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Falsa testimonianza e calunnia, l’ex consigliere Fraone denuncia il pentito Angotti

«Le dichiarazioni di Angotti sono mendaci, intrinsecamente contraddittorie, inverosimili e non supportate da alcun elemento di riscontro»

Pubblicato il: 31/08/2024 – 13:56
Falsa testimonianza e calunnia, l’ex consigliere Fraone denuncia il pentito Angotti

Una denuncia per i reati di falsa testimonianza e calunnia in relazione al presupposto reato di scambio elettorale politico mafioso. È quanto ha presentato l’ex consigliere Provinciale Domenico Fraone, assistito dall’avvocato Francesco Matteo Bagnato. Nel mirino il collaboratore di giustizia, Giovanni Angotti.
Come riportato in una nota diffusa alla stampa, infatti, nel corso del processo “Imponimento” celebrato davanti ai giudici del Tribunale di Lamezia Terme, «all’udienza del 10.12.2021, accusava con dichiarazioni evidentemente e manifestamente false Domenico Fraone di essere stato eletto alle elezioni del 2008 nella carica di consigliere della Provincia di Vibo Valentia a seguito di un accordo con la consorteria Anello in base al quale gli Anello gli avrebbero procurato voti in cambio di soldi ed altri lavori. L’evidente e manifesta falsità delle dichiarazioni del “collaboratore di giustizia” oggi è confermata con la sentenza irrevocabile n. 28/2024 emessa dal Tribunale di Catanzaro che ha assolto Fraone Domenico dai reati contestati perché il fatto non sussiste».
E ancora: «Le dichiarazioni di Angotti sono mendaci, intrinsecamente contraddittorie, inverosimili e non supportate da alcun elemento di riscontro esterno individualizzante. Angotti è stato allontanato da Filadelfia a seguito di gravissimi maltrattamenti ai danni dei suoi familiari in particolare moglie e figlia. Non stupisce affatto che uno squallido essere vivente, capace di picchiare moglie e figlia per estorcere denaro in famiglia, possa autoaccusarsi di reati di stampo mafioso ed accusare calunniosamente soggetti estranei, senza neppure conoscerli, di gravi reati allo scopo di ottenere i benefici derivanti dalla posizione di collaboratore di giustizia e di ottenere sconti di pena; infatti, Angotti, oltre a godere della protezione, nel rito abbreviato ha riportato una condanna alla pena di 4 anni di reclusone per associazione a delinquere di stampo mafioso, nonostante a suo dire lo stesso avrebbe sparato alle gambe ignoti elettori, per procurare voti a Fraone». «Sarebbe assolutamente illogico ritenere che un candidato, quale il denunciante – si legge ancora nella nota – avrebbe pagato una consorteria per procacciargli dei voti e che la stessa consorteria avrebbe potuto svolgere una cruenta campagna elettorale in favore di candidati concorrenti in altri collegi. Gravissima è l’accusa, rivolta al rag. Fraone Domenico, di avere pagato la consorteria in cambio di voti raccolti anche con modalità violente, quali incendi di auto, percosse, e financo gambizzazione di elettori mediante colpi di armi da sparo. Ovviamente solo calunnie agli atti del processo, le dichiarazioni del “collaboratore di giustizia” non trovano alcun riscontro, non esiste alcun incendio di auto, nessuna percossa, nessuna gambizzazione mediante colpi di armi da sparo, le uniche percosse accertate dagli operanti, sono quelle nei confronti dei malcapitati Familiari dell’Angotti, moglie e figlia compresa».
Ciò che stupisce è «come la Procura Distrettuale possa dar credito ed utilizzare le dichiarazioni di un simile soggetto – si legge infine – contro terzi malcapitati, al fine di accusarli e discreditarli socialmente, e chiedere una condanna a soli 4 anni nei confronti del collaboratore che, a suo dire, oltre ad essere stato “mafioso” avrebbe addirittura sparato alle gambe ignoti elettori al fine di procacciare voti a favore di Fraone Domenico in un collegio diverso da quello in cui era candidato a favore dei concorrenti, evidentemente c’è qualcosa che non va che andrebbe adeguatamente accertato e punito». (redazione@corrierecal.it)

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