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Pata: «A tutte le latitudini della Calabria si produce un olio extravergine d’oliva di alta qualità»

«È ricco di vitamine, di carotenoidi che svolgono una funzione importantissima per la nostra salute»

Pubblicato il: 06/09/2024 – 7:35
di Emiliano Morrone
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Pata: «A tutte le latitudini della Calabria si produce un olio extravergine d’oliva di alta qualità»

Gaia continua a occuparsi dell’idea di rilanciare i servizi sanitari pubblici nelle aree montane calabresi. A questo riguardo, riepilogo, abbiamo avviato un dibattito sull’utilità di sfruttare il potere terapeutico del bosco e di investire in arte e cultura per rigenerare lo spirito e il corpo da un lato e, dall’altro, per aumentare l’interesse verso il territorio.
Nelle due puntate precedenti, avevamo sentito dapprima il famoso regista teatrale Giancarlo Cauteruccio, affascinato dalla prospettiva di cura proposta, caratterizzata da un’immersione nei colori, negli odori, nei sapori, nei rumori e negli elementi della foresta calabrese, da esperienze di azioni d’arte e cultura in questo spazio privilegiato e, in parallelo, dalla riorganizzazione dei servizi sanitari esistenti in base alle specificità e vocazioni del contesto ambientale. Poi avevamo intervistato l’economista Francesco Aiello, professore ordinario nell’Università della Calabria, per capire la fattibilità del progetto e del percorso ipotizzati.
Oggi affrontiamo il tema del rilancio degli ospedali montani calabresi con Renato Pata, membro del Consiglio di amministrazione del Consorzio di tutela e valorizzazione olio di Calabria Igp e, nella stessa regione, tra i produttori di olio extravergine più attenti alla promozione e valorizzazione di questo alimento come del territorio calabrese, che gli conferisce caratteristiche peculiari, molto utili per la tutela della salute. L’uomo è, in tutti i sensi, ciò che mangia. A Pata chiediamo, allora, se l’olio extravergine di oliva può giocare un ruolo rispetto al ragionamento su territorio e salute che stiamo portando avanti con riferimento alle aree montane della Calabria.

«Io, il presidente e gli altri cinque componenti ci occupiamo – esordisce Pata – della promozione dell’olio extravergine d’oliva di qualità, in Calabria e oltre, ovviamente, i confini calabresi. È un concetto ampio quello che oggi ci stiamo ponendo. Mi viene in mente che, molto probabilmente, l’offerta sanitaria può diventare integrata. Un’offerta sanitaria che si preoccupi non solo del saper fare le cose dentro quella struttura: se, quindi, vado in una determinata struttura e so che quella struttura è nelle condizioni di offrirmi la migliore conoscenza possibile, la migliore risposta possibile rispetto alla mia patologia. Ma, forse, appunto, quando parliamo di risposta integrata si può contestualizzare quell’ospedale, quell’offerta, nel territorio; risposta che, forse, se parliamo di una struttura in montagna, si può integrare dentro il panorama, molte volte boschivo, del territorio e vedere come costruire nel miglior modo l’offerta sanitaria con il territorio».

Territorio che non viene spesso preso in considerazione, nella costruzione di un’offerta sanitaria integrata?

«Non so se è un’idea bucolica pensare di, al paziente, offrire la possibilità di respirare l’aria dell’alta quota magari, i profumi del bosco circostante, il cibo – magari – del territorio. Perché non pensare che, magari in quella struttura ospedaliera, il paziente possa – in particolar modo quello che non ha la possibilità di uscire – nutrirsi dei cibi del cosiddetto “chilometro zero”? Ha significato pensare di proporre un prodotto delle immediate vicinanze. Magari – perché no? – conoscere chi è il produttore».

A proposito di benefici per la salute determinati dalla sana alimentazione, come è l’olio extravergine d’oliva che si produce in Calabria, quali sono le sue specificità?

«Intanto dobbiamo dire che l’olio extravergine d’oliva calabrese è diventato negli ultimi anni un prodotto di qualità. A tutte le latitudini della Calabria oggi si produce un olio extravergine d’oliva di alta qualità. E l’alta qualità, inevitabilmente, è da concepire in termini di struttura dell’olio, di caratteristiche specifiche, quindi della chimica dell’olio. E l’olio, così come viene prodotto oggi in Calabria – anche grazie alle tutele che offre il nostro Consorzio, perché ricordiamoci che il Consorzio olio Igp di Calabria si pone come obiettivo sì quello di promuovere il prodotto principe della nostra dieta mediterranea, ma anche di offrire tutele ai consumatori – ha caratteristiche in termini salutistici veramente numerose; sono tutte dovute alla sua struttura. È ricco di polifenoli, in particolar modo perché i nostri oliveti sono particolarmente esposti all’irraggiamento solare. L’allevatore principale dei polifenoli sono le caratteristiche chimico-fisiche della terra, ma in particolare anche il sole. L’olio extravergine calabrese è ricco di vitamine, di carotenoidi che svolgono una funzione importantissima per la nostra salute. Si parla tanto di prodotti anti-age, cioè prodotti di sintesi anti-age. Nel nostro caso, l’olio extravergine d’oliva se li porta con sé naturalmente, queste caratteristiche antiossidanti. Ricco, mi viene poi in mente, di acido oleico, che riduce i problemi cardiovascolari e favorisce la riduzione del colesterolo, che è una delle patologie più gravi del nostro secolo».

