scelto la vita e la speranza di un mondo migliore”. Tante persone, insiste la candidata sindaca, “si sono ritrovate, come me, ad un bivio: o così, o vita nuova. Io ho scelto la seconda, ho preferito seguire l’esempio di Peppino Impastato e di quanti basano la solidarietà e la speranza come palestra di vita, e lungo questo percorso continuerò le mie battaglie per difendere gli ultimi e gli esclusi, soprattutto dal pregiudizio”. Tuttavia, conclude, “non basterà una vita per lavare via il gesto di chi ha gratuitamente infangato e oggi perpetra ai miei danni, e ai danni della mia famiglia, un’ingiustizia abnorme, non comprendendo che una parentela lontana non mi ha influenzata e non ha di certo cambiato la mia correttezza di vita e la mia dignità. Parlano i fatti, non le parole, e per fortuna parlano le carte di un Tribunale, che invito tutti a verificare”. (Dire)
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