PARIGI Un bronzo dal sapore d’oro. Così l’ha definito il direttore tecnico della Nazionale Claudio Nolano e così l’ha definito Simone Alessio, l’atleta (di origini calabresi, ndr) che ha consegnato la prima (ed unica) medaglia al taekwondo alle Olimpiadi di Parigi 2024. Dopo aver visto sfumare la potenziale vittoria di Vito Dell’Aquila per un grave infortunio, l’Italia ha così potuto riscattarsi con quello che era l’altro atleta atteso in questi Giochi. Simone Alessio arrivava infatti all’evento a cinque cerchi da campione del mondo nella categoria -80kg (Baku 2023) e da numero uno del ranking mondiale. Un percorso che l’aveva portato a diventare un atleta temuto e rispettato nel panorama internazionale, ma che purtroppo non l’ha spinto verso il metallo più prezioso. Galeotti i quarti e quella sfida contro l’iraniano Barkhordari, che non ha visto l’approccio giusto da parte del campione italiano. Alessio ha commesso vari errori, per sua stessa ammissione, ed ha perso per 2-1: un ko che è arrivato negli ultimi secondi della terza ripresa, con un calcio subito proprio in extremis. A quel punto, il destino dell’azzurro non era più nelle sue mani. Per rientrare in gioco per il bronzo, era necessaria la conquista della finale da parte di Mehran Barkhordari: detto e fatto, perché l’iraniano ha poi conquistato la medaglia d’argento. Alessio è così rientrato in gioco e, dopo aver regolato l’uzbeko Jaysunov, ha avuto la meglio sullo statunitense e numero due del mondo Nickolas.
Una vittoria dal sapore d’oro, come ha raccontato lo stesso taekwondoka italiano: «Per me è bello avere una medaglia al collo, anche se di bronzo. Ero venuto per l’oro, la fortuna mi ha dato questa possibilità dall’alto di potermi giocare ancora il podio, dopo il ko nei quarti, e non potevo sprecarla. Sono molto soddisfatto perché il bronzo ripaga questi quattro anni di sacrifici, non vedo l’ora di portare questa medaglia a casa dai miei genitori». C’è però qualche rammarico per il ko ai quarti e per una storia che sarebbe potuta essere molto diversa: «Nei quarti ho sbagliato io. Sono andato indietro, arretrando e pensando a quello che dovevo fare io e non a quello che ha fatto lui. Ho difeso per un altro tipo di calcio, non per il posteriore, perché immaginavo che lui si girasse per colpirmi. L’errore è stato mio, mi sono preso le mie responsabilità». Entusiasta anche il dt della Nazionale Claudio Nolano, che ha tracciato un bilancio delle Olimpiadi azzurre: «Per me questa è una medaglia importantissima. Di bronzo ma, se la scaviamo, è d’oro. Abbiamo portato alle Olimpiadi tre atleti, tra cui una giovanissima (Ilenia Elisabetta Matonti, classe 2004 ndr), e senza l’infortunio di Vito dell’Aquila avremmo due medaglie. Lui e Alessio sono atleti temuti da tutto il mondo». Il dt ha poi tracciato il percorso verso la conquista della medaglia e le ore che hanno preceduto i ripescaggi, decisivi per rimettere Alessio in gioco: «Simone era furioso dopo la sconfitta. Si è placato solo quando Barkhordari ha sconfitto anche il sudcoreano, che ritenevamo il vero avversario per l’oro. Oggi non era in giornata, può fare molto meglio di così, ma nel giro di due ore ha fatto una grandissima crescita mentale. Solitamente quegli step si fanno in quattro anni, si è meritato questo bronzo». (Italpress)
Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x