E poi?

«Da non dimenticare che un altro elemento, un cavallo di battaglia proprio dell’extravergine prodotto in Calabria, è la ricchezza di omega 3, che ci tutela dalle malattie cardiocircolatorie come l’aterosclerosi, come l’infarto; quindi, limita la perdita del calcio, regola l’attività intestinale, favorisce l’assorbimento delle vitamine. Dunque, l’extravergine – c’è un supporto scientifico ampio e consolidato negli anni – propone una tale quantità e qualità di benefici al nostro vivere che si può definire un cibo medicina, secondo me indispensabile alla vita di tutti e in tutte le fasi della vita, cioè dallo svezzamento all’età adulta, alla vecchiaia. In ognuna di queste fasi ha senso, è utile, è importante nutrirsi con olio extravergine d’oliva. E, mi viene in mente, forse anche a tutte le latitudini».

Allora «l’uomo è ciò che mangia»?

«Qualche tempo fa mi è capitato di leggere che dobbiamo nutrirci dei prodotti che ci offre il territorio e soprattutto che ci offre la stagione. Quindi, se abitiamo in Calabria, dobbiamo nutrirci della frutta e degli ortaggi che ci propone il nostro territorio; se fossimo in Africa, dovremmo utilizzare un’altra alimentazione. E ci sono basi scientifiche che sostengono questo. Ma, rispetto all’olio extravergine d’oliva, è stato dimostrato che a tutte le latitudini e in tutto l’anno, durante tutto l’arco dell’anno, è importante assumere una dose quotidiana di olio extravergine d’oliva, nel nostro caso calabrese».

Come Consorzio dell’olio extravergine Igp di Calabria, in che modo state sviluppando questo aspetto dell’utilità dell’olio extravergine di oliva per la prevenzione delle malattie?

«Noi ne stiamo parlando in ogni occasione possibile. Quello che io ho appena rappresentato, tutti i componenti del Consorzio lo ribadiscono, compresa anche la Regione, che sul punto ci dà una mano. L’assessorato all’Agricoltura è molto sensibile su questo tema e lo sostiene. In tutte le occasioni possibili ci muoviamo in questa direzione: frequentiamo molto le scuole, frequentiamo molto le scuole alberghiere, le scuole dell’infanzia, tutti i livelli scolastici, li frequentiamo e andiamo a parlare di salute declinata, nel nostro caso specifico, in termini di consumo quotidiano di un olio extravergine d’oliva di qualità, di origine certa».

Perché è importante avere certezza dell’origine dell’olio?

«Ciò perché l’origine certa è un altro dei presupposti della qualità dell’olio extravergine d’oliva. Quando andiamo al supermercato, noi italiani, noi europei, nella nostra fretta, molte volte, dimentichiamo di girare la bottiglia sul dorso e di leggere dove è stato prodotto quell’olio extravergine d’oliva. Attenzione, non dove è stato imbottigliato, ma dove è stato prodotto. Potrebbe sembrare un sofismo, ma è un elemento di sostanza. Dove sono state prodotte le olive, dove sono state frante quelle olive? È una domanda importante».

 Che cosa cambia Renato?

«Cambia che, intanto, se parliamo di un olio Igp o di un Dop, sappiamo dove è stato prodotto, quando è stato prodotto, ma in particolare chi l’ha prodotto, in quale struttura l’ha prodotto, da dove le olive provengono, entro quali tempi quelle olive sono state trasformate in olio, in quali silos sono state conservate quelle produzioni. Allora questo ci dà una certezza dell’origine in maniera importante. Quando, invece, sull’etichetta leggiamo “miscele di oli provenientidall’Unione europea” e “non dall’Unione europea”, il tracciamento l’abbiamo completamente perso. Per rigore intellettuale, io devo dire che non si può pensare che in un posto diverso dall’Italia non si produca qualità, perché questo non è. Se oltre confine c’è un oliveto, anche lì c’è la possibilità di produrre qualità. Ma l’importanza della conoscenza della provenienza delle produzioni non è solo un fatto di campanilismo: è perché le norme igienico-sanitarie e le verifiche che avvengono negli stabilimenti o negli oleifici italiani e calabresi è di un livello molto alto; quindi, la sicurezzaal consumatore è molto alta, se il prodotto è Made in Italy».

