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i viaggi della droga

La cocaina da Reggio Calabria a Cosenza «viaggia nelle ambulanze»

Pentiti raccontano l’organizzazione dello spaccio. Che passa dal «Sistema». Multe e pestaggi per chi pratica il sottobanco

Pubblicato il: 11/07/2024 – 10:55
La cocaina da Reggio Calabria a Cosenza «viaggia nelle ambulanze»

COSENZA «Chine spaccia suttabancu fa la fine e chiru là, passu, sparu e li bucu i gambi». La frase compare nell’inchiesta denominata “Testa del Serpente“, un procedimento considerato una costola della maxi operazione denominata “Reset” coordinata dalla Dda di Catanzaro contro la ‘ndrangheta cosentina. Numerosi pentiti cosentini riferiscono di punizioni severissime e “multe” salate per chi acquistava droga fuori dal “Sistema” imposto dai clan gravitanti nella galassia criminale bruzia. In buona sostanza è consentito spacciare, ma solo se lo stupefacente è frutto dell’approvvigionamento dei soliti noti. Eppure, sono numerosissimi gli episodi di “sottobanco” registrati, pusher e non solo impegnati ad acquistare partite di droga da venditori estranei alla mala bruzia per riparare a debiti con altri fornitori, per ingordigia o per necessità di contanti utili a soddisfare altri desideri. Il pentito Francesco Greco detto “Checco”, uomo vicinissimo per anni a Roberto Porcaro, racconta ai magistrati antimafia alcuni episodi. Collaboratore di giustizia, Greco nella precedente vita da criminale si è occupato di tutto: spaccio di droga, usura, danneggiamenti ed estorsioni. Le sue confessioni entrano anche nell’inchiesta denominata “Recovery“.

Il sottobanco punito

Sarebbe stato lo stesso Roberto Porcaro a narrare i dettagli di alcuni episodi di sottobanco, vicende in cui sono stati pesantemente “sanzionati ” alcuni spacciatori. In un caso un ristoratore cosentino avrebbe corrisposto «50.000 euro a Porcaro» (quindi all’associazione) nel 2011-2012; un altro soggetto «versò 50.000 euro a Porcaro sempre nel periodo 2011- 2012 e gli furono incendiati l’automobile ed il negozio». L’elenco è lungo, il pentito prosegue. C’è chi versò «30.000 euro agli “Zingari”» mentre in un caso – sottolinea Greco – «nel 2015-16 ho direttamente incendiato l’auto, una Fiat 600 Blu, insieme a Danilo Turboli su mandato di Roberto Porcaro».
Ed ancora, riferisce il collaboratore di giustizia, «conosco uno spacciatore dell’organizzazione degli “Italiani”» che pratica il sottobanco «rifornendosi di cocaina dal reggino con la sostanza che gli viene recapitata attraverso l’utilizzo di ambulanze».

Il “Sistema” che regola lo spaccio

Recentemente è stato il pentito Giuseppe Zaffonte a raccontare, in aula, nel corso del processo “Reset” della punizione subita da chi ha osato tradire i diktat imposti dal “Sistema”. Ad una persona «gli hanno spaccato un casco in testa ed ha dovuto pagare 50mila euro per non aver rispettato gli accordi». Zaffonte aggiunge: «dal “Sistema” si acquistava e i gruppi poi spacciavano. Compravano solo persone conosciute», non estranee al contesto criminale cosentino. Queste regole non scritte, ma imposte ai pusher non piacciono a tutti. Nelle carte dell’operazione “Recovery“, chi indaga annota lo sfogo di un venditore di droga. «A Bisignano… chi c’è a Bisignano?», chiede un interlocutore e il pusher risponde «a Bisignano c’è Cosenza! Purtroppo! Io sono assai con Cetraro hai capito? Però me li tengo buoni a Cosenza perché giustamente sono…hai capito? Però lavoro molto con Cetraro ed anche la “coca”». In buona sostanza, lo spacciatore si lamenta di essere costretto a “lavorare” con quelli di Cosenza, riferendosi appunto ai clan del “Sistema”, ma non nasconde di operare anche “sottobanco” con uomini di Cetraro. (f.b.)

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