E riguardo alla Calabria?

«Io pongo in evidenza la Calabria perché è uno dei principali attori italiani nella produzione dell’olio extravergine d’oliva; è il secondo produttore dopo la Puglia, quindi è un player importantissimo il nostro territorio, la nostra Calabria, in termini di produzione oleare. E soprattutto in termini di qualità della stessa».

A proposito di ricerca della qualità, tu, come produttore di olio extravergine d’oliva, hai applicato l’innovazione tecnologica alla tradizione.

«Siamo in Italia ed è per l’ennesima volta un vantaggio, perché, per lo sviluppo tecnologico che c’è intorno all’olivicoltura e all’attività estrattiva dell’olio extravergine d’oliva, il Made in Italy è un brand riconosciuto nel mondo. I più bravi produttori mondiali di questa tecnologia sono gli italiani. E aggiungerei per quanto riguarda la parte agronomica, cioè tutte le attività che avvengono nella fase della raccolta, e nella defogliazione, mi viene in mente,i più bravi produttori sono, pensate un po’, calabresi. Le aziende che offrono maggior quantità e qualità dal punto di vista dell’attività della raccolta sono aziende calabresi. Quello che noi facciamo in quest’azienda sono attività semplici, facendo tesoro dell’esperienza. La conoscenza non scritta, l’esperienza, abbiamo cercato di condensarla sulle attività moderne, utilizzando le moderne tecnologie. Ci è stato detto, abbiamo compreso che è così, che l’oliva deve essere portata nel frantoio nel minor tempo possibile».

La tecnologia come strumento per la qualità?

«Sì. C’è tanta tecnologia anche non solo nella fase attrattiva, ma nella fase di conservazione. Quindi l’olio deve essere conservato con determinati criteri, con le tecnologie del momento».

Data l’esistenza del Consorzio; dato anche il ruolo che sta giocando l’ente Regoine Calabria nello sviluppo della produzione di olio di qualità; dato anche l’interesse generale per questo dibattito del Corriere della Calabria sul rilancio dei servizi sanitari pubblici nelle aree montane della regione, secondo te si possono immaginare delle alleanze tra produttori, istituzioni, intellettuali, opinione pubblica, informazione, per creare un brand per la sanità pubblica delle aree montane che metta assieme il potere rigenerativo del bosco, eventuali investimenti di natura pubblica e o privata in arte e cultura – che sono altri strumenti di rigenerazione dello spirito e anche del corpo – e l’utilizzo di alimenti del territorio, per esempio a partire dall’olio extravergine di oliva, di cui tu ci hai raccontato il potere di prevenire le malattie non soltanto cardiovascolari? È possibile un’alleanza del genere? Se ne può discutere? Qual è il tuo punto di vista?

«Io dico che il patto che tu stai proponendo deve essere a un certo punto sottoscritto fra tutti gli attori di cui stiamo parlando. Cioè, in questa dinamica, non c’è un soggetto che può ritenersi sollevato da tutto questo. L’olio extravergine d’oliva si vende, si vende bene se si vende un territorio, se il territorio si è messo nelle condizioni di farsi apprezzare, di farsi conoscere. Quindi qui entra in campo la parte pubblica, entra in campo la parte turistica, entra in campo la proposta culturale dei luoghi di cui stiamo parlando, quindi della montagna, la promozione dell’agroalimentare, la promozione dell’olio extravergine d’oliva, lo stile di vita, la qualità della vita di ognuno di noi e la proposta socio-economica del territorio devono trovare una sintesi. dobbiamo imparare che dobbiamo parlarci, interloquire, interloquire di più è meglio».

E poi, nel concreto?

«Mi viene in mente che nell’olivicoltura si abita, si vive con i cinque sensi, con la vista, con l’olfatto, con l’udito, il gusto, il tatto. Percorro un oliveto o un bosco attivando i cinque sensi. L’utilizzo e l’attivazione dei cinque sensi hanno una ricaduta sanitaria. Se noi occidentali, noi calabresi, ci mettiamo nelle condizioni di utilizzarli tutti i giorni e di trarne beneficio dal loro utilizzo, molto probabilmente faremmo qualche accesso in meno in determinati reparti della sanità. E nel momento in cui ci troviamo dentro una struttura ospedaliera, se qualcuno ci mettesse nelle condizioni di attivare i cinque sensi, forse la risposta al farmaco – mi viene di ragionare in questi termini – sarebbe una risposta più performante. Darebbe la possibilità – se percorro, torniamo al discorso di prima, un ipotetico bosco nelle immediate vicinanze della mia struttura ospedaliera –, il mio star bene, di un risparmio anche sanitario». (redazione@corrierecal.it)